SILVIA PIO (a cura)
Alberto Rizzi, Poesie dell’uccidere in volo, www.larecherche.it
In copertina immagine elaborata da Piergiovanni Giuriati.
Dalla Prefazione di Ennio Faenz:
«Questa è una meditazione, più che sulla Prima Guerra Mondiale in sé, su quelle persone che – spesso arruolandosi coerentemente volontarie, perché interventiste – finirono per prendere coscienza di cosa significasse davvero vivere una guerra sulla propria pelle. Perché furono quelle persone – i Rebora, i Montale, per restare in campo poetico – a costruire negli anni immediatamente successivi al conflitto la letteratura italiana del Novecento; ma in realtà, ambito per ambito, tutta la Cultura italiana del secolo scorso, almeno fino al successivo, lacerante conflitto.
Si può però anche creare un paragone fra la storia immaginaria [ma ispirata alle vicende belliche di Silvio Scaroni, NdR] di quest’asso della nostra aviazione e quella degli autori cresciuti artisticamente nel nostro Paese negli ultimi decenni del XX secolo…
Dal punto di vista della “costruzione” dell’opera (che segue, temporalmente parlando, il protagonista dal suo arruolamento al suo congedo), possiamo leggerla come l’insieme di tappe che lo porteranno alla presa di coscienza nei confronti della guerra, pur non fondata su scelte politiche o più genericamente umanitarie…
Ad ogni modo si tratta di tappe che – quasi in un flashback del protagonista – presentano tutti quelli che possono essere considerati i passaggi obbligati dell’esperienza militare: la passione per il volo, il distacco dalla famiglia e più in generale dalle persone care, il prender contatto con la vita militare in tutti i suoi aspetti (in volo come a terra fra i compagni d’arme), fino al tragico epilogo e al susseguente congedo. Coerente col taglio che Rizzi ha da sempre dato alle sue liriche di impegno civile, egli rifugge anche in questa raccolta, dall’uso del registro retorico. E neppure cade nel tranello di recuperare (cosa che gli sarebbe facilissima, visto l’uso alquanto disinvolto che, quando vuole, sa fare delle parole) stili e costruzioni poetiche del Futurismo…
Tornando alle caratteristiche della lingua poetica di Rizzi, sono presenti tutti gli accorgimenti tecnici (parole storpiate, agglutinate; desunte da dialetti o lingue straniere; termini desueti) che da Luoghi accettati [Raccolta autopubblicata nel 2001, NdR] in poi hanno marcato la sua ricerca linguistica…
Accanto a questi non mancano i richiami, che puntualmente l’autore infila nelle sue poesie, per chiamare il lettore a un gioco a rimpiattino con la propria memoria e la propria sensibilità: richiami sia alla “cultura alta” (vedi Ariosto e Pascoli…), sia a quella più popolare: con citazioni da De André e Dalla e dal fumetto».
Alberto Rizzi (Arco di Trento, 1956) risiede a Lendinara (RO) ed è stato attivo in molti ambiti creativi; si dedica professionalmente alla poesia dai primi Anni ’90.
Secondo Mauro Ferrari (uno dei pochissimi critici letterari che ne seguono l’attività) è uno dei migliori esempi in Italia di “autore sommerso”, cioè ignorato dal sistema mercantile italiano.
Nel caso di Rizzi questa “disattenzione” non può stupire, vista la sua predilezione per temi civili (quindi di critica sociale o “disturbanti” secondo l’ipocrisia che caratterizza il pensiero democratico), e la sua repulsione verso i premi e gli altri meccanismi che sono i cardini del sistema del consenso in Italia.
Ciononostante, la sua attività gli ha riservato notevoli soddisfazioni, soprattutto alla luce delle difficoltà anzidette: oltre una ventina delle sue raccolte sono state, per forza di cose, autoprodotte e altre cinque dal 1994 sono state pubblicate senza ricorrere a editori a pagamento.
Di queste solo Poesie incitanti all’odio sociale (uscito per la Puntoacapo Edizioni di Novi Ligure nel 2008) risulta essere ancora reperibile sul mercato. Le altre (“Opera prima: Non voglio morire a Rovigo” – Padova, Ed. Calusca 1994; la piccola antologia “Poesie” – Rionero in Vulture (CZ), Ed. Progetto Siderurgiko 1998; “Piccola trilogia nera” – Modigliana (FC), Ed. Criatu 2000; “L’armadio cromatico” – San Bellino (RO), Ed. L’Archivio della Memoria 2000) sono reperibili solo richiedendoli direttamente all’autore attraverso il suo sito www.seautos.it.
Fra le numerose antologie nelle quali è stato inserito, si segnalano “World Poetry Yearbook 2014” (uscito in Cina con fondi UNESCO per i tipi delle Ed. The Earth Culture Press di Chongqing); e “Antologia ecologica minima” con poesie sul rapporto uomo-natura, curata dall’autore e realizzata nel 2013 dalle Ed. Lato Selvatico di Portiolo (MN), presso la quale è reperibile.
Numerose pure le riviste (e soprattutto le fanzine) che ne hanno ospitato singole poesie, sia in Italia che all’estero: “La Clessidra”, “Poesia”, “Il Foglio Clandestino”, “Risvolti” sono le più significative fra quelle ancora in attività da noi. Ad esse si stanno affiancando siti specialistici come “LaRecherche”, “Margutte”, “Perigeion” “Poetineranti” (associazione culturale modenese della quale è socio) e “VersanteRipido”.
Infine, oltre a una manciata di racconti apparsi solo su fanzine del settore (e ora anche in qualcuno dei siti citati), Alberto Rizzi ha pubblicato finora una sola opera di narrativa: il romanzo breve I pesci nel barile, ambientato negli “anni di piombo”, che è uscito nel 2012 per le Ed. Saecula di Vicenza; e che è ancora reperibile nelle librerie e in rete.
Le immagini sono tratte dal sito dell’autore http://www.seautos.it/arte_postale.html
In Margutte:
Poesia e Fumetto. Le liriche di Alberto Rizzi
Un intervista con il poeta si trova qui: Alberto Rizzi: la poesia è il miglior mezzo esplorativo