Come è nata l’idea di creare il collettivo “le Syndicat des poètes qui vont mourir un jour” (Il Circolo dei poeti che un giorno moriranno)? Perché avete scelto questo nome per il collettivo?
Il Circolo dei poeti che un giorno moriranno è nato in modo informale nel maggio del 2012 in occasione del 14° cabaret poetico, al Périscope di Lione.
Il nome del collettivo è stato proposto da Michel Thion che, in occasione di un intervento in una scuola, è stato ringraziato da una bibliotecaria in questi termini: «abbiamo comprato tutti i vostri libri, così i bambini potranno prenderli in prestito, come quelli di tutti gli altri poeti morti!»
Gli altri membri del circolo si sono allora trovati d’accordo con Michel Thion che faceva notare come il Premio Rhône Alpes del libro, anche quell’anno, non avesse premiato nessuna opera di teatro o di poesia. Proponeva quindi di assegnare il premio dell’usignolo che rutta * alle collettività o organismi che più ignorano la poesia.
Questo progetto è per il momento sospeso, avendo il collettivo alla fine definito degli obiettivi di promozione della poesia per tutti & dappertutto al fine di lottare contro l’etichetta “noiosa” che le è così spesso attribuita. Così, riprendendo le parole di Frédérick Houdaer, proponiamo della «poesia che non sia pallosa e che non piaccia a tua madre».
* in omaggio a Cioran, che disse “In un mondo senza malinconia, gli usignoli si metterebbero a ruttare”.
Chi sono i membri del collettivo? Sono tutti poeti?
Il collettivo è composto da 12 membri, 5 donne e 7 uomini. Sono tutti poeti, uno diverso dall’altro:
Anas ALAILI, poeta palestinese
Samantha BARENDSON, poeta italo-argentina
Brigitte BAUMIE, poeta elettroacustica & del linguaggio dei sordomuti
Béatrice BREROT, poeta del sonoro e visivo, “intermedia”
Yve BRESSANDE, poeta che fa spettacolo
Pauline CATHERINOT, poeta discordante
Grégoire DAMON, poeta rock
Bernard DEGLET, poeta della realtà assurda
Frédérick HOUDAER, poeta della realtà magica
Melchior LIBOA, poeta folk-rock
Paola PIGANI, poeta della terra e della città
Michel THION, poeta delle forme brevi
Vi riunite regolarmente per confrontarvi sul vostro lavoro artistico?
Organizziamo una riunione mensile per condividere il nostro lavoro, preparare le future letture, incamminare nuovi progetti, informarci sulle recenti pubblicazioni, scambiare dei libri, condividere dei momenti conviviali e ridere.
Come scegliete i luoghi per la lettura dei vostri testi?
Ognuno fa delle proposte in base alle richieste che riceve e in funzione dei suoi canali. Le letture proposte dal collettivo non riuniscono obbligatoriamente tutti i 12 membri. Ognuno decide in base alla propria motivazione. Quando si tratta di richieste con una tematica definita, ciascuno decide in base al suo desiderio o meno di lavorare su quella tematica.
Avete fatto degli incontri “aperitivo con poesia” al Centro di risorse sulle alternative sociali (CEDRATS) diretto da Domenico (Mimmo) Pucciarelli. Qual è il legame che avete con questo Centro?
Abbiamo incontrato Mimmo alla libreria “A plus d’un titre”, quando questa ancora esisteva. Quando ha aperto il CEDRATS, ha subito avuto voglia di portarvi la poesia, essendo lui stesso poeta. Quando è stato creato il collettivo, Mimmo ci ha invitati a realizzare tre aperitivi poetici su tre temi chiave: il sesso, l’alcool e la rivoluzione. Abbiamo quindi creato tre letture: “G’odo”, “Sete!” & “Compagni!”. Queste letture sono state in seguito pubblicate dalle edizioni CEDRATS.
Secondo voi, perché è importante formare un collettivo di poeti? E qual è la sua funzione nella difesa della poesia?
Era importante creare questo collettivo di poeti per dimostrare, come indicato dal suo nome, che i poeti sono vivi e così anche la poesia!
Attualmente, gli obiettivi del collettivo sono di:
promuovere una poesia orientata verso l’oralità, verso lo spettacolo, verso la luce: farla uscire dalle pagine dei libri per renderla accessibile al più gran numero possibile di uditori;
osare portare la poesia in tutti i luoghi, in tutti i tempi e con tutti i tempi, per ogni tipo di pubblico (nelle scuole statali, negli ospedali, nelle case di riposo, ecc.);
proporre delle letture pubbliche dinamiche così come degli spettacoli;
partecipare collettivamente alla programmazione di festival, di manifestazioni multimediali, di stagioni culturali e di qualsiasi evento in cui la poesia contemporanea occupa il suo posto.
Quale è il ruolo della poesia per quanto riguarda la trasformazione personale e sociale?
Bisognerebbe che ognuno potesse rispondere personalmente ma in modo collettivo possiamo dire che la poesia ci permette lo scambio; tra di noi, con altri poeti ma anche con dei musicisti, dei pittori, degli informatici, degli scienziati, dei lettori, un pubblico.
La poesia si scrive ma si urla, anche, ed è uno splendido modo di proiettare tutte le nostre immagini nel cervello e nelle orecchie di persone che affermano di non amare la poesia poiché «troppo noiosa, troppo soporifera, troppo intellettuale». Molti di loro hanno cambiato idea…
La poesia ci permette anche, quando ce n’è bisogno, di fare sentire le nostre collere, le nostre rivolte, le nostre utopie e i nostri sogni.
(Traduzione di Doretta Del Fabbro)