Qualcuno mi ha definita “scrittrice di versi non più giovanissima” ed è vero, sono nata un bel po’ di tempo fa in provincia di Ferrara, a Migliaro, un piccolo paese sul delta del fiume Po che all’epoca non era nemmeno un Comune.
I primissimi anni della mia vita li ho trascorsi là, nella bassa emiliana, un posto in cui la nebbia si taglia con il coltello e che nonostante il nostro trasferimento a Torino ha fatto da cornice alla mia infanzia e adolescenza nei periodi estivi.
Ho sempre avuto paura della città, degli appartamenti/scatola con la gente sopra sotto e di fianco, senza saperlo tutta la mia vita è trascorsa in attesa di una casa poggiata a terra, con il cortile, il prato, la legnaia, una sedia sulla soglia, una casa come quella laggiù nella nebbia della bassa.
Questo antefatto per dire che è da qui che comincia la poesia nella mia vita, da qui ho iniziato a scrivere, dalla conquista inaspettata di una “casa vera” quando ormai il ricordo dell’altra stava sbiadendo.
La concomitanza è stata quella di avere un compagno con il quale ho condiviso la lettura di poeti contemporanei e non, con il quale ho imparato l’uso della metrica e con il quale litighiamo spesso per la presunta proprietà di un libro di poesie, siamo collezionisti.
Ho pubblicato il mio primo libro di poesie solo quest’anno, forse sono in ritardo ma faccio mie le parole di Rainer Maria Rilke: «I versi non sono, come crede la gente, sentimenti, sono esperienze. Per un solo verso si devono vedere molte città, uomini e cose, si devono conoscere gli animali….Si devono avere ricordi di molte notti d’amore. E anche avere ricordi non basta. Si deve poterli dimenticare, quando sono molti, e si deve avere la grande pazienza di aspettare che ritornino».
Ho avuto, forse mio malgrado o per fortuna, la pazienza di aspettare e così ho scritto della mia esperienza.
Le mie poesie si trovano sulla rivista online “Versante Ripido” e su diversi e importanti blog di poesia tra i quali “Poetarum Silva” , “La poesia che serve”, “La dimora del tempo sospeso”, “Compitu re vivi”.
http://www.versanteripido.it/tag/ingranata/
http://rebstein.wordpress.com/category/lucia-marilena-ingranata/
http://miolive.wordpress.com/2014/06/12/lucia-marilena-ingranata-la-quotidiana-somministrazione-di-un-dolore/#comment-2761
C’è un riparo nuovo, un posto per i cani
e per la gratitudine dei topi
ogni incrocio di trave si fa sopravvivenza
per me è solo prospettiva,
diversa angolazione di domande.
Da qui non vedo fuori.
***
Come si conviene
Qui, tra una nebbia e l’altra i ragni
presidiano gli angoli, pazientemente
senza nessuna astuzia
a tavola i pasti sono brevi , il piatto unico
e se faccio il pane è solo per sentito dire
ché la farina è una questione di fortuna
anche qui. Le domande hanno avuto
degna sepoltura, il rito è stato pagano
io ero in ginocchio ma senza santi in croce.
Dopo abbiamo bevuto, come si conviene
ai buoni funerali, con vino ottimo
d’annata.
***
A proposito di casa
Qualunque spazio si fa ombra, luogo
per un sonno docile. Vieni
troverai il mio nome sulla porta
l’inverno mi ha fatto crescere i capelli
l’andatura è controsole, similitudine
per un tramonto che si pre-annuncia breve
ho licenziato ogni perché, troppa passione
da svolgere. Questa è la casa con la panchina
per le solitudini o i racconti sottopelle
per i diari infantili tenuti in ostaggio.
***
Figli persi
Ho avuto figli senza nome
piccoli destini dispersi, uova interrotte
senza alcun commiato
sono stanca di nidi all’aria aperta
della mancanza di imposte per frangere la luce
(hanno vita dura anche le mosche)
occorrono pareti , devo appoggiarmi
con la schiena , piantare chiodi.
Attaccare tutte quelle foto
sparpagliate.
***
Pensieri arrugginiti
Oggi nel cuore ho un ricordo di cane
un latrato mite che picchia contro i muri
rugginosi. E ti chiedo se mangi
se dormi, se va tutto bene, per assonanza
per quella volta in cui non rispondevi
e fuori morivano di fame anche le oche.