GABRIELLA VERGARI.
Point de marque
In famiglia lo chiamano chiacchierino, un po’ per scherzo, un po’ per canzonare.
Non è che non ne apprezzino i risultati («Questo l’ha fatto mia moglie!» o «Questo è opera di mia madre», vanno mostrando orgogliosi).
E’ solo che ne riprovano l ‘”invadenza” e ne temono il potere. Sanno che da un momento all’altro quello che ho in mano potrebbe strapparmi via da loro e portarmi lontano.
Perciò non lo amano e prendono le distanze.
E forse, messa così, non hanno poi tanto torto, dal momento che ogni ricamo intrapreso è davvero un’immersione in un universo, di trame, fili, colori, ma anche forme e figure.
Così crocetta dopo crocetta, ti ritrovi ad affrontare un viaggio che segni e ti segna pretendendo dedizione, e poco importa se i punti si allineino fitti e serrati sulla tela o vi si spargano più liberi e varii. Dietro c’è sempre un ordine, un sistema precostituito e studiato che, combinando pieni e vuoti, spazi ed intervalli, tinte e sfumature, intende farsi tributo alla bellezza e all’armonia. Perciò ogni schema, sia pur semplice, propone una sua coerenza e ti offre una logica, e nello scoprirla tu impari e ti affini.
Affini la vista, che ben presto si esercita a cogliere la luce ed i suoi giochi, nota particolari, scandisce variazioni, corregge disarmonie.
Affini il tatto, che riconosce le trame e “ sente” i tessuti e la loro storia, cerne i lini, vaglia l’emiane ed il cotone.
Affini perfino l’olfatto, scoprendo che ogni ricamo finisce per avere un odore proprio e peculiare che lo diversifica dagli altri.
E poi la storia, le storie, di tante donne: mia madre che mi ha avviato, mia sorella, la giovane amica che si è incuriosita, quella perplessa che non si lascia coinvolgere, l’altra più anziana con cui mi confronto, quella che vorrebbe ma non se la sente, quella che se la sente ma non trova il tempo, l’esperta che dà consigli, la negoziante che “ soffre” il mercato…
E infine le altre, le mille e mille che nei secoli hanno dato vita alla tua stessa passione, ne hanno forse fatto la tua stessa esperienza, incrociando insieme ai punti, chissà pure quali sogni ed illusioni, gioie e dolori, ansie e aspirazioni. Chiamate comunque – per obbligo o per arte – a lasciare un segno, a marcare il territorio, se non altro simbolico, della biancheria loro affidata, dei samplers loro richiesti, delle stoffe loro toccate.
Point de marque.
Non è questo il suo antico nome ?