GABRIELLA MONGARDI.
Quest’anno, per carenza di fondi, la stagione estiva dell’Academia Montis Regalis, anziché concretizzarsi nel festival Armoniche Fantasie, si è limitata a un unico concerto, tenutosi a Mondovì il 13 luglio 2015 e interamente dedicato a Vivaldi: suonava la formazione strumentale “L’Astrée – Gruppo cameristico dell’Academia Montis Regalis”, composta da Francesco D’Orazio (violino), Rebecca Ferri (violoncello) Pietro Prosser (tiorba), Giorgio Tabacco (clavicembalo); la voce era quella del soprano Stéphanie Varnerin, giovane, eclettica artista francese vincitrice di innumerevoli concorsi, il cui repertorio spazia dal barocco al contemporaneo, passando per l’ opéra comique e la musica romantica. Il programma della serata ha sapientemente alternato sonate e cantate, mettendo così in luce una dimensione intima – meno conosciuta forse, ma non meno piacevole – della produzione vivaldiana.
Le cantate amorose Amor hai vinto, Elvira anima mia, Fonti del pianto, Lungi dal vago volto, articolate in due recitativi e due arie (una lenta e una veloce), sviluppano il tema degli effetti contraddittori dell’amore e sono ambientate in un paesaggio arcadico di “selve” e “augelletti” – il cui canto è “imitato”, insolitamente, dal violino. I possenti recitativi hanno una funzione introduttiva, mentre le arie sono il luogo in cui la musica potenzia e dilata gli “affetti” del testo, sia con il ritmo – ora nervoso e agitato, ora triste e lento, sia con la melodia – ora accorata e struggente, ora intensa ed esultante. L’interpretazione è molto espressiva e ricca di pathos, la voce gorgheggia piena di colori ed effetti, e gareggia con il violino dando prova di grande virtuosismo.
La caratteristica “affettuosa” della musica vivaldiana emerge chiaramente anche dalle quattro sonate proposte: la Sonata in sol minore RV 27 per violino e continuo, la Sonata in do minore RV 83 per violino, violoncello e continuo, la Sonata in la maggiore RV 31 per violino e continuo, la Sonata in la minore RV 43 per violoncello e continuo, in cui sono visibili i modelli corelliano e bachiano, nella presenza di ritmi di danza e nell’utilizzo della tecnica contrappuntistica. Ne consegue un dialogo severo e appassionato, variegato e tumultuoso tra gli strumenti; tutte le sfumature cromatiche della tavolozza vivaldiana sono messe ben in evidenza, dalla malinconica dolcezza dei tempi lenti ai fremiti di tensione concentrata che “esplode” negli allegri.
Il concerto è stato un’immersione nella bellezza di una musica effervescente e delicata, geometrica e vorticosa, dagli affascinanti chiaroscuri: non ci sono parole che stiano alla pari con la musica nell’esprimere l’indicibile.