LORELLA GALLO
Quest’estate ho vinto un bellissimo viaggio di 15 giorni insieme a mia madre e mia sorella. Ho un padre ultraottantenne che, pur di accontentare mia madre (78 anni) nel suo desiderio di visitare il Giappone senza doverla accompagnare, ha offerto a me e mia sorella l’opportunità di farlo al suo posto. Per ringraziare la sua generosità e per tranquillizzarlo, ho deciso di pubblicare una sorta di diario di viaggio sul Facebook: con mio grande stupore ed altrettanto piacere, sono stata seguita dai molti “amici feisbucchiani”, che hanno accolto con curiosità la mia iniziativa. Anche per questo motivo, ho deciso di rielaborare e selezionare il materiale che ho condiviso quotidianamente sul social e lo propongo ora qui.
Per chi ha fretta o poco tempo, c’è una minigalleria di fotografie, per chi, invece, non sa che fare e si annoia, può provare a leggere i pdf che ho prodotto: ci sono le foto con annotazioni e approfondimenti sui luoghi che ho visitato. Non sono una fotografa professionista ed ho realizzato il tutto con la modestissima fotocamera del mio cellulare. Le notizie sono corredate da impressioni e supposizioni, alcune da prendere con beneficio di inventario: non ho pretese di indagine socio-antropologica.
Il Giappone è un paese affascinante in quanto “esotico”, o forse proprio per la sua diversità e lontananza fisica. Un esempio, forse, banale: ho visto uomini in attesa di treni o di metropolitana con la valigetta per il pc e borsette di plastica con motivi floreali o che usavano il ventaglio, un accessorio decisamente femminile da noi. La maggioranza delle donne che ho incontrato, se da una parte mi hanno comunicato un’attitudine ad un’eleganza sopraffina, dall’altra mi hanno stupita con accessori che noi reputiamo del tutto inadeguati (quali i cosiddetti “fantasmini” con i sandali).
Ho avuto occasione di leggere saggi e resoconti (su argomenti meno frivoli) contrastanti fra loro e quindi voglio continuare a documentarmi. Del resto ho la fortuna di conoscere Yukari, la mia amica di penna di 40 anni fa, con la quale sono tuttora in contatto e che mi ha aiutata nell’organizzare il viaggio. È una coetanea di Kyoto che vive e insegna in Italia: troverete notizie interessanti su di lei leggendo i pdf.
MINIGALLERIA
L’overbooking ci ha promosse in MAGNIFICA: non sapevo neppure che esistesse questa categoria da sogno. Undici ore e mezza di volo trascorse in un salottino privato con lettino massaggiante e trattamento da supervip. (Nella foto, mia mamma)
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Come resistere ad una foto del genere, all’arrivo in aeroporto? (Mia mamma ed io)
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L’arrivo a Tokyo è coinciso con la festa della via lattea: gli studenti dispongono candele sulle scalinate del tempio per ricordare una leggenda che racconta una storia d’amore.
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Questa statuetta così tenera ha un significato molto triste: raffigura un bimbo mai nato o nato morto o nato deforme e fa parte di un vero e proprio cimitero, accanto al tempio Zojo-ji.
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Queste sono le carpe-koj, costosissimi pesci ornamentali: le si trova variopinte e ben pasciute in tutti i laghetti dei giardini.
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Non ricorda un po’ la fontana della goj di Mondovì? A me sì, forse perché volevo oppormi all’atmosfera del luogo dove si trova: Shibuja, detto “la mischia”, il crocicchio pedonale più affollato (ed artificiale, aggiungo io) del mondo.
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Questo è un piccolo saggio dell’arte dell’impacchettamento giapponese: ogni oggetto può essere confezionato con carta, polistirolo, plastica o stoffa. Credendo che fosse una borsetta, ho acquistato un pezzo di stoffa da “costruire” e ho scoperto che, in realtà, serviva a trasportare piccole scatole…
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Shinkansen in arrivo: mi chiedo cosa possa essere accaduto il giorno in cui si è verificato un terremoto, per cui hanno dovuto sospendere treni e aerei a Tokyo. Era il nostro terzo giorno di permanenza e nelle prime ore del mattino mia madre e mia sorella sono state svegliate dalla scossa (io no, avevo i tappi nelle orecchie e il sonno pesante…): hanno visto oscillare sensibilmente la stanza d’albergo al 7° piano. E allora mi chiedo: saranno andati in tilt con i loro orari precisissimi?
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E se lasciassimo anche noi le scarpe fuori casa, non sarebbe un progresso di civiltà e di igiene? Certo dovremmo dotarci di pantofole o di calze di un po’ tutte le misure…
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Esteticamente raffinata, questa sala da pranzo, ma chi ha problemi alle articolazioni la guarda con preoccupazione, credetemi.
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Sono botti di saké: io avevo pensato fossero le funi per trascinare i carri del GionMatsuri… meno male che c’è Yukari a cui chiedere!
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Questi sono i piatti di plastica che reclamizzano quanto il ristorante può offrire: li si trova presso quasi tutti i locali dove si mangia. Dicono che costino assai più del piatto vero e proprio.
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E con Manekineko, il gattino beneaugurante, vi rimando ai pdf, senza prima avervi detto che mi pare un po’ come i nostri santi che hanno sostituito le feste pagane. E’ stato messo al posto degli amuleti sessuali davanti alle case di piacere per chiamare i clienti. Pare che la zampina non sia un cenno di saluto, bensì un richiamo. La morale lo ha trasformato nel gattino portafortuna, onnipresente negli esercizi commerciali giapponesi. Ce n’è uno anche in un bar di Mondovì…
DIARIO DI VIAGGIO