Intervista con Eleonora Visconti.

LORENZO BARBERIS

Eleonora Visconti è una giovane artista di Cairo Montenotte che ha affiancato alla sua ricerca strettamente artistica un interessante lavoro di ricerca sul Convento Francescano di Cairo Montenotte, oggetto della sua tesi di laurea in restauro (che le è valsa il massimo dei voti). Ho voluto quindi intervistarla, per il mio blog e per “Margutte”, sulla sua arte e su questo suo primo, interessante studio.

 

 

La tua tesi ha portato a riscoprire un interessante monumento come il Convento Francescano di Cairo. Quali sono, in sintesi, gli elementi più nuovi e interessanti emersi su questo complesso monumentale nel corso della tua ricerca?

Il Convento Francescano di Cairo Montenotte ha una storia complessa ed articolata che si sviluppa in sei secoli. Attraverso il mio studio ho voluto dare una decodificazione ed attribuzione agli affreschi presenti all’interno del chiostro, del porticato esterno e del primo piano.

Lo studio ha quindi permesso di attribuire le pitture murali a Guglielmo Caccia detto il Moncalvo per gli affreschi del chiostro e del porticato esterno, mentre quelli del primo piano o a Francesco del Cairo meglio conosciuto come il Cavalier Cairo o ad un pittore stilisticamente vicino al Cairo.

Questi studi sicuramente proseguiranno, in quanto non definitivi.

Probabilmente tra qualche tempo anche con l’aiuto dello storico LoRenzo Chiarlone ed Alfonso Sista, sovrintendente dei beni culturali di Genova, si riuscirà a dare maggiore precisione a queste attribuzioni.

Appare nel tuo studio un riferimento anche al “miracolo della Rosa” legato alla storia del Convento, un’interessante declinazione di questo potente simbolo molto caro all’arte sacra. Quale può essere il suo significato, a tuo avviso?

Per quanto mi riguarda ha un significato personale: mio nonno Piero,da piccola, mi raccontava un’originale versione della leggenda della Rosa.

La Rosa nata attraverso il sangue di Fra Reginaldo, ucciso da Renata da Belforte, diventa la reincarnazione del frate in fiore.

Un fiore eterno che sboccia in primavera ed appassisce in autunno in un’evoluzione vitale che si ripete all’infinito rendendo, in qualche modo, immortale Reginaldo.

La Rosa è dunque un simbolo importante, per te, e appare anche nella tua produzione artistica autonoma, oltre che in questo studio sul restauro. C’è un collegamento tra le due cose o sono due binari separati?

C’è sicuramente un collegamento: le rose, così come il mondo floreale, mi hanno sempre affascinata, ma mai a tal punto da influenzare la mia ricerca pittorica.

Dal momento che ho iniziato a raccogliere informazioni utili allo svolgimento della tesi, quindi su di Fra Reginaldo e la sua Rosa, è cambiato il mio stile pittorico.

Quali sono adesso i tuoi progetti futuri, sia come ricerca storico-artistica che come lavoro artistico personale?

Le ricerche sul mondo floreale e sulla loro simbologia continuano ad essere lo scopo primario della mia produzione artistica.

Inoltre la Rosa, soggetto ricorrente nella mia pittura, oltre a voler essere oggetto di riconoscimento, è soprattutto simbolo di reincarnazione e di un’evoluzione vitale infinita: il fiore nato dal sangue del frate, ucciso per amore da Renata da Belforte, ogni primavera sboccia per poi appassire in autunno e risbocciare la primavera seguente; un ciclo vitale infinito che permette all’anima del frate di rivivere attraverso la Rosa.