Nuova raccolta di Carlo di Francescantonio
La cucina
è qui che si svolgeva la vita della famiglia
i contadini – le sere d’inverno – raggiungevano le donne,
che danzavano davanti a pentole di vapore. Il fuoco della stufa, le vecchie di cinquanta anni
e la voglia di pensare che il mondo
lì era nato, lì sarebbe finito.
Era una vita uguale: stessi gesti, fatiche simili,
cambiavano solo le facce, qualche volta i vestiti.
Eppure il ritorno a casa era gioia e quiete.
La mia nuova cucina?
Provo a ricominciare: evito di farmi inibire dal silenzio:
è qui (nella cucina) che si svolgeva la vita della famiglia
anche se oggi si celebra la festa della solitudine:
le piastrelle bianche, un tavolo piccolo frutto degli sforzi artistici di Ikea,
il lavello (che a stento accoglierebbe quattro piatti, due bicchieri),
le pareti gialle, la cappa sopra ai fornelli grigia.
Questo oggi riesce a offrire la libertà
***
La prima camera
si tratta di una camera da letto quadrata.
Di fronte ai miei occhi due finestre:
una con il davanzale, l’altra come porta per il terrazzo.
Le intelaiature di legno sono vecchie,
come le persone che abitavano qui prima.
Un monte a vista, che soffoca il cielo e taglia la traiettoria agli aerei in volo.
Stare sulla soglia, osservare la camera perfettamente quadrata,
con due aperture sul terrazzo lungo e stretto,
offre un livello di tristezza tale che si avventa sul mio collo come un cappio.
Ecco. È così.
Dopo la pausa estiva ricominciano su basi regolari le uscite di Matisklo Edizioni, casa editrice che si pone come obiettivo la diffusione di poesia italiana contemporanea sfruttando le possibilità date dalla forma del libro digitale (eBook).
È infatti disponibile in tutte le librerie on-line la silloge “Cinque stanze, in affitto” di Carlo di Francescantonio, micro-raccolta appartenente alla collana “Scintille” – pensata per accogliere testi che esplorino le possibilità date proprio dalla forma dell’eBook – e terzo titolo a firma di Francescantonio dopo i precedenti “Anni luce” e “Il verso dei lupi” (quest’ultimo scritto “a quattro mani e due voci” con Roberto Keller Veirana).
In “Cinque stanze, in affitto” il trasloco in un nuovo appartamento e la descrizione delle stanze che lo compongono sono pretesto e struttura per raccontare una visione del mondo, visto con gli occhi di chi rifiuta di essere
l’uomo con necessità di titolo e biglietti da visita tipo
moglie che ha fermato il tempo dal chirurgo,
figlio sul passeggino e l’altro in progetto,
un cane e il vocabolario politicamente ripulito