L’amore (è) sostenibile

Luca Bassanese, musicista

01 LUCA BASSANESE (foto F.Mastronardo)

Luca Bassanese (foto F.Mastronardo)

L’amore (è) sostenibile

Anna non ti preoccupare siamo come foglie in un cortile
E se il vento ci sarà ostile abbracciami non c’è altro da fare
Ma non scambieremo i nostri sogni
Con misere proposte commerciali
Sapremo ridipingere il futuro
Per un domani in cui non si è più soli

Non voglio consumarti voglio amarti
Adesso e per i giorni che verranno
Non voglio consumarti voglio amarti
Così che il nostro amore possa vivere in eterno
abbiamo secoli di libri di poesia
l’intelligenza e la nostra fantasia

Anna il tempo non aspetta
Ci vuole in piedi alla sua porta
Porta qui con te tutti i giornali
Li riempiremo di sogni quotidiani
L’odio non sarà più lui il padrone
L’invidia avrà un’altra occupazione
Saremo io e te persone nuove
Per poterci ancora respirare

(da “L’amore (è) sostenibile”)

Don Andrea Gallo

Don Andrea Gallo

Ho conosciuto un uomo

Ho conosciuto un uomo Con un cappello in testa
Ho conosciuto un uomo Con un sigaro tra le dita
Ho conosciuto un uomo con tanti figli da sfamare
ho conosciuto un uomo che lottava per amore
Contro l’ignoranza e l’indifferenza
come un Cristo giù dalla Croce
Per dare voce a chi non ha voce
Ho conosciuto un uomo profeta dentro il cuore…
E i suoi occhi erano
Il mare di Genova
Che si affaccia da una sagrestia
una chitarra per cantare
Oh Bella ciao portami via

Ho conosciuto un uomo che se andava senza fretta
Tra i vicoli di Genova, Genova porto un passo dal mare
ho conosciuto un uomo che sapeva amare
ho conosciuto un uomo scomodo al potere
perché prima d’essere prete era uomo di fede
un uomo che credeva nel Vangelo e nella Costituzione
parlando di uguaglianza e di liberazione…
E i suoi occhi erano
Il mare di Genova
Che si affaccia da una sagrestia
una chitarra per cantare
Oh Bella ciao portami via

(da “Quando piove tutti cercano riparo tranne gli alberi che hanno altro a cui pensare”)

OGM

No O.G.M. La terra è nostra!
(recitato)
Attenzione!…Attenzione!
Siete circondati! Liberate gli Ortaggi!
Cosa c’entrano le fragole
con il pesce artico
Provalo a spiegare
Ad un bambino
Di prima elementare
E ti dirà che sei pazzo
Pazzi sono gli uomini
Che giocano a modificare
millenni di vita sul pianeta
Biotecnologia industriale
Togliete le mani dalla terra
la terra non è vostra
giù le mani dalla terra
giù le vostre mani!
La terra è nostra
La terra è nostra
E noi la lavoriamo
NO OGM, NO OGM
frutti del denaro
La terra è nostra
La terra è nostra
E noi la difendiamo
NO OGM, NO OGM
la terra noi l’amiamo
NO OGM, NO OGM
frutti del denaro
(recitato)
La natura non è qualcosa di altro da noi
qualcosa da manomettere, da sfruttare, da usare, la natura siamo noi, siamo noi in ogni albero, in ogni foglia, nel canto degli uccelli, nel frinire delle cicale, siamo acqua, terra, aria…
Biodiversità
frutti a volontà
abbasso il cibo unico
ditelo anche là
all’università
che l’amore è un piatto armonico
fiori, farfalle, api, altri insetti e gli uccelli del cielo
È sempre più fragile
l’ Eco-sistema
se produciamo veleno
Togliete le mani dalla terra
la terra non è vostra
giù le mani dalla terra
giù le vostre mani!
La terra è nostra
La terra è nostra
E noi la lavoriamo
NO OGM, NO OGM
frutti del denaro

(da “Quando piove tutti cercano riparo tranne gli alberi che hanno altro a cui pensare”)

***

La processione
Sono affamato di giustizia non di rabbia
perché la rabbia uccide e non perdona
Distruggere non serve
Dobbiamo costruire
A lamentarsi si finisce per morire
Dimmi… quali sono le cose in cui credi?
È questo che conta veramente
Ciò che odi no, non è importante
È solo un vuoto che riempie
La tua mente
E intanto
Passa la processione
Passa col Santo in testa
Passa anche il giorno di festa
E domani si torna a faticare
Passa la processione
Passa col Santo in testa
Passa anche il giorno di festa
Ma no, non passa il mio amore
Il mio amore per la lotta
no non passa ma raddoppia
io non resto li a piangere a guardare
intellettuali, filosofi, preti e laureati,
uscite e mettetevi a lottare!
(megafono?)
Giovani, ex sessantottini,
amici della rivoluzione culturale,
(normale)
Distruggere non serve
Dobbiamo costruire
A lamentarsi si finisce per morire!

(da “Quando piove tutti cercano riparo tranne gli alberi che hanno altro a cui pensare”)

megafono

Confini
Lo vuoi capire che il mondo non è solo casa tua?
e non vi sono immigrati ma solo viandanti
e non vi sono stranieri ma solo vicini
non vi sono confini, non vi sono confini
Nessuno può rubarti nulla
se ciò che hai di più caro è la tua coscienza
nessuno può rubarti nulla
se ciò che hai di più caro sono i tuoi pensieri
Lo vuoi capire che il mondo non è solo casa tua?
e non vi sono immigrati ma solo viandanti
e non vi sono stranieri ma solo vicini
non vi sono confini
Non puoi vendere la terra
sulla quale la gente cammina
non puoi credere di avere
qualcosa che non ti appartiene
Il lavoro è un bisogno
per vivere non per morire
e ogni casa è soltanto un luogo
di riparo nei giorni di pioggia
Lo vuoi capire che il mondo non è solo casa tua?
e non vi sono immigrati ma solo viandanti
Ogni viaggio ha il suo senso
il senso di andare
ogni strada ha un incrocio
per poterti incontrare
volano gli uccelli
come vento tra le nuvole
e non vi sono regole
né rivincite
Non puoi vendere la terra
sulla quale la gente cammina
non puoi credere di avere
qualcosa che non ti appartiene
che non avrai mai
Lo vuoi capire che il mondo non è solo casa tua?
e non vi sono immigrati ma solo viandanti
e non vi sono stranieri ma solo vicini
non vi sono confini non vi sono confini
Non puoi vendere la terra…
Che non avrai mai
No, no, no, no, no, no

(da “Popolare contemporaneo”)

Luca Bassanese (foto F. Mastronardo)

Luca Bassanese (foto F. Mastronardo)

In un mondo musicale sempre più frammentato dove si colloca un’artista indipendente come te?
Viviamo purtroppo in un mercato della musica di ottima fattura O.G.M, io e Stefano Florio mio coautore e produttore artistico crediamo che restando ai margini dove i fiori crescono autentici si viva meglio ed il passaparola negli anni premia se non tradisci te stesso e chi ti ascolta.

Parli spesso di Sostenibilità a tal punto di aver intitolato un tuo album “L’amore (è) sostenibile, cosa significa per te?
Il 20% della popolazione mondiale consuma l’80% delle risorse del pianeta e questo non è più sostenibile, non parlo per il futuro ma per il presente, per il nostro quotidiano, tendere alla sostenibilità è tendere ad un processo di intelligenza collettiva. Ma questo passaggio lo si può fare soltanto se alla base c’è un forte desiderio d’amore e di rispetto verso se stessi, verso il prossimo, verso la madre terra. Non vedo altre possibili soluzioni all’orizzonte a cui tendere.

Nel tuo ultimo lavoro vi sono importanti collaborazioni, vuoi parlarcene?
Da Jacopo Fo al Coro delle Mondine di Bentivoglio, dagli incontri avuti in Francia nei concerti tenutisi a Parigi ed in Bretagna, sono nate e cresciute bellissime esperienze. Nelle date del nuovo tour avrò il piacere di presentare in anteprima alcuni brani del nuovissimo album che uscirà il 22 aprile 2015 per la giornata mondiale della terra dal “breve” titolo: “Quando piove tutti cercano riparo tranne gli alberi che hanno altro a cui pensare”. La copertina è un disegno dello scrittore Stefano Benni, che, per mia grande gioia, mi ha donato la scorsa estate alla Libera Università di Alcatraz e sento che mi rappresenta appieno.

manifesto

Su Wikipedia leggo di Luca Bassanese “un artista in sintonia con i movimenti ambientalisti e di impegno civile, le sue canzoni raccontano di un’Altra Italia e di un Nuovo Mondo Possibile”. Credi che oggi ci sia coscienza ambientale?
Credo che oggi ci sia un sentimento di predisposizione all’ambiente in tutti gli strati sociali, sicuramente più che negli anni del boom economico, questo sentimento è spinto dalla necessità di sopravvivenza, data dal diffondersi di patologie causate dall’inquinamento soprattutto alimentare, è il momento giusto per accrescere questa predisposizione all’ambiente come “terra comune”, come concetto fondante per ognuno di noi per le scelte future economiche e sociali.

Ma tu da artista indipendente con un percorso estremamente anomalo, cosa ne pensi di programmi televisivi come Sanremo?
Penso che sia da sempre un fenomeno di costume, la musica un contorno, quel poco di canzone d’autore che c’è serve soltanto all’immagine del Festival. Un po’ come in certi ambienti politici o commerciali, dove si parla di ecologia perché ogni tanto male non fa, anzi. Ecco, la musica d’autore a San Remo ha la stessa funzione del Greenwashing per l’industria.

Pensi che la musica possa avere ancora oggi una sua funzione sociale?
La musica è un mezzo, che porta la parola dove tanti discorsi non riescono ad arrivare, ha il potere di superare i muri invisibili dei nostri costrutti sociali e porci di fronte a dei dibattiti fondamentali come quello odierno sugli O.G.M. ad esempio.

Ci sono ancora veri ambientalisti in Italia?
Gli ambientalisti ci sono, ma tutti noi siamo dovremmo sentirci ambientalisti per non ritenerci altrimenti autolesionisti. Stiamo parlando della nostra stessa esistenza quando parliamo di ambiente.

concerto uno

Luca, quali sono per te le tappe più importanti del tuo precorso artistico?
Dall’incontro nel 2002 con Stefano Florio, mio produttore e coautore, con il quale ho iniziato un sodalizio artistico culturale che prosegue fino ad oggi, alla Vittoria nella XV edizione del Premio Recanati nel 2004. Subito dopo l’uscita del mio primo album e l’incontro con i movimenti di impegno civile, cantando per l’acqua Pubblica a Roma con la canzone “L’acqua in Bottiglia”, condividendo il Palco assieme a Dario Fo e Don Andrea Gallo in una splendida manifestazione della quale si trova un documento storico su you tube. Il percorso discografico è proseguito fino ad oggi con il mio quinto album e due raccolte una studio ed una live. Nel 2013 il premio Vurban Eco Festival per la continua ricerca e impegno attraverso la musica e la scrittura alle tematiche di sostenibilità sociale ed ambientale, non ultimo l’Attestato di Merito per l’impegno Civile al Premio Nazionale Marcello Torre. Un percorso che mi piacerebbe raccontarvi nei minimi dettagli ma che in questi quasi dieci anni riempirebbe molto spazio e non credo basterebbe questo articolo, soprattutto nel racconto delle tante persone che ho visto, respirato, vissuto.

La musica folk è da sempre portatrice di messaggi importanti, ma come fa ad essere sempre così popolare anche tra i più giovani?
La musica popolare porta con sé secoli di storia, per questo trovo naturale raccontare il mondo che mi circonda tramite queste melodie che anche un bambino può recepire perché facenti parte del suo “corredo genetico”. Rimanere rapiti dal suono di un trombone, di un basso tuba, di una chitarra è cosa del tutto naturale per questo chi non conosce questo genere viene rapito durante i concerti e trasportato in un mondo nel quale sente subito un senso profondo di appartenenza.

Che progetti hai per il futuro?
La voglia di continuare a raccogliere e testimoniare tramite canzoni un mondo che solitamente non viene raccontato perché la Bellezza fa paura, sembra strano ma è così, siamo circondati da persone incredibili, di scoperte sensazionali, di menti illustri ma si riempiono le pagine di tragedie e disastri. Gli esempi devono essere altri, un altro il racconto di un mondo che va verso una direzione diversa da quella che ci vogliono raccontare quotidianamente, quindi l’arte tramite la musica, la parola, la rappresentazione in genere può divenire strumento fondamentale per le nuove generazioni di un nuovo racconto dove la Bellezza dello spirito sia l’unico successo da inseguire nella vita per un’esistenza felice. Come disse Fabrizio De Andre durante un’intervista, perché lasciare il racconto della nostra vita ai soli giornalisti?

Un artista ha un ruolo importante nella società soprattutto sul piano culturale, condividi questa affermazione?
Quando vedo dei bambini che cantano la mia “Canzone d’amore (contro la violenza sulle donne)” e la utilizzano come confronto in classe sul tema, oppure “La leggenda del pesce Petrolio”, “L’acqua in bottiglia”, “Una sera ho incontrato un razzista” e altri brani del mio repertorio, capisco che chi scrive canzoni ha una grande responsabilità, perché ciò che ascoltiamo è cibo per la nostra mente. Possiamo anche canticchiare una canzone perché ne amiamo la musica ma poi le parole diventano linfa per il nostro cervello, diventano analisi, confronto. Meglio quindi nutrirsi di argomenti come solide vitamine e anticorpi per affrontare al meglio la nostra esistenza. È nella storia dell’umanità che si utilizza la canzone come forma d’arte per raccontare il mondo che ci circonda e fortunatamente anche come arma per dileggiare il potere restituendo dignità agli oppressi

Sei un ottimista o un pessimista?
Da una parte si devono arginare i danni, dall’altra si deve credere nelle nuove generazioni e dialogare con loro, per questo nelle mie canzoni cerco sempre di utilizzare un linguaggio trasversale e più diretto possibile.

03 LUCA BASSANESE -(foto F.Mastronardo)

(foto F.Mastronardo)

Credi si possa avere ancora qualche speranza per il futuro?
Come diceva l’amico Don Andrea Gallo, dobbiamo osare la speranza, ecco, abbiamo spesso sperato senza osare, senza metterci in gioco, la speranza non è attesa ma andare incontro, questa è la nuova rivoluzione.

Come definisci la tua musica?
Assieme a Stefano Florio mio coautore e produttore, abbiamo sempre messo come nostro primo obbiettivo la funzione sociale d’ogni nostra Canzone, il termine cantautore in fondo non è altro che la traduzione che venne fatta dall’etichetta Rca della parola songwriter, probabilmente se non esistesse tale termine definirei la mia musica eco-socio-esistenzialista.
La matrice musicale Klezmer, Balcanica e in genere Popolare che utilizziamo ci permette di non avere un tempo preciso, una data di scadenza e questo mi affascina oltre al fatto che amo tale genere perché porta con se secoli di storia. Tra una casa moderna, mai abitata ed una vissuta da anni sceglierei senza dubbio quest’ultima per trovare pace e dimora.

Una delle tue canzoni più cliccate in rete ha per titolo “La ballata dell’Emigrante” e parla dei cosiddetti “Cervelli in fuga” puoi raccontarci qualcosa di più?
Credo che ognuno di noi cerchi il mondo nel quale poter esprimere se stesso, i propri pensieri, le proprie idee, il mondo dove poter sfruttare i propri talenti, perché nella mediocrità si muore e non si trova l’ossigeno per poter sentirsi vivi, per Essere pienamente se stessi. Questo mondo a volte non corrisponde al luogo in cui sei nato ed allora ti vedi costretto a cercare altrove il senso del tuo viaggiare. L’Italia purtroppo sta condizionando da anni le nuove generazioni, non pensa alle giovani risorse culturali, sociali, ma è chiusa in se stessa, si vive circondati da una mentalità piccola come quando un ministro afferma che con la cultura non si mangia quando per molte nazioni la cultura è la maggiore fonte di reddito. E proprio qui in Italia dove potremmo vivere di cultura, della ricchezza del passato ma allo stesso tempo potremmo vivere grazie alla ricchezza del presente formato da quelle migliaia di giovani di talento e con alta specializzazione che purtroppo però si vedono costretti a fuggire per poter vivere con dignità. D’altra parte le ragioni per restare sono poche, quasi inesistenti. Quando ho scritto “La Ballata dell’Emigrante “ assieme a Stefano Florio, mio coautore che ha prodotto magistralmente il brano, abbiamo scelto una pizzica per la sua potenza, per sottolineare un testo che non è di resa, non è la sconfitta di una generazione ma di coraggio, il coraggio di molti giovani che non cedono alla mediocrità e cercano il modo per esprimersi ad ogni costo, anche al costo di partire, di ritrovarsi altrove, a migliaia di kilometri da casa, lontani da quel tanto amato “lu mare, lu mare, lu vientu, lu sule”, tutto questo per non abbandonarsi alle miserie del quotidiano, a ciò che offre un Paese stanco di sognare, che prende i suoi talenti e li sbatte in un call center. E qui il mio pensiero va a chi è costretto a restare, per motivi famigliari ad esempio, ed allora in tutto questo la sconfitta diviene per l’Italia, per il Paese intero, non per chi parte, perché chi parte troverà forse anche un nuovo amore “tra i binari di un’altra stazione”. Perché la migrazione è come il mare, le sue onde a volte sono calme a volte giganti, l’unica cosa certa è che il mare non lo puoi arrestare. Mi auguro che l’Italia ritorni presto a sognare, anche grazie ai suoi talenti che sono tanti e sono, l’Italia migliore.
Con Stefano Florio si è pensato di registrare a Parigi, più esattamente a Montreuil questo brano assieme al gruppo di musica tradizionale “Télamuré” oltre che per le loro indiscusse qualità anche per la testimonianza che portano del loro talento di musicisti, migranti in terra di Francia, ed è stata una bellissima esperienza che abbiamo voluto depositare nel videoclip che accompagna la canzone. La musica da sempre porta gli artisti a migrare, ad osservare il mondo, ed avere il privilegio di depositare parole in musica è un dono oltre che una grande responsabilità, ma la parola unita alla musica può arrivare dritta nell’anima dove tanti discorsi trovano muri e barriere, mi auguro che questo brano che può inserirsi nel quadro storico delle “canzoni migranti” possa raccontare la nostra storia, la storia non di una sconfitta ma di un’intera generazione che crede, sogna e lotta ogni giorno per un nuovo futuro possibile e sostenibile.

Ho visto dei tuoi bellissimi video girati in concerto a Parigi. Come ti spieghi questo successo francese?
Stefano Florio, mio produttore e coautore, da sempre pensa che la mia musica possa andare oltre confine. La prima esperienza in francese fu con “Marie” dall’album “la Società dello Spettacolo” e poi nel 2013 con il brano “Fuck Austerity (Avant que ces temps tue la poèsie). Abbiamo registrato l’ultimo lavoro in parte a Parigi dove “La Ballata dell’emigrante” ha con se il suono dei musicisti migranti Tèlamurè. A novembre il gran concerto al Cabaret Sauvage di Parigi ha suggellato questo percorso con più di mille presenze all’interno di questo splendido luogo circense all’interno della città della musica di Parigi. Un concerto che porterò sempre impresso nell’anima come nei due appuntamenti tenutesi in Bretagna per il Festival Le Gran Soufflet. Prossimamente saremo in Francia il 19 giugno, per l’esattezza a Parigi in Place d’Italie, per la Semaine Italienne della Cultura.

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