CHRISTIANO CERASOLA
Mi sedetti sulla roccia più vicina al mare e suonai il concerto n° 3 in G, K 216 di Sir Mozart.
Tenevo le note a lungo, provocando dei rumori che uscivano dallo spartito e dalla ragionevolezza, cercai di dare un suono ai miei pensieri astratti, e li feci collimare con le note, le mie dita si mossero in modo frenetico e disordinato.
Uscii dai canoni della sonata, sbagliai e perseverai negli errori, esagerai e maltrattai la mia amata, sperai che non ci fosse nessuno ad ascoltarmi e uscii volutamente dalle righe del pentagramma.
La mia squallida vendetta fu scatenata dal raggiungimento della consapevolezza di quanto rumore facesse la musica in me, di quanto ingombrante fosse il suo amore e di quanto struggente il mio dolore.
Volevo trattarla male, ruppi una corda dell’archetto ma continuai a suonare, il cielo che divenne sempre più buio m’ispirò e spronò di continuare quel farneticare, inseguii le onde del mare, che si miscelavano a quelle sonore e danzai con loro in modo scomposto, sobbalzai ad ogni flutto che s’infranse sugli scogli e ne inseguii il suono, lo stridere scomposto delle note sembrò cambiasse il rumore, il colore, e la densità dell’acqua.
Era l’unica forma di delirio che mi potei permettere, un’alterazione che uccise la musica, un vero e proprio delitto per me.
Delle lacrime mi bagnarono le guance e offuscarono la vista, fu un pianto infantile, un singhiozzare di un bambino, un pentimento dopo aver commesso un sacrilegio, un rimpianto dopo aver tradito, il rammarico dopo aver sbagliato.
Fu uno sfogo che mi ripromisi di non dimenticare, chiunque di noi ferisce l’oggetto del proprio desiderio, prima o poi.
L’essere umano non è coerente, non è di un solo colore, non ha solo una nota e spesso i suoi sensi sono contraddittori. M’impensierii ragionando su alcuni uomini, ai quali non era data nemmeno la possibilità di amare, l’ingombro della musica mi assorbiva totalmente e distraeva, m’impediva di appassionarmi ad altro, richiamandomi a sé, quando mi allontanavo.
Io mi riavvicinai a lei con animo mesto e con rassegnazione, come chi torna diligentemente da un amante troppo geloso del quale si teme la sua rabbia, allontanando da me ogni scintilla, slancio o inizio di qualsiasi altro tipo di trasporto.
Arrivai alla casa dai miei genitori all’imbrunire, con l’animo sfilacciato come la corda dell’archetto del mio violino, loro non si accorsero di nulla, mi chiesero se volevo la zuppa, ed io sorrisi.
Il brano è tratto dall’ultimo romanzo di Christiano Cerasola, “Il musicista”, appena pubblicato dalla casa editrice valdostana Elmi’s World. Il romanzo narra la vita di Max, un artista di provincia con il talento innato di eccellere nel suonare ogni tipo di strumento. Questo dono si scontra con la sua mediocre esistenza fatta di una quotidianità in cui il protagonista non riesce a scorgere una connessione tra la grandezza di ciò che porta dentro di sé e il pallore di quello che lo circonda. Una moglie che non ama e dalla quale è tradito, una madre apprensiva e nostalgica e conoscenti che danno la loro amicizia facendola pagare a caro prezzo. Ma il fulcro della sua vita è la musica e per questo è disposto a sopportare tormenti e mediocrità.
Anche quando il talento del protagonista viene scoperto e Max diventa un musicista famoso lui si ritira, timido e sfuggente, col timore che la fama lo allontani dalla sua unica amata.
Il romanzo è la storia di una passione e di un talento fuori dal comune. Un amore che va oltre le persone e diventa ricerca di una parte perduta di se stessi. Una ricerca di purezza attraverso un amore fatto suono che contrasta con le dissonanze della vita.
Christiano Cerasola, romagnolo da parte di padre e di madre danese, lavora da vent’anni nel mondo della moda. E’ un viaggiatore e ha abitato a lungo all’estero, in Francia, Giappone e Cina. Con “Il Musicista” l’autore continua la sua indagine sugli “outsider”, cominciata con il suo romanzo di esordio “O2 – Ossigeno”. Oltre a “O2 – Ossigeno” (2010) ha pubblicato, sempre per Elmi’s World, la raccolta di racconti “Uova sbattute” (2012) con la quale ha vinto il concorso letterario di Ostana e “Il custode di Izu” (2013), un romanzo breve sulle paure nascoste negli abissi dell’animo umano.