Vengo a prendere un po’ d’aria

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TRINCEA DOMESTICA

Porto in bocca un sapore ematico
colpa di denti bucati dal fumo
e della mancanza di cibo buono.
Si vive al confine invero si sta
sempre ai margini del baratro
senza volontà di abitare altrove.
Aspetto sull’uscio attenta
farei volentieri due parole
nel caso il vento passasse di qua.

***

ASCOLTO FOSCHINI

A Costantino Foschini,
voce inconfondibile del TGPuglia,
per tutto ciò che quella voce
per me rappresenta

Rizzavo le ciglia
nella cucina disordinata
la domenica verso sera
dopo la fila per la doccia
sistemavo i libri nello zaino
per saltare la prima ora
poi, il lunedì.

Papà era la sua mano
gialla di nicotina
sulla lastra di marmo
che stonava col pavimento
affianco alla TV.

Rizzavo le ciglia
alla voce di Foschini
che leggendo il giornale
cantava tutte le R
della terza rete regionale
e tutti erano diluiti nel silenzio
del neon
troppo luminoso.

Poi girava su Telenorba.
Territorialità circoscritta
che non potevo portarmi dietro
e gelosamente pregavo
che non mutasse mai.

***

IL PREMIO

La scarna applicazione verso il lavoro di poeta
mi conferì al primo tentativo
il primo premio vitreo della categoria
ritirato in quel di Barbariga risposi
erroneamente alla domanda
sul rapporto tra me egli short message system.
Adesso che quel premio è diventato
un utilissimo fermalibri su uno
scomparto della mia libreria penso
valga la pena ricordarlo penso
si sia guadagnato il suo giusto valore.

***

BOLO

Solitamente muore il sonno annegato
in certe putride pozze di pensieri insulsi
certamente inutili ovviamente non richiesti.
O sempre muore l’ancestrale, genuino, l’indifeso
dei bisogni tra pezzi di chimo sventrati
come i sacchetti lanciati da un’auto in corsa
sulla statale.

***

OSSIDO DI FERRO

Non segno altri impegni
da cent’anni cerco
emozioni fasulle
monetine di rame
non ne trovo non mi attacco
all’inganno dell’attesa
con creatività sopporto
la solitudine acquisita
leggo penso ozio nulla cerco
quando apro il frigo
cucino quel che c’è.

***

L’ATTACCAMENTO ALLE PAROLE

Hai annusato l’attaccamento che ho per le parole, il moto dell’anima che mi spinge a cercarle e incastrarle, come pietre nei muretti a secco. Così mi hai chiesto sovente di salutare i cari della famiglia con epitaffi commossi, addii sinceri, saluti giunti sempre in estremo ritardo rispetto alle occasioni.
Te lo dico, non scriverò nulla di te, né degli altri della casa.
Lo dico ora, che ancora c’è un po’ di tempo, che la vita è stata beffarda e tutto ha disposto come voleva, come abbiamo portato il carretto e come abbiamo scelto.
Il bene è ovunque l’abbiamo nascosto, zittito, rimandato, rimosso e comunque lo stesso me ne prendo un po’ quando ho fame, quando l’occhio non si asciuga, quando il grigio va avanti per settimane e non so decidere un bel niente.
Non avrei voluto amare altri che voi, non avrei voluto che essere quella che sono, così simile a questo vostro sangue, così storta, altalena appesa ai rami degli ulivi che mangiavo a colazione.

***

MAMMAMEGGHJE

Ma’, mannagghje a meserie
quann’ècamm’àscettèjint a nàcavete
come se fescepifrusckele
canusciune vuole?
Ijcuntinue a ffè a lemosene
aspette iscette u sagne
aspettecamm’àdíscere: camíne!

***

MADREMIA

Mamma, miseria santissima
quand’è che mi lancerai nella scarpata
come si fa con le bestiole
che nessuno vuole?
Continuo a fare elemosina
aspetto e butto il sangue
aspetto che tu mi dica: vivi!

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Vengo a prendere un po’ d’aria è la prima e “definitiva” raccolta di Maria Nardelli, che qui condensa poesie scritte nell’arco di un ventennio e suddivise non in ordine cronologico ma tematico. Ogni capitolo esplora, con rabbia, passione e ironia, un diverso aspetto del suo malessere, dove la parola serve a ricucire la lacerazione dell’autrice – lacerazione che si avverte su più piani: famigliare, sociale, morale – in quanto donna e in quanto emigrante in un Paese allo sfascio. È un libro che rifiuta il silenzio, rifiuta di tacere, che nasce dalla paura e dall’ebrezza del vuoto, e in cui la necessità di dire ha sempre la meglio sul concetto di misura. Vero punk meridionale.

Maria Nardelli (Locorotondo, 1978) vive a Montichiari (Bs) dove insegna. Vengo a prendere un po’ d’aria è la sua prima raccolta di poesie.
Link al volume sul sito: http://www.icentolillo.it/component/k2/vengo-a-prendere-un-po-d-aria