GANG: la banda dei fratelli Severini
Sud
(da Le radici e le ali)
Noi occhi pieni di futuro
sui marciapiedi di queste città.
Noi spalle contro il muro
traditi da promesse di libertà.
Mezza luna prigioniera
di una notte scura come questa miniera
qui ho sepolto i sogni e devo sopportare
sudore sangue e terra
e terra da scavare.
Noi occhi pieni di futuro
sui marciapiedi di queste città
Noi spalle contro il muro
stranieri facce dure povertà
mezza vita lasciata andare
sopra un treno che porta solo dolore
che ha pochi soldi in tasca e inciampa sui colori
che non ferma alla stazione dei tempi migliori
Noi occhi pieni di futuro
sui marciapiedi di queste città
Noi spalle contro il muro
traditi da promesse di libertà.
Mezza paga se vuoi restare
solo lavoro nero dissi ce la posso fare
quando arrivai dal sud in cerca di fortuna
appesa ad una notte notte di mezza luna.
Noi occhi pieni di futuro
sui marciapiedi di queste città
Noi spalle contro il muro
stranieri facce dure povertà.
***
Chi ha ucciso Ilaria Alpi?
(da Fuori dal controllo)
Dove la terra non è di nessuno
là dove il cielo è sepolto dal fumo
in mezzo alle fiamme cercò il mistero
Ilaria divise il falso dal vero
Là su la strada lontana da casa
Ilaria fu colta dal suo destino
in mezzo alle fiamme l’hanno lasciata
le presero il cuore e il suo taccuino
Chi ha ucciso Ilaria Alpi?
Chi ha ucciso Ilaria?
Chi ha ucciso Ilaria Alpi?
Chi ha ucciso Ilaria?
Dieci di aprile notte dei fuochi
traffico d’armi in mezzo alla baia
le armi le porta la nave fantasma
dal porto a Livorno
diretta in Somalia
su quella rotta Ilaria si mise
la notte che il mare rubò i quattro venti
sul Moby Prince in mezzo alle fiamme
un’atra strage degli innocenti
Chi ha ucciso Ilaria Alpi?
Chi ha ucciso Ilaria?
Chi ha ucciso Ilaria Alpi?
Chi ha ucciso Ilaria?
La verità è partigiana
la verità si nutre di pianto
tempo verrà per dividere il grano
dai topi dividerlo tenerlo lontano
tempo sarà di svelare il mistero
dividere il falso, il falso dal vero
Chi ha ucciso Ilaria Alpi?
Chi ha ucciso Ilaria?
Chi ha ucciso Ilaria Alpi?
Chi ha ucciso Ilaria?
Chi ha ucciso Ilaria?…
Non finisce qui
(da Sangue e cenere)
Vostro onore, vostro onore
mio padre era un bambino
che correva a piedi nudi
fra la polvere ed il cielo
e quel mondo era perfetto
giù dal pozzo fino al fosso
mio padre che correva e il mondo
gli volava addosso
Ma un giorno vostro onore
venne a prenderlo la vita
mio padre era un ragazzo
e l’Italia era tutta in salita
a nord c’era una paga
un lavoro il meno peggio
se ti prendono per fame
prima o poi ti fanno ostaggio
così quando non hai scelta
non ti resta che il coraggio
Non finisce qui
non finisce qui
vostro onore
qui non può finire
Quella fabbrica mio padre
la ingoiò tutta d’un fiato
alla Breda a ferro e fuoco
come fosse un condannato
ferro e fuoco fuoco e ferro
e polvere d’amianto
prima ti avvelena il sangue
poi diventa cancro
Non finisce qui
non finisce qui
vostro onore
qui non può finire
Io mio padre lo ricordo
quando a casa ogni sera
con gli occhi dentro al piatto
piano piano mi chiedeva
“E oggi come è andata?”
ed io “Bene!“ rispondevo
mio padre era un bambino che correva
fra la polvere ed il cielo
Non finisce qui
non finisce qui
non finisce qui
qui non può finire.
***
Marenostro
(da Sangue e cenere)
Marenostro ascolta ti prego
questa notte porta pazienza
c’è una barca in mezzo alle onde
è una barca che porta speranza
Non ha vela e non ha motore
e non c’è porto e non c’è faro
ma son tanti lì sopra li vedi?
quella barca è il loro riparo
Marenostro guardali bene
sotto i piedi portano il mondo
e negli occhi chissà quanta cenere
quante lacrime hanno sepolto
Sono loro la storia del grano
il fuoco che torna al tramonto
il pane spezzato e diviso
alla fine del giorno
mare ti prego stanotte
non li affogare
Marenostro mare
Marenostro tu sai chi li guida
è quel Dio che non ha frontiere
che cammina sull’acqua e sul fuoco
e che spezza tutte le catene
È il Dio di tutti i colori
che combatte la fame e la guerra
e per lui nessuno è straniero
come in cielo così come in terra
Sono loro la storia del grano
il fuoco che torna al tramonto
il pane spezzato e diviso
alla fine del giorno
mare ti prego stanotte
falli passare
Marenostro mare
Marenostro portali a riva
prima che muoia l’ultima stella
prima del cambio di guardia
che non li veda la sentinella
Che la riva non sia galera
né manette né foglio di via
ma sia strada bagnata dal sole
non sia mai una strada cattiva
Sono loro la storia del grano
il fuoco che torna al tramonto
il pane spezzato e diviso
alla fine del giorno
mare ti prego stanotte
falli arrivare
Marenostro mare.
Più forte della morte è l’amore
(da Sangue e cenere)
Più forte della morte è l’amore
sopra la notte il fiume scorre e avanza
nel buio sei venuto
come un raggio di sole
col passo tuo che toglie
ogni distanza
A chi era stanco i piedi hai lavato
e hai curato chi era ferito
bruciavano di febbre
le labbra che hai bagnato
e un sorriso avevi
per saluto
Beato sia il tuo nome Gabriele
quello di un angelo guerriero
hai combattuto e vinto
l’amore non si arrende
solo l’amore vince
vince sempre
Vieni all’alba all’ora prima
vieni nell’ombra della sera
nel buio e nel dolore
l’amore tuo non muore
più forte della morte è l’amore
Il giorno si è spezzato con un grido
sul ponte a Sarajevo uno sparo
come la neve intorno
lento sei caduto
sopra la terra il cielo
restò muto
Andavi oltre il ponte a mani nude
e la città gridava nel silenzio
con te portavi il pane
nel nome della pace
in pace andavi incontro
alla tua croce
Vieni all’alba all’ora prima
vieni nell’ombra della sera
nel buio e nel dolore
l’amore tuo non muore
più forte della morte è l’amore
E dove non c’è pace non c’è pane
e dove non c’è pane non c’è vita
per noi che si vive di una sola pace
per noi hai dato la tua vita.
Breve storia della band.
I Gang, band storica del rock italiano nata all’inizio degli anni 80, con 10 album all’attivo, eredi italiani delle sonorità del periodo punk londinese, sono nati dal progetto dei fratelli Severini, Marino e Sandro, nativi di Filottrano in provincia di Ancona.
Da sempre politicamente e socialmente molto attivi e impegnati, sono una delle più note band militanti nel panorama musicale italiano e disponibili in svariate situazioni a mettere la loro musica al servizio di ideali e progetti con un unico grande filo conduttore: i diritti umani e la solidarietà.
Durante il loro percorso il rapporto con l’arte e la musica si è modificato rispetto all’idea originaria, sviluppando così nel tempo la metafora e il linguaggio profetico come antidoto alla perdita della memoria individuale e collettiva: uno dei mali della società italiana contemporanea. Il progetto è quindi quello di fondere il rock con la tradizione popolare, nel senso di dare una vera identità culturale alla propria musica, che vuole essere, in mezzo alla lotta delle contraddizioni, un punto di riferimento e uno strumento di aggregazione, un BENE COMUNE.
I testi delle vostre canzoni spesso raccontano delle storie, delle vicende di lotta, di ricerca di giustizia sociale, di ricerca di vita libera e dignitosa. Volete parlarci di questo vostro importante lavoro letterario e musicale?
Il nostro lavoro da sempre tende a ristabilire un rapporto o meglio una relazione fra la Storia e le Storie. Come ho ripetuto infinite volte, io non sono mai stato d’accordo né con Minoli e né con De Gregori sullo slogan ” La Storia Siamo noi “. Ritengo invece che la Storia è sempre appartenuta e ancora oggi appartiene ai Vincitori!
Chi vince ha la Storia e ne impone la propria versione con i mezzi che ha a disposizione e che sono quelli del Potere, il “bastone” in alcuni periodi storici o le cosiddette comunicazioni di massa in tempi odierni.
Noi allora cosa abbiamo avuto nei secoli dei secoli?
Noi abbiamo avuto le Storie, al plurale. Attraverso le Storie noi facciamo un’Altra Storia, la Nostra, quella dei Vinti. Attraverso le Storie o meglio il sentimento che queste nostre storie riescono a tenere vivo, noi non dimentichiamo l’esclusione, la violenza, lo sfruttamento subiti…quindi il cammino che abbiamo fatto e che ci ha portati fino al momento della narrazione delle nostre storie, quel fuoco attorno al quale ci si ritrova per ripararci dal Grande Freddo e dalla paura del Buio. Ecco allora la Memoria che scaturisce ogni volta nuova dalle Storie, quella Memoria che è l’unico strumento che da Vinti ci rende Invincibili.
Non vincitori ma Invincibili. Questa è l’essenza della nostra appartenenza che si rinnova in continuazione per restare la stessa, una volta e per sempre. L’essenza della nostra Cultura, quella Popolare. Da ciò deriva il fatto sacrosanto che la cultura Popolare non è Universale, ma caratteristica ed essenza profonda di essa è l’Eternità.
Tutto questo è parte o forse scheggia di una “scuola di pensiero” (e di azione aggiungerei) italiana che ha radici profonde. Potrei sinteticamente affermare che si tratta di una storia o di un cammino fatto su alcuni Ponti, principalmente fra il nostro paese e l’America.
Il ponte più grande è quello di Gramsci. o meglio dell’Americanismo gramsciano. Detta con una battuta e citando Gramsci ricordo che “l’antiamericanismo è comico prima di essere stupido”.
E sempre di Gramsci è l’analisi che lui stesso riporta nei Quaderni, in quel capitolo che è “Americanismo e Fordismo” , dove vengono tracciate “profeticamente” le linee di una prospettiva che ci rende consapevoli anche della nascita, del radicamento e dello sviluppo di una cultura come quella del Rock’n'Roll fuori dall’America, come qui da noi in Italia ma soprattutto in Inghilterra (in questo caso chiamerei il fenomeno “Rock” più che rock’ n’ roll).
A differenza del nostro Paese, l’Inghilterra ha avuto una scuola di critica musicale di ispirazione sociologica (vedi Simon Frith , le “subculture” e “La Strada!”) che ha permesso una consapevolezza e una coscienza maggiori a gran parte dei musicisti ma anche a personaggi come John Boyd o Peter Jenner, alfieri di una scena musicale ben consapevole e organica, sempre per dirla con Gramsci.
Per tornare a noi e al nostro paese posso velocemente ricordare i ponti secondari a quello di Gramsci ma per noi vitali. Innanzi tutto, quello Alan Lomax, Ernesto De Martino, che prosegue poi con Carpitella, poi Bosio fino ai “Giorni Cantati” di Portelli . Fra queste relazioni fondamentali vorrei ricordare l’influenza della scuola letteraria piemontese del dopoguerra: Pavese ma anche Fenoglio, Calvino.. tutti “americanisti ” e collaboratori di un incontro fra le diverse sponde culturali.
Il progetto e il lavoro dei f.lli Severini, quindi della Gang , appartiene a questa “esperienza” culturale e oggi più che passare per questi ponti ha scoperto il Fiume. Nel senso che a monte, la vera fonte di tutto ciò è quell’Umanesimo che ci appartiene che è radice profonda, che precede La Canzone popolare e Guthrie e quindi il Rock’n’ Roll : “l’uomo planetario” che fu inventato qui da noi nel cuore della nostra essenza umanista.
Incontro fra tante culture per fare l’uomo nuovo, la modernità. In questo contesto , in queste linee e ponti che ci siamo detti si inserisce il punto cruciale, l’inizio, il Maestro dei maestri, Woody Guhtrie e La Canzone come strumento del Mito, dell’Epica nuova…e i suoi innumerevoli discepoli da Dylan, Strummer e anche Springsteen, tutte linee di una prospettiva che si rinnova continuamente.