Senza titolo
Mi appoggio
Contro un muro immaginario
Col fiato corto
Una parte di me sta ancora correndo
Mi culla il suono lontano
Di treni veloci su rotaie mormoranti
I miei fragili segreti
Si allungano e nascondono le stelle.
Accendo la mia immaginaria
Sigaretta
Questa anima immaginaria
Si sente
Importante
Adulta
Premurosa
Ribelle
Viva
Reale
Per un momento
Una fugace boccata alla volta.
Ancora scrivo, dipingo, creo arte, immagino
E sì, oso ridacchiare
Spesso
Solo perché
Non so
Quali ferite la mia tristezza guarisce.
***
Così tanti
Così tanta gente
Su quel gommone
Così tanti
insieme a te.
Ci hai provato
A fare il tuo corpo
Piccolo
Più piccolo
Ancora più piccolo.
Ci hai provato
A fare il tuo corpo
Immobile
Immobile
Ancora più immobile.
Seduti così vicini
Non capivi
Se era il tuo corpo a tremare
O quello di un altro.
Immaginavi
Strane creature là sotto
Aspettare
La tua caduta
Strane creature
Aspettare a terra
Strana terra.
Immaginavi di aspettare
Aspettare
Aspettare
Tutta la terra è strana
Ora che hai lasciato casa.
Immaginavi
Di lasciarti andare
Cadere
Diventare sale
Mangime per la schiuma
Di un mare irato.
Così tanta gente
Così tanti
insieme a te.
Intervista a Fadwa Al Qasem
Quando hai iniziato a scrivere?
Ho iniziato a 14 anni, almeno è quello che pensavo. Ma quando scavo più in profondità ricordo di aver scritto nel mio diario anche da più giovane. E ricordo le mie parole pubblicate sui giornalini e sulle riviste delle scuole.
Ricordo di aver scritto una poesia su una bambina che amava il rosa. Avevo 10 anni.
Ho scritto in inglese per molto tempo. La mia educazione è stata principalmente in inglese e mi sono laureata in Gran Bretagna in letteratura inglese. Più grande ho iniziato un lungo viaggio per recuperare la mia lingua araba. Per prima cosa ho letto i libri scolastici dei miei figli e ho fatto le parole crociate, poi ho letto libri per bambini e adolescenti finché non sono stata capace di leggere e apprezzare a pieno Naguib Mahfouz e altri nomi importanti della letteratura araba internazionale.
Più o meno nel 2004 ho iniziato a scrivere racconti in arabo che sono stati pubblicati negli Emirati Arabi Uniti, al Cairo, a Beirut, a Gerusalemme, a Londra e negli USA.
Ho pubblicato il primo libro di racconti nel 2005. Avevo 42 anni
Allora, quando ho iniziato a scrivere?
Qual è la tua definizione di poesia?
La parola poesia deriva dal greco antico “ποιεω” pronunciata “poieo”, che significa “io creo”. E questa definizione è perfetta per me perché la creatività e l’arte in tutte le sue forme sono bisogni umani fondamentali. La Storia ha dimostrato che abbiamo un desiderio profondo di creare, e di raccontare le nostre storie attraverso ciò che creiamo. La poesia è bella perché si rifiuta di essere definita, continua a trasformarsi e cambiare mentre corriamo dietro la sua coda e cerchiamo di imbrigliarla. È un cliché se dico che siamo tutti poeti? Ma credo che tutti abbiamo della poesia dentro di noi, nonostante le differenza nel modo di esprimerla e nonostante il modo in cui può essere recepita.
Credo che creiamo poesia perché la poesia è una pioggia tiepida che cade sul terreno arido delle nostre vite.
Tra le tue attività troviamo le HunnaLadies, chi sono?
È un gruppo di 15 scrittrici che vivono negli Emirati Arabi Uniti, con origini ed esperienze diverse e che scrivono generi diversi. Io sono tra i fondatori, ma Hunna è stato ideato da Sahar Naja Mahfouz [autrice nata a Beirut specializzata in libri per bambini e ragazzi, NdT]. Molte di noi hanno partecipato al Festival di letteratura Emirates Airline e hanno vinto premi. Le attività delle HunnaLadies comprendono blog con le nostre storie, laboratori dedicati alle donne, mostra d’arte, letture nei giardini, e altro.
Fadwa Al Qasem è una scrittrice, un’artista, una traduttrice creativa. Si definisce auto-impressionista. È una donna irrequieta con uno spirito da zingara, una rifugiata per eredità, una Palestinese con cittadinanza canadese nata in Libia. Ha scritto in inglese dall’età di 12 anni fino al 1999, quando l’ispirazione iniziò ad arrivare in arabo. I suoi racconti in questa lingua sono stati pubblicati da Akhbar Al Adab (Cairo), Al Adab Magazine (Beirut), Al Bayan, Letteratura (Dubai), Al Quds Al Arabi (Londra), Al Quds (Gerusalemme) e Banipal (Londra). Ha pubblicato tre raccolte: Ra’ihat Hab Al-Hal (Cairo 2005), La’that Alkhrouj min Aljanna (Cairo 2011), e Paradise No More (Dubai 2015); ha tradotto Scents of Marie-Claire di Habib Salemi (Cairo 2010) e Tomorrow I Sew My Mouth di Bassem El Rayyes. I suoi racconti in inglese fanno parte di due antologie: Madinah, Comma Press (Gran Bretagna 2008) e In Our Own Words - A Generation Defining Itself – Vol 7 (USA 2007). Le sue opere artistiche sono apparse in A World of Artist Journal Pages (USA 2015).
Le immagini di questo articolo sono opera di Fadwa Al Qasem
Art Journaling Sessions
I Am What I Art – manifesto artistico
www.Fadwa.com
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