che aria tira nelle nostra case
aria di crisi non si arriva a fine mese
che aria tira nel nostro paese
nemmeno un obolo per affrontar le spese
tira la Cina tira la Germania
tirano i blocchi e le ipoteche di equitalia
mentre la banca dell’Europa Unita
vuole la borsa e poi si prende anche la vita
che aria tira che aria tira
tirano i conti tira Mario Monti
ma i gol più belli li fa Mario Balotelli
tira la festa tirano i santi
e tira il Parto delle Nuvole Pesanti
ma ci sarà un’altra primavera
e nelle piazze canteremo ancora
respireremo aria nuova
aria pulita aria ossigenata aria di qualità
che aria tira che aria tira
maledizione l’aria brutta è sempre qua
tira il vintage tira il decoupage
tirano i furbi con i loro escamotage
tira l’ipod tira il fastfood
tira lo spreed e tutto ciò che è very good
tira l’ambiente e l’ecologia
la spazzatura però la porto a casa tua
tirano il meteo e le alluvioni
tutti angosciati a guardar le previsioni
che aria tira che aria tira
tirano sesso e pedofilia
tra un padrenostro un filmino e un’ave maria
tirano rabbia paura ed angoscia
e tira il viagra quando il mondo ci si ammoscia
tira la ‘ndrangheta e la cocaina
tira la mafia ma chi tira l’eroina
tirano i soldi quelli riciclati
quelli rubati e anche quelli insanguinati
ma ci sarà un’altra primavera
ma ci sarà un’altra primavera…
che aria tira che aria tira
ma prima o poi l’aria brutta se ne andrà
A Crotone a Crotone
c’è Pitagora e Milone,
c’è l’arancia coi limoni
e l’amianto nei polmoni.
C’è un sacco di veleno
infiltrato nel terreno,
dove sorgono le scuole
e i bambini stanno al sole
i bambini sull’amianto
e le madri con il pianto,
i bambini innocenti
vittime dei prepotenti
che peccato che peccato
che abbia solo scaricato,
tonnellate e tonnellate
di veleno in mezzo al prato
la bonifica che aspetta
e la gente che si infetta
che si prende un bel tumore
a vent’anni già si muore
sentivo anch’io quell’odore d’uovo marcio
durante i pomeriggi di partite a calcio
e mi sentivo male per quella fabbrica
ma quando vado a Sud lo trovo tutto assurd
in questo grande Sud il mondo è tutt’assurd
ma quando guardo il cielo lo vedo blu
e quando vado al mare io non capisco più
a Crotone a Crotone la Madonna in processione.
la Madonna però è nera e rivolge una preghiera.
da Casale a Bagnoli e da Taranto a Crotone
i criminali della morte tutti quanti in prigione
ma Crotone non si arrende e si rivolge al presidente.
il presidente fa il coniglio e non dà nessun consiglio.
interviene il capo di stato il presidente era sbagliato
ma la gente di Crotone si rivolge al creatore,
il potente manda a dire che ci vuole tanta fede
fede in quella santa donna faro di Capo Colonna;
oh Madonna pensaci tu perché il cielo ritorni blu
a Crotone a Crotone appendiamo un cartellone
una voce che sovrasta l’omertà e la presunzione
di una casta che ci inquina l’aria ch’è in circolazione;
pittoreschi personaggi senza nome né cognome
a Crotone a Crotone ora i conti vanno fatti
perché gli uomini non vanno mai trattati come i ratti
tra convegni e appuntamenti le mazzette e campisanti
ci sentiamo un poco offesi tutti quanti tutti quanti
Milanesi, Siciliani, Romani
e Bolognesi Napoletani e Calabresi.
Ma quando vado a Sud, lo trovo tutto a Sud,
in questo grande Sud, il mondo è tutto al sole.
E quando guardo il cielo lo vedo blu,
e quando vado al mare io non capisco più.
Ho visto gente che andava sempre a lavorar
ma di questa gente qua chissà chi tornerà
ho visto gente che andava sempre a lavorar
ma di questa gente qua qualcuno non tornerà
la fabbrica di colpo si è incendiata
non cera neanche una via di uscita
ci sono sette corpi che ora bruciano
e sette vite in fumo per avidità
fuggi fuggi fuggi via da quest’onda di follia
da quest’onda impazzita che si prende la mia vita
fuggi fuggi via da quest’onda di follia
in questa fabbrica non torno
ma poi passa e inizia il turno
ma ma questo primo maggio a cosa serve ormai
se poi la sicurezza è una formalità
un tempo il lavoro era per vivere
ma ora serve solo a farci piangere
aspettando aspettando il ritorno che non c’è
e bevendo e bevendo il solito caffè
aspettando aspettando la vita che non c’è
e bevendo e bevendo il solito caffè
La nave dei veleni
(canzone ispirata al libro Navi a perdere di Carlo Lucarelli)
arriva da lontano…
è come una nera mano…
non si lascia intimidire
da tutta quella gente
che si abbronza in riva al mare
la devo aver sognata
quella notte di maestrale
la nave che arrivava
col suo carico speciale
portava in dono
scorie radioattive ed angosce
tra le onde di quel mare
che sembravano le sue cosce
quel mare che un tempo
un uomo cieco come Omero
lo vide tutto azzurro
e invece adesso è tutto nero
è nero di catrame
e di vergogne di ogni specie
che puzzano di morte
e intanto intorno tutto tace
e la nave va
la nave dei veleni arriva nella notte
la nave dei veleni non ha precise rotte
sarà la nave Riegel sarà la nave Rossa
la nave può sparire basta un po’ di mare grosso
ma io l’ho ritrovata tra le braccia di Nettuno
sembrava una balena a cui nessuno si avvicina
ma una balena canta
anche quando è in fondo al mare
cantava la canzone del disastro ambientale
fu allora che levai gli occhi al cielo e un urlo a Dio
perché in questo mare ci sono nato anch’io
perché non è questione di ideali o di partito
è questione che distruggono la vita
la nave dei veleni è un fantasma in mezzo al mare
un ferro arruginito un punto pronto a scomparire
la nave dei veleni non è una fantasia…
ti prego amore mio prendi i figli e andiamo via…
siete pazzi…
se non vi ferma niente
e nemmeno il vostro mare…
dico anch’io povera patria
e ancora più povera terra
quando il male è infinito
ed il senso non si afferra
paesi abbandonati non vogliono morire
accolgono le vite che sanno cosa dire
e terre saccheggiate raccolgono i destini
di storie fatte a pezzi di eroi clandestini
dormono le case cullate da cicale
all’ombra delle rocce riflesse dentro al mare
e pietre colorate di oro e di marrone
resistono al fuoco e alla maledizione
di qua di là c’è solo povertà
nella Magnagrecia nella Magnagracia nella Magnagrecia
gli dei non ci son più
nella Magnagrecia nella Magnagracia nella Magnagrecia
gli dei non ci son più
paesi senza tempo e con l’anima nel cielo
non portano la croce non indossano il velo
si tuffano in valigie per disseminare tracce
ritornano a nascere con mille nuove facce
di qua di là c’è solo povertà
nella Magnagrecia nella Magnagracia nella Magnagrecia
gli dei non ci son più
nella Magnagrecia nella Magnagracia nella Magnagrecia
gli dei non ci son più
terra bruciata terra bruciata
nella Magnagrecia gli dei non ci son più
terra bruciata terra bruciata
nella Magnagrecia gli dei non ci son più
Quando e come vi siete avvicinati alla musica come espressione artistica?
Il Parto delle Nuvole Pesanti nasce dall’urgenza di dare espressione artistica alla nostra musica.
Erano finiti i tempi in cui ci bastava suonare nelle feste tra amici o sulla spiaggia.
Erano gli anni ’90 e noi eravamo un gruppo di ragazzi arrivati a Bologna per studiare all’università.
Eravamo felici di lasciare la Calabria, i nostri paesi, le nostre case.
Ma ben presto tutto ciò si ripresentò nella nostra musica come un passaggio ineludibile.
Così da giovani musicisti lasciammo da parte velleità rock-anglo-americane e mettemmo su la band dal nome poetico che partendo da un trio ben presto si trasformò un un’orchestra di dodici elementi in cui il dodicesimo era addetto alla mescita del vino sul palco.
Però il background punk-rock rimase imprigionato nelle nostro vene musicali.
E così venne fuori il nostro progetto che riprendeva spirito e ritmo della nostra tradizione musicale calabro-mediterranea miscelandosi con le sonorità elettriche.
Un suono che ben presto venne definito “tarantella punk” e in cui la chitarra elettrica dialogava con il mandolino mentre l’urgenza e la violenza dei ritmi punk si affidavano alle pulsazioni indemoniate del tamburello.
Poi arrivò anche la cura dei testi e l’incontro con la musica d’autore.
Quali suggestioni musicali e/o riferimenti letterari confluiscono nella vostra produzione musicale e testuale?
Sono tanti e vari ma non ricercati e non necessariamente blasonati.
Un poeta come il calabrese Franco Costabile sono in pochi a conoscerlo ma è fondamentale per capire certi testi come ad esempio quello della canzone “Vento di scirocco”.
“Qualcuno mi ha detto” è una canzone che non sarebbe stata scritta senza la poesia “Il più bello dei mari” di Nazim Hikmet.
Ci sono anche riferimenti letterari più sociali ed antropologici. “Magnagrecia” è un brano ispirato al libro “Il senso dei luoghi” dell’antropologo Vito Teti mentre “Uomini viaggianti” nasce dalla collaborazione con lo scrittore Carmine Abate, Premio Campiello nel 2012.
“La nave dei veleni” s’ispira al libro “Navi a perdere” di Carlo Lucarelli il quale ha collaborato anche al brano e al videoclip interpretando la voce narrante.
Ma più in generale c’è tutto un filone letterario che ha forgiato lo stile del progetto artistico del Parto. Ed è quello ironico e surreale che affonda le radici in autori come Gogol e Kafka senza dimenticare che di tanto in tanto ne affiora un altro neorealista legato alle pagine di Italo Calvino, Cesare Pavese e Pasolini.
Il Parto delle Nuvole Pesanti: breve biografia