GIANLUCA BORIO (a cura)
“Sottovoce”: inclusione è informazione
“Giustizia non è fare parti uguali fra diseguali, ma dare a ciascuno ciò di cui ha bisogno”, era solito dire don Milani.
È lavorando a partire da questa radice di giustizia che quasi vent’anni fa la Cooperativa Sociale la Bottega (Grugliasco, Torino) lancia “Sottovoce”, un piccolo grande sogno che guardava al rispetto del personale diritto di ognuno di essere cittadino consapevole. Diritto imprescindibile, anche e soprattutto per persone con lieve svantaggio intellettivo o linguistico.
Spesso molte persone con lieve svantaggio intellettivo sono in grado di leggere frasi semplici, tanto nel lessico quanto nella sintassi, ma non riescono a comprendere testi lunghi e complessi scritti in piccolo formato, come troviamo nei quotidiani d’informazione comunemente acquistabili sul mercato.
Emerge così, fin da inizio anni 2000, la necessità di soddisfare un enorme, preciso bisogno: quello di inserire nuovi mattoni nel lungo percorso che dal semplice “esserci” conduce al “vivere”. Sono i mattoni della comprensione che restituisce il sottratto diritto all’informazione; i mattoni della consapevolezza, dell’autonomia, della relazione nella partecipazione. I soli mattoni che costruiscano reale cittadinanza e giustizia sociale.
A gennaio 2015 il progetto “Sottovoce” viene rilanciato. Nasce così una nuova redazione stabile, che vede la partecipazione di molteplici figure professionali, tra cui giovani laureati in Psicologia e Comunicazione, con esperienza pregressa nell’ambito del giornalismo e dell’editoria. Un gruppo di lavoro che fin dall’origine si caratterizza come realtà integrata e struttura forme di collaborazione costante con ragazzi con lieve svantaggio intellettivo, disabilità fisiche o psichiche.
“Sottovoce” oggi è il primo giornale redatto secondo le “Linee Guida Europee per la Lettura Facilitata – Easy to Read” (un progetto di Inclusion Europe in collaborazione, in Italia, con Anffas Onlus).
Un nuovo strumento accessibile a tutti, che nasce pensato per persone con lieve svantaggio intellettivo, ma che dopo una lunga fase di sperimentazione si è aperto a una più ampia base di potenziali lettori spesso esclusi dal circuito dall’informazione tradizionale: anziani, stranieri e migranti, soggetti ipovedenti. Non per l’ultima, l’applicazione in ambito didattico e laboratoriale in scuole primarie e secondarie.
Spaziando dalla politica estera alla cronaca locale, con uscite cartacee e digitali a cadenza bimestrale, “Sottovoce” tenta di coniugare la riflessione da mensile di approfondimento alla necessità di informazione puntuale su tematiche d’imprescindibile attualità.
A inizio 2016 l’attività diventa regolare testata giornalistica registrata al Tribunale di Torino. Si apre così una fase nuova: al lancio della prima campagna abbonamenti si abbina la ricerca di nuove e significative forme di diffusione sul territorio, per poter proseguire nella mission proposta e mantenere viva l’attività redazionale.
Si diversificano gli ambiti di collaborazione, per lo strumento-giornale e per le professionalità impegnate in redazione: all’attività redazionale principale si affiancano inediti fronti di ricerca e impegno nella direzione di quell’inclusione sociale che per essere davvero tale, deve definirsi anche culturalmente. Su tutti, il sentiero dell’accessibilità museale.
Una filastrocca di Gianni Rodari diceva che è difficile fare cose difficili: parlare al sordo, mostrare la rosa al cieco. Il linguaggio di facile lettura nasce proprio per questo: per “dare la mano al cieco, per cantare al sordo, per liberare gli schiavi che si credono liberi”.
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Per contattare la redazione di Sottovoce: sottovoce.redazione@gmail.com
Su Facebook: La Bottega Cooperativa Sociale
“Le parole”
(Gianni Rodari)
Abbiamo parole per vendere
parole per comprare
parole per fare parole
ma ci servono parole per pensare.
Abbiamo parole per uccidere
parole per dormire
parole per fare solletico
ma ci servono parole per amare.
Abbiamo le macchine
per scrivere le parole
dittafoni magnetofoni
microfoni telefoni.
Abbiamo parole
per far rumore,
parole per parlare
non ne abbiamo più.
da Il secondo libro delle filastrocche, Einaudi, Torino 1985.