SILVIA PIO
Oggi sono sola: posso dedicarmi alla scrittura.
Per prima cosa controllo la posta elettronica e rispondo alle amiche del cuore, faccio il preventivo per una traduzione e rivedo l’articolo da mandare al giornale. Mi piace fare colazione davanti al computer. Mi piace anche passarci le serate, ho tanto lavoro e finisco sempre tardi.
Oggi mio marito è andato alla manifestazione di protesta nel capoluogo per la salvaguardia del salario (bella parola, magari il sale valesse ancora tanto) e tocca a me portare il pranzo a sua mamma. Faccio l’arrosto come piace a lei e le pulisco la verdura. Di già che ci sono preparo una saltata di cavolo-carota-cipolla alla cinese per stasera (tagliare a striscioline la verdura e farla saltare con un po’ d’olio e salsa di soia. Si mangia calda o fredda) e delle crudità. Che bella la verdura biologica. Per risparmiare la compriamo a cassette, così ce n’è sempre tanta da mangiare. E da pulire e da cucinare.
A volte guardo con spirito di trasgressione il camioncino di BoFrost e mi viene un brivido di piacere: prendere un pacchetto dal freezer, metterlo nel microonde (no, il microonde non ce l’abbiamo, che non si sa se fa male) e mangiarlo davanti alla tv, anche solo davanti al computer.
Roba da single.
Prima di andare da mia suocera, compro il pane. Che bello il pane fresco ogni giorno. E poi è una scusa per uscire. “La spesa a piedi è la palestra dei poveri”, diceva mia mamma. Allora facciamola, ‘sta palestra, e intanto compriamo anche quello di cui hanno bisogno gli altri.
Loro (penso ai miei famigliari come un’unica identità, una cosa sola, separata dalla mia. La mia di identità non l’ho persa, nonostante i loro sforzi) ci tengono al mio benessere. “Stai sempre al computer, esci un po’ che ti fa bene. Mi compri due quaderni?”. “Fermati un attimo e mettiti sul divano a riposare. Mi correggi il compito d’inglese?”. “Quando esci devi sempre fare le commissioni, adesso vieni con me a fare due passi per rilassarti. E non dire che sei appena tornata, la vera passeggiata si fa senza meta”.
Ma oggi… oggi sono sola e posso scrivere.
Vado dalla suocera, che mi propina il caffè e tutte le chiacchiere del quartiere. Da quando si è rotta il bacino non riesce più ad uscire e spesso riceve le vicine. “Oggi sei sola, povera. Stai qui a pranzo che ci teniamo compagnia”. Ma sì, le crudità davanti al computer le mangio un’altra volta.
Torno a casa e mezza giornata è finita. Intanto sono arrivati i ragazzi: ma non dovevano stare a scuola tutto il giorno? Si sono moltiplicati e devono preparare un’interrogazione. Magari hanno fame …
C’è il pane fresco e il formaggio (era per stasera, pazienza, cucinerò qualcosa): faccio dei panini. Che belli i figli adolescenti, ti movimentano la vita.
A volte penso a mia madrina che non ha avuto né marito né figli. Viveva a Torino nel primo dopoguerra e lavorava all’Alleanza Cooperativa, un antenato dei supermercati. Aveva un orario lungo, sei giorni la settimana, ma la sera usciva sempre: l’opera, la rivista. La domenica, poi, a messa e al cinema.
Roba d’altri tempi.
Le tre del pomeriggio, adesso scrivo.
Dieci messaggi di posta elettronica con le richieste più svariate. In mezz’ora rispondo a tutti. Un’ora al massimo.
Dopo mi faccio una tazza di tè e me la porto davanti allo schermo. Una pagina bianca, un documento vuoto.
“Sono già tornato, sapessi che bella manifestazione” (si capisce chi è, no?) E comincia a raccontare. Accidenti, ho dimenticato di chiudere la porta dello studio. Quando la porta è chiusa vuol dire che non voglio essere disturbata. Loro rispettano i miei tempi quando sono in ritardo con il lavoro, li rispettano quasi sempre. Ma oggi dovevo essere sola e non ho pensato alle regole del traffico familiare.
Quando termina tutti i dettagli (guerriero di ritorno dalla battaglia: guarda donna che mondo eroico è il mio!) dà un’occhiata allo schermo bianco: “Hai già finito di scrivere? Chissà quanto hai prodotto in un’intera giornata! Ora andiamo in cucina a farci una tisana. La vera tisana del benessere si prende in due”. Le massime sono il suo forte. E non ha visto la mia tazza sulla scrivania.
Che bello un lavoro da casa. Puoi organizzarti come vuoi, e badare alla famiglia. Una donna è importante che stia dietro al marito, ai figli, agli anziani. È il suo ruolo tradizionale. La società ne guadagna e ne guadagna anche la famiglia.
A volte leggo gli annunci di lavoro. Mi attira soprattutto la frase ‘trasferte all’estero’. Bisogna sapere le lingue (il requisito ce l’ho), avere una laurea (idem) ed essere flessibili ed adattabili (più di così!). E mi vedo il film: un’attività sul campo, di responsabilità, ben pagata, e la sera: vita sociale.
Roba da fantascienza.
Disegno: Silvia Pio
Margutte pubblicherà pagine di altri diari.