STEFANO CASARINO.
Giunto felicemente alla VII Edizione, il Noli Musica Festival si è aperto sabato 16 luglio con un’autentica chicca: “L’Elisir d’amore… in cascina”, un’originale proposta del capolavoro donizettiano in forma di spettacolo itinerante con degustazioni e buffet.
Chi conosce l’opera sa che l’ambientazione rustica è essenziale per lo sviluppo della storia e per la comprensione della psicologia dei personaggi (l’ingenuo contadino Nemorino; la colta ma in fondo sempliciotta Adina; il burbero sergente Belcore; l’imbonitore da sagra di paese Dulcamara): bene hanno fatto, dunque, gli ideatori a scegliere il congeniale sfondo dell’Altopiano delle Manie sopra Noli. Bisognava però fare i conti non solo con lo spazio aperto ma anche con l’oggettiva penuria di mezzi a disposizione.
Niente orchestra, ma tre musicisti eccellenti del Noli Festival Opera Ensemble: Andrea Albertini al pianoforte; Chiara Alberti al violoncello e Giuseppe Canone polistrumentista, che mai hanno fatto avvertire l’assenza del pieno organico orchestrale.
Impensabile anche proporre integralmente l’opera: necessario, quindi, il ricorso ad una voce narrante, che non poteva che essere… Cupido, visto che si parla tanto di “amore”! Inventato di sana pianta come personaggio, il bravo attore che lo rappresenta, Tony Marzolla, introduce la vicenda, ne sottolinea i momenti salienti, riassume ciò che viene per necessità omesso: con interventi improvvisi e con un’affabulazione gigionesca, a tratti pulcinellesca, che non ha mancato di far ridere a più riprese il pubblico.
In scena, al tramontar del sole, un bucato steso in piena vista; un Nemorino in panni rusticissimi; un Belcore… vestito da vigile urbano (garbata attualizzazione) che arriva a sirena spiegata a comminare multe… persino al Sindaco di Noli in prima fila!; Norina tutta avvolta nel suo caldo scialle e Dulcamara tutto sberluccicoso accompagnato da due belle ragazzine (siamo o no in tempo di vallette, veline, escort?) a cui non manca di prodigare bacetti mentre abilmente infinocchia gli astanti promettendo pozioni miracolose.
Primo a farsi ascoltare ed applaudire, il giovane talento tenorile Oreste Cosimo, vincitore del Concorso “Voci Verdiane” di Busseto del 2013: a suo agio nella parte, credibilissimo giovane innamorato disposto a tutto pur di farsi notare dalla sua amata che lo disdegna. La sua interpretazione è andata in crescendo, culminando in quell’autentico miracolo musicale che è Una furtiva lagrima, cantata con grande dolcezza, con sapiente uso di mezze voci e adeguata profusione di slancio amoroso.
Ascoltare Linda Campanella è, per chi scrive, sempre occasione di profonda gioia e di immutato stupore per la bellezza della voce, le impeccabili doti tecniche e l’incredibile capacità di calarsi in una parte, quella della mutevole Adina, a lei particolarmente congeniale: bravissima sempre, ma a dir poco entusiasmante nel finale, il suo Prendi per me sei libero è un autentico piacere dell’anima.
Piacevole sorpresa, l’eccellente Belcore di Michele Govi: mattatore in scena (credo che più di uno tra il pubblico l’abbia preso inizialmente per un vigile autentico!), pregevolmente eclettico, voce piena e convincente, ha reso magnificamente l’aria d’entrata (Come Paride vezzoso) e ha costantemente catalizzato l’attenzione del pubblico.
“Jolly” dell’opera è certamente Dulcamara: simpatico furfante, che spaccia vinello al posto di elisir, archetipo di tutti i venditori disonesti. Matteo Peirone è stato istrionicamente e vocalmente perfetto, un autentico spasso sin dal suo ingresso in scena (Udite, o rustici), con azzeccate improvvisazioni e “libertà” dal libretto di Felice Romani.
Valga un solo esempio: nell’originale, Dulcamara rivela al pubblico che ciò che propone di acquistare allo sprovveduto Nemorino “è Bordeaux, non elisir”: Peirone lo muta nel savonese “U’ l’è Busetu, non elisir”: cita cioè il vino locale, specialità della zona. E il momento enogastronomico non poteva mancare: altra apprezzata trovata, esplicitata dall’immancabile Cupido, quella di trasformare i duecento spettatori negli invitati della festa di matrimonio che fa da intervallo tra il primo e il secondo atto: un abbondante buffet, che ha permesso di apprezzare l’ospitalità della celebre Trattoria “Da Ferrin”, che non ha lesinato vivande e bevande, tra cui appunto il sunnominato Buzzetto.
Avere l’ardire di proporre in modo così accattivante la lirica significa dimostrare ch’essa può risultare facilmente abbordabile anche per un pubblico di non esperti: chi è venuto senza sapere nulla né della trama dell’opera né della musica di Donizetti ha certamente riportato l’idea che “lirica” non vuol dire sempre e comunque “noia”, che anzi essa sia (possa essere) divertente, intrigante, “popolare” nel senso più pieno e nobile. Scommessa vinta, dunque.
Un’unica nota stonata, è proprio il caso di dirlo: la temperatura atmosferica! Abbiamo, in fondo, assistito ad un bel “sogno d’una notte di mezza estate”: ma faceva davvero freddo, in quella suggestiva e selvosa “location”. Se il buon Dulcamara avesse previdenzialmente proposto al pubblico, oltre al suo “magico elisir”, anche dei caldi maglioni, avrebbe decuplicato i suoi introiti! Non per questo, però, qualcuno ha defezionato. Siamo rimasti tutti, dall’inizio alla fine, riscaldati nella mente e nell’animo dalla bellezza della musica donizettiana e dalla gradevolissima compagnia di tutti gli interpreti.
Alla fine, fragorosi ed insistiti applausi per tutti.
Una serata deliziosa, di festa ed entusiasmo: il miglior volano per il proseguimento del Noli Musica Festival, una tradizione ormai consolidata che può e deve andare in crescendo e della quale la bellissima città di Noli può a ben ragionare andare assolutamente fiera.
(Le foto sono di Francesca Barbano)