Perché non cento?

Copertina libro piccola

Alessandro Pagani, Perché non cento?
Casa Editrice: Alter Ego / Augh – ISBN 9788893430005

Porgi l’altro e aggancia

Non vivere d’eclissi
o come fragil cruna
ma pungi come spillo
non far come la luna
che delega le stelle
e poi si nasconde
vortica nel mezzo
non sulle sponde
batti lo scoglio
come fa l’onda
brucia come falò
nella notte fonda
noi non siamo sabbia
che si confonde nel vento…

e se ti porgon guancia
porgigliene cento.

***

Voglio andare a ridere in campagna

Muti cadono riflessi
su spighe d’oro
ed un canto rurale
si fa nenia
mentre cibo povero
diventa ricco
tra un’altalena morta
e un cipresso alato
ornato da silenzi
di queste parti
tu rimani lì
non parti
attaccato alla terra
come una radice
di sole e speranza
e non esistono colori
così colorati
divinamente sistemati
in tutti e quattro i lati
che non puoi e non vuoi
farne senza.

Difficile fragilità
d’una semplice potenza.

***

Viottoli di luce

Cosa diresti se t’inghiottissi amorevolmente
mentre cammini violenta sotto il sole d’autunno:
quando diademi nascevano dai tuoi disgusti
eravamo buio, nascosti in viottoli di luce.
E dov’è adesso la tua gioia,
seguiva sempre le tenebre
come quel vento viola?
Oppure era nascosta
dentro i cipressi illuminati
delle strade cieche?
Aprite i limoni
e troverete sole amaro,
mentre si spengono
due ombre nel silenzio.

Erano realmente due?

Dalla Prefazione di Vincenza Fava

… ci troviamo di fronte a una poesia atipica, sperimentale e allo stesso tempo legata alla tradizione, alla rima, alla canzone, al sonetto, allo stilnovo, al verso libero e alle avanguardie del Novecento. I versi di Pagani tendono spesso all’ambiguità e al gioco generato dall’accostamento delle parole, dal loro richiamarsi attraverso assonanze fonetiche grazie a una sbrigliata fantasia e a un gusto genuino per la parodia. Basta variare spazi e accenti o una parola per cambiare rocambolescamente il significato dei nomi, di una frase o il titolo di una canzone pop (Il gelo in una stanza, Voglio andare a ridere in campagna). L’autore si diverte con gli anagrammi e i toscanismi, con alcuni lemmi della lingua inglese, con le onomatopee e si accosta addirittura al modello testuale dello scioglilingua in funzione ritmica (…)

Ecco, Pagani possiede sia la vena umoristica del nonsense che il solido contenuto del pensiero razionale. Eccetto alcuni brevi slanci lirici affidati esclusivamente al verso libero in cui l’io del poeta si confronta con sé stesso, con i propri sentimenti e con la propria vita, l’intera silloge è lontana da ogni ripiegamento narcisistico e decadente: appartiene oggettivamente al lettore ed è questo il dono più grande dello scrittore che sottrae il proprio io dai versi fino a scomparire, per lasciare un’impronta universale. L’autore attinge a locuzioni popolari e dotte, conosciute, amate e apprezzate da tutti, a slogan e prodotti pubblicitari come il famoso Amaretto di Saronno che diventa parodisticamente l’Amoretto di Saronno, ma ciò che torna automaticamente alla memoria, come un déjà vu immaginifico, è inserito in una nuova e gratificante significazione attraverso il guizzo improvviso dell’intuizione iperbolica, dell’ironia e del gioco, senza dimenticare l’importanza del pensiero svelato in modo compiuto nelle chiuse finali. (…)

Perché non cento è un inno alla vita anche quando il poeta si concede alla malinconia, all’attesa dell’amata, al dilemma dell’amore tra quei Viottoli di luce che ognuno di noi ha attraversato almeno una volta nella vita: il sole e l’ombra, la luce e le tenebre come un nascondersi e uno svelarsi del mistero dell’esistenza. Tuttavia è l’atteggiamento goliardico che prevale e lo deduciamo dalla poesia Canzona una vera e propria dichiarazione poetica da cui emerge contemporaneamente anche una concezione della vita molto vicina al carpe diem oraziano della Canzona di Bacco di Lorenzo de’ Medici a cui l’autore rifà il verso: “Perciò ricorda la gioia è una scelta, / come passante che prende la via. / Questa la somma del sommo volere: / chi vuol esser lieto, / che lieto ne sia.” Se è vero che “carmina non dant panem”, è vero anche che la poesia, e nel caso specifico la poesia di Alessandro Pagani, consola e ci sostiene nel faticoso mestiere di vivere.

Ale4 (2)
Alessandro Pagani è nato nel 1964 a Firenze, dove vive e lavora presso l’Azienda Sanitaria Locale.
Appassionato di poesia da sempre, ha fatto parte negli anni ’80 del movimento artistico underground fiorentino Pat Pat Recorder.
Nel 1988 inizia un percorso come musicista con svariati gruppi tra i quali gli Stropharia Merdaria, i Parce Qu’Il Est Triste, gli Hypersonics (con cui ha partecipato ad Arezzo Wave), i Subterraneans e successivamente con i Valvola, insieme ai quali fonda l’etichetta discografica Shado Records.
Attualmente è batterista della desert rock band Stolen Apple.
“Perché non cento?” edito da Alter Ego, è la sua prima pubblicazione, dopo il libretto autoprodotto del 2011 “Le Domande Improponibili” (tutto quello che avreste voluto sapere sulle risposte, e non avete mai osato chiedere).
Una recensione si trova qui.

rifrullo