I Camillorè tra rock e teatro-canzone.
Nepòte miì si muèrte e non iè nùdde e non iè nùdde e non iè nùdde
Mò stàtte apprìsse a me do non iè brutte, do non iè brutte,do non iè brutte
Vìine che me la nònne, sime fantàsm la nònne,
nu pàre de rrenzèl n’gàpe e na landerne rotte!
Vìine che me la nònne, sckàme che me la nònne
le senza diìnde e quatte fàcce tutte sòpe e sotte.
Vìine che me la nònne, ngè divertime la nònne,
sciàme a teràie le pìite a spadriàte vocche vocche.
Vìine che me la nònne,a mane a mane la nònne.
Uè la nònne, uè la nònne,uè la nònne!
Stanòtte si u patrùne de la lune de la lune de la lune,
non si chiangènne fìjgghie a bbùne, a bbùne, a bbùne.
Iì e te a cavàdde de na checcevàsce, na checcevàsce, na checcevàsce.
O senne de le besciàrde non mà de pàsce, non mà de pàsce, non mà de pàsce!
Vìine che me la nònne, scìame a ballàie la nònne
a lè pezzènde arricchisciùte mò ngì vèène la gòcce.
Vìine che me la nònne, rìte che me la nònne.
Uè la nònne, uè la nònne,uè la nònne!
Stanòtte si u patrùne de la lune de la lune de la lune,
non si chiangènne fìjgghie a bbùne, a bbùne, a bbùne.
Preddìtè jìnde a le recchie a le sègnure, a le sègnure a le sègnure
e pò ngè ne fescìme mure mure, mure mure, mure mure.
Vìine che me la nònne, sà fatte dìi la nònne
ci t’ apparùte disgraziàte a te assà la sòrte
stàtte che me la nònne, sciàme a cantàie la nònne,
u munne iè sembre belle pur e acquànne vène la morte.
https://youtu.be/WpH8aSlReow
TRADUZIONE
Nipote mio sei morto, ma non è niente (3 volte)
Ora stai appresso a me, qui non è brutto (3 volte)
“Vieni con me,(amore di )la nonna”.
Vieni con me ,siamo fantasmi
un paio di lenzuola in testa e una lanterna rotta.
Vieni con me, urla con me
i poveri di spirito e gli ipocriti avranno una lezione.
Vieni con me ,ci divertiamo,
andiamo a tirare i piedi ai ciarlatani.
Vieni con me,la nonna!
Stanotte sei il padrone della luna (3 volte)
non piangere figlio mio inutilmente (3 volte)
Io e te a cavallo di una civetta (3 volte)
al sonno dei bugiardi non daremo pace (3 volte)
Vieni con me la nonna andiamo a ballare la nonna
ai pezzenti arricchiti spaventeremo.
Vieni con me, ridi con me .la nonna!
Stanotte sei il padrone della luna (3 volte)
non piangere figlio mio inutilmente (3 volte)
Solleticheremo nelle orecchie dei signori (3 volte)
e poi fuggiremo di soppiatto(3 volte)
Vieni con me,
si è fatto giorno
se ti è sembrata disgraziata la sorte,
andiamo a cantare,
il mondo è bello
anche quando viene la morte.
Come un rinoceronte nella ventiquattrore,
prigioniero delle smanie di un commendatore,
che, annoiato da grigie città,
in vacanza fiero se ne va
a Cala la Braga dove tutto si avvererà.
E non piove per anni sulla Costa Bugiarda,
si baratta l’ingegno in cambio di una coccarda,
simboleggia la coralità dei novanta gradi di relax.
A Cala la Braga, mare, sole e complicità.
Io invece mi sa che preferisco stare
su dirupi e montagne del mio faticare.
Sono pronto alla facilità di passanti che mi dicono:
“Ma a Cala la Braga,lei è tra i pochi che non ci va?”
Amici, io devo comprarmi una macchina nuova,
devo comprarmela, devo comprarmela!
La ragazza laggiù mi consiglia la chiusura centralizzata
verso ogni forma di sconforto e di paura climatizzata.
Essenziale che abbia il cambio di mentalità automatico,
escludo a priori l’opzione del volante psicosomatico.
Amici, io devo comprarmi una macchina nuova!
Fendinebbia adeguati ai banchi di stupidi e idioti a pochi metri,
pneumatici autocritici e insensibili a chiodi e vetri.
Marmitta catalizza-poesia, basso consumo d’ipocondria,
la macchina che fa per me è il nuovo modello dell’Auto-Ironia.
Al concessionario del Furbone mormorano: “È vero la pubblicità ha ragione!”
Quattro-ruote fa l’apologia della rivoluzionaria Nuova Autoironia.
Sono stanco di motori a scoppio instabili, sono stanco di calessi detestabili.
Che meravigliosa autovettura, intelletto in curva e le salite in Ragion Pura.
Una retromarcia delicata,è antropologicamente la più consigliata.
Sono stanco di tristi auto-cicli aulici, sono stanco di Tre-ruote rozzi e fradici.
Io voglio un’accelerazione fuori rotta senza mani, senza sosta.
E ho capito come si guida su questa sdrucciolevolissima mia vita.
E adoro la rottamazione porta a porta, vecchie auto sulla forca,
io ho capito come si guida su questa sdrucciolevolissima mia vita.
Allegra, spaziosa e divertente, design originale e rispettosa dell’ambiente.
Sei tu la mia monovolume, meccanico destriero per fuggire dal piattume.
Sono stanco di ansiosi velocipedi, sono stanco di folli pedoni e bipedi.
NON MORDETE LE ALI ALLA CICOGNA
Da bimbo ho morso un’ala alla cicogna che sorvolava il regno di Sghisghigno
L’uccello indispettito la rotta ha poi invertito
lasciandomi nel ventre della Terra dei Per Sempre Soffrirai.
Solo Dio lo sa chi mi salverà.
Tra le viuzze antiche e trasandate si affollano poetesse non amate.
Bivaccano i papponi con sigari e bastoni
e un orso con decoro ruba pane e pomodoro e se ne va….
Solo Dio lo sa chi mi salverà.
Non c’è più passione, non c’è più religione,
non c’è una canzone, non c’è più, non c’è più!
Non c’è più la medicina qui si vive una latrina,
non c’è più nessuno, non c’è più, non c’è più!
Ma c’è sempre la solita frase che non posso ripetermi più.
Che sogni non ne ho, sogni non ne ho, sogni non ne ho, sogni non ne ho!
Che sogni non ne ho, sogni non ne ho, sogni non ne ho, sogni non ne ho!
Sogni invece li ho!
Ma un giorno con accento valdostano io prenderò il destino contromano
darò agli imperatori e ai grassi monsignori
la mappa per trovare la felicità mondiale ma mi sa ..
che “l’invidia giammai li addolcirà!
Quando e come vi siete avvicinati alla musica come espressione artistica?
Dopo tanti anni di sudore, prove in cantina e composizioni inedite nel 2005 abbiamo cominciato a girare prima in Puglia e poi in tutta la nazione, “scavalcando-montagne” e ritagliandoci una fetta di nostri seguaci pronti a darci man forte in ogni città. Abbiamo suonato e cantato a squarciagola i nostri brani senza alcun timore visto che erano pezzi del nostro cuore. E la nostra veracità è stata ripagata con l’affetto della gente che frequentava e frequenta ancora oggi la situazione musicale underground italiana.
Quali suggestioni musicali e/o riferimenti letterari confluiscono nelle vostre produzioni musicali e testuali?
Suggestioni musicali tante, anzi tantissime. Siamo 5 teste che amano i generi musicali più disparati. Quando arrangiamo un brano ognuno nel suo piccolo riesce a mettere al servizio della band la sua dose di creatività e porta dietro di sé il suo bagaglio di atmosfere e suoni che più ama dando ad ogni pezzo diversità e contaminazioni mai uguali tra loro. Dal punto di vista testuale invece amiamo molto Eduardo, Pirandello, Kafka. Insomma autori originali e spesso visionari che cerchiamo di far confluire nel nostro regno di Sghisghigno. Terra dell’immaginifico e della realtà stravagante.
Come vivete la tradizione del teatro-canzone?
Amiamo tantissimo comporre ed esibirci dando un non so che di teatrale ai nostri concerti ma anche all’interno delle nostre canzoni. L’ironia e la verità che si respira nel teatro-canzone è qualcosa di straordinario che da sempre abbiamo seguito. Il più grande per noi è Gaber. Irragiungibile Maestro. Punto di riferimento ineguagliabile.
Breve biografia.
I Camillorè sono un gruppo musicale pugliese che spazia tra il rock e il teatro-canzone.
Davide Ceddìa (voce), Roberto Baratto (tastiera e fisa), Gerardo Antonacci (basso) e Rob D’Elia(chitarre). Inoltre si avvalgono spesso nei live e nelle registrazioni della collaborazione alla batteria di Giuseppe Santorsola.
Attraverso una poetica ironica e una musicalità coinvolgente, i Camillorè ambientano le loro storie musicali a Sghisghigno, terra di personaggi immaginari e surreali, che li ha sempre resi molto apprezzati dal pubblico e dagli esperti del settore.
Hanno pubblicato 3 dischi ufficiali (Non Mordete le ali alla cicogna, Graffi e Perle, Il Kaos della Solitudine), un EP live (Principe Mio) e, agli inizi del 2013, hanno firmato la colonna sonora di “Teresa dondolava”, cortometraggio di successo.
Nel 2015 hanno cominciato la lavorazione del loro 4° album in studio.
Ciò che segna la svolta artistica dei Camillorè è la vittoria del “Primo Maggio tutto l’anno” nel 2010 e che ha consentito alla band di esibirsi sul prestigioso palco di Piazza San Giovanni a Roma.
Grazie all’onda mediatica del Concertone, i Camillorè hanno preso parte a parecchi eventi musicali e condiviso il palco con importanti artisti nazionali e internazionali come i Gogol Bordello, Bandabardò Roy Paci, Punkreas, Niccolò Fabi, Bisca, Edoardo Bennato, Asian Dub Foundation e Baccini.
Degne di nota, anche, sia le loro partecipazioni a concerti organizzati da Demo Rai Radio1 e sia la loro esibizione a “E Diela Shqiptare”, noto programma televisivo albanese condotto dal popolare Ardit Gjebrea.
Nel 2011 hanno ricevuto il premio Medimex della clip promozionale più votata indetto da la Repubblica XL e Puglia Sounds con il brano in vernacolo barese “La Nònne”, il cui video è tra i finalisti PIVI del 2012.
Hanno collaborato con affermati jazzisti pugliesi come il sassofonista Roberto Ottaviano, il pianista Livio Minafra e il direttore d’orchestra Michele Marzella.
In quasi 10 anni di attività hanno collezionato centinaia di concerti in Italia e all’estero suonando in tantissimi festival nazionali tra cui Giovinazzo Rock Festival, il MEI, lo storico Bari In Jazz, Acqua in Testa, Arè Rock, Med Fest, Suoni di Marca.
Hanno vinto ben 25 premi nazionali tra i quali Giovani Suoni, Festival Andriese, Lamezia Demo Fest, il “Best Performer” al Sele d’Oro e Festival Pub Italia.