Durante l’inaugurazione di “Respiro d’autunno”, la mostra d’arte organizzata ogni anno da Bruno Capellino con un titolo che richiama la stagione, Margutte è stato invitato a portare un contributo poetico. Queste sono le letture scelte per l’occasione.
GABRIELLA MONGARDI
Monte Gelas d’autunno
Vertiginosamente
impone il monte la sua ombra
sulla conca,
sprigiona
la sua rocciosa ribellione,
il bisogno di lotta
e di sfida -
le falde di luna
sprofondate
nella quiete della conca,
nido d’erba autunnale
e zucchero filato.
***
Fantasmi
Ti aspetterò col batticuore
come se fossi ancora adolescente,
come se fosse il primo appuntamento.
Mi apparirai fra uno sbuffo di nebbia
vestito dei colori dell’autunno,
saldo come roccia metamorfica
riflessa in una pozza.
Ti riconoscerò dal passo
che crocchia sulle foglie,
dall’ombra che svanisce
alla svolta del sentiero…
***
L’erba secca dell’autunno si china
su passi perduti,
su sentieri
che non si sono percorsi.
Tra case mai abitate l’olina
è una carezza silenziosa
di mani che non si sono incontrate,
di vite che troppo tardi
si sono incrociate.
Bandiere di preghiera
lasciate da esuli
i fili d’erba prostrati.
***
Autunno
S’è rinfrescata l’aria nel giardino,
l’ombra s’è fatta leggera leggera,
ha accarezzato in punta di piedi
le sedie vuote,
le parole non dette –
il suo misterioso sorriso
è riparo, congedo, distacco -
il giardino attende l’inverno.
dal blog Stilleben
MICHELE GHIBAUDO
Credimi
Andiamo avanti senza sentire gli stracci pesanti , secchi, pieni di rimpianto, legati alle caviglie,
andiamo avanti anche se le stringhe delle scarpe dei più bei sentieri perdute ritornano sempre a strozzare tutte le dita
andiamo avanti scrosciando i piedi nello scroscio insopportabile dietro alla nuca, fin dentro alla fronte, che viene da dietro a tutti i venti
andiamo avanti a bere le schegge dei nostri incontri frantumati, ed il vino dei nostri sguardi lasciamolo sul fondo della mia bottiglia d’uve rancide e dai riflessi meravigliosi
andiamo avanti quando le foglie ci coprono d’ocra e verdi spruzzi e senape e rosso come la luce che filtrava quel giorno, sotto alla quercia in settembre nata dal nostro impeto di tempesta, dalla nostra stretta rabbiosa, dal nostro pianto di tempesta
andiamo e portiamo con noi le pellicole rarefatte, di voci sottili, sospirate, del colore della foschia, per le nostre pause in angoli bui, sperduti per darci ancora il suono del silenzio ma un po’ più forte, per accontentarci, per ubriacarci lievemente del favoloso librante, del sospeso perdono leggero
andiamo ed alziamo le polveri di foglie sbriciolate dal rancore di tempesta arida, senza un filo di acqua di un filo di fiume di un filo di pioggia sul viso, arido da creparsi e risucchiare nei fossi degli zigomi le polveri di foglie di questo autunno di passi e passi e passi e passi immobili e passi immobili. Vieni.
Cerca di ricordare l’acqua. Andiamo avanti e pioviamo insieme una tempesta di pianto, sgorghiamo dalla musica di quel piccolo organetto che in settembre, ricordi, quel settembre sotto ai giovani grappoli profumati di dolcezze infinite, ci disse andiamo e siamo fiume, pioggia, foschia, pozza, lacrima d’un lieve pianto, vieni, simile al nostro andare, nonostante tutto, nonostante tutto ciò che rende il passo così stanco, nonostante tutto, credimi, io vivo anche per il pianto.
(inedita)
SILVIA PIO
Pare un fiume dal rombo
che sovrasta
ogni altro suono e pensiero
e distrae il quotidiano duolo
e trasporta in luogo diverso
muto
quasi assoluto
Ed è pioggia
che con accento deciso
scombina la noia e l’accidia
riporta in auge la vita
e di violento desio
di voluto destino
risveglia l’autunno
***
Langa Luna
Valle invisibile risuoni nella notte
del brivido delle albere
e della civetta poeta
Viva di rintocchi
il muto concerto dei ricordi rimbalzi
e aspetti di manifestarti
con l’arrivo del chiarore
che s’annuncia nell’onda del prato
Come dopo un’attesa di senso
riveli un profilo
un fantasma di muro
nel mutare dell’ombra
un accenno del vero
(inedite)
NICOLA DUBERTI
Tredici modi di vedere la nebbia
EZIO BRIATORE
Padre
Con te padre
che reggi sulle forti spalle
alto a cavalluccio
il tuo frugolo a volare sul mondo
con te
padre
che lo afferri con mani d’acciaio
e op-là
lo deponi a capriola
come l’acrobata-fachiro di strada
alla fiera di settembre
con te
padre
nel bosco senz’aliti
albeggiante
d’una breve speranza di sole
con te
padre
che guidi il cucciolo
su orme lente e fidenti
suoi
i torpori negli occhi
ancora grevi del sonno
presto infranto
alla frizzante carezza
della notte rorida
sei andato avanti
padre
nel bosco immoto
non più il fruscio dei tuoi passi
e l’invito giocoso alla finta corsa
che premia
il piccolo uomo
tra le tue braccia
albeggiava la breve speranza di sole
tra quei rami
sorge la nuda certezza della notte.
da “Altalena di versi”,
Edizioni Ël Pèilo Mondovì 2014