La poesia di Marie-Clotilde Roose
A Peter,
Che cosa facciamo di queste
assenze?
Le anime sono forse
come quelle navi
che superano la linea
dell’orizzonte?
Vorremmo che loro tornassero
Con le vele spiegate
a raccontarci le meraviglie
che hanno visto.
Ci rimane la spiaggia
la sabbia dorata
dove affondare i piedi
nel ricordo del sole
questa polvere di stelle
che ci impasta
e noi impregnati d’essa
raggiungiamo un giorno
l’umile orizzonte
la linea blu.
*
Nella notte chiara di giugno il mio bambino dorme come un calice
sfioro la sua pelle: petali setosi dove sogna qualche perla
di sudore odorante miele e muschio mescolati
ogni bambino è un fiore unico ed io piango in silenzio
una pena immobile tesa da un circolo all’altro
depositata nel palmo invisibile del Cielo
per tutti coloro che la guerra e la violenza umana
segna ingiustamente
fiori appena sbocciati
gettati calpestati
nel terrore indelebile
il fragore e il sangue
mentre nessuno è capace di ricreare, una volta rotto
un tale miracolo
di serena bellezza
Marie-Clotilde Roose©
Quando ha cominciato a scrivere?
Ho cominciato a scrivere a tredici anni, in reazione all’ondata di cattive notizie che ascoltava mio padre alla radio: “Non parlarmi più di…” (descrizione di elementi negativi) “Ma parlami di…” (elementi positivi, stimolanti”) erano le prime parole dell’Ado-poeta, in rivolta e in attesa d’altro.
Come definirebbe la poesia?
Mi si permetta di riprendere una corta definizione inviata a Laurence Pieropan per un simposio: «La poesia è un pensiero fugace, immesso in alcune parole adatte a trascriverlo. A seconda che questo pensiero sia articolato, portato da una potente ispirazione, o conciso, come un aforisma, diventerà una lirica più lunga o più breve. È un ritmo a portarla, e si impone al poeta. La musicalità ed il soffio interno alla poesia sono elementi chiave del suo significato». Aggiungerei che la poesia cristallizza delle emozioni: essa è intimamente legata al vissuto del soggetto, anche se trascende la sua singolarità per attingere, qualche volta, ad una dimensione universale. Senza essere necessariamente narrativa, è testimone di una storia, per quanto breve. Ne è la risonanza, capace di toccare un altro essere umano, di farlo vibrare a sua volta.
Biografia:
Nata a Bruxelles nel 1970, insegna attualmente filosofia e sociologia dell’arte nella Provincia di Hainaut. Premio Charles Plisnier 2006. Pubblica articoli culturali, di critica letteraria o filosofica. Numerose presenze in antologie, tra cui Les nouveaux poètes francophones, di Jean-Luc Favre e Matthias Vincenot (Ed. Jean-Pierre Huguet, 2004), L’anno poetico 2005 (Seghers), Poeti di oggi e La nuova poesia francese del Belgio (Liliane Wouters e Yves Namur, Le Taillis Pré, 2007 e 2009). Ha praticato anche canto e scrittura radiofonica (docu-fiction per France-Culture).
http://www.lecercledelarotonde.be/
(Traduzione a cura di Gemma Francone e Franco Blandino)