POESIE DI GABRIELLA MONGARDI, ATTILIO IANNIELLO, SILVIA PIO
IMMAGINI DI BRUNO CAPELLINO (dal “Salone d’autunno”)
Poesie di Gabriella Mongardi
Passione d’autunno
Nei boschi divampa
la passione,
sprigiona l’autunno
fiamme fulgide
di foglie e vento -
turbinano gli anni
nel risucchio del Tempo.
Autunno
(Euridice a Orfeo).
Dobbiamo andare,
non ti voltare
indietro.
Ad una ad una
dal cuore son cadute
illusioni memorie slanci.
Leggero il passo,
senza rumore sulle foglie…
Presagio
L’autunno s’affaccia
timidamente
in valle Stura –
sfuma
di nebbie la pianura,
rastrema
i profili delle vette,
trasforma
in canne d’organo
silente
il bosco di betulle -
versa
oro e argento
in terra e in cielo.
Haiku
Langhe d’autunno -
mosaico di ruggini,
rocche, rittani
Autunno in Val Ellero
Dalla valle incrostata di memorie
riecheggia la musica dell’acqua:
è facile in Val Ellero varcare
la propria personale linea d’ombra –
sorbi rutilanti di bacche
quiete fiamme di larici
trapunte d’argentei faggi
cime luminose di neve
consolano la fine dell’infanzia,
età illusa e delusa…
Poesia di Attilio Ianniello
Autunno
Autunno di luce e ombra in equilibrio
di boschi in attesa di altre spogliazioni
di colori impastati di sole e di terra
ora t’acquieti in sere di teneri falò
Le nebbie cuciono gli indulgenti sentieri
che fragili sfiorammo nei margini d’estate
tra pieghe di libera passione
e leggere vicinanze
Unite stanno in quiete le foglie sui margini
dove termina l’estiva scrittura
e la voce si consegna al silenzio
lasciato dai migranti uccelli
e preso da rugiade in forme di brine
nell’ombra del tempo
che è gioco e giogo
di dejà vu
Tornano dalla transumanza i desideri
lentamente e consapevolmente
come la volpe che passa
sul velo di ghiaccio del torrente
Bruciano se stessi come sterpi i desideri
nel vento che cancella le distanze
tra il tutto trovato e il tutto perduto
irrimediabilmente
Uniscono i piatti della Bilancia i desideri
orientandosi nella strada che porta verso casa
verso la terra dove s’addormenta il moto
e si gioca alla speranza
Come rizomi stanno
come guardiani di stazioni dismesse
sognando serti di sbocci incorreggibili e treni
fuori orario
Nostalgie transitano sugli anni e i giorni
come torrenti in cerca della foce
dove il canto ricorda il Giardino
e dei progenitori la creazione e la cacciata e forse il ritorno
Muore il grano in brumose lingue di terra
e si frange lo sguardo nelle figure ormai assenti
verso cui la meridiana sibila
uno spasimo d’eternità
Nulla nelle parabole di falò e terre spiega
la dolorosa speranza di foglie accartocciate
di nebbie in attesa d’un gelo
che ancora renda terso il cielo
E non si lasciano offerte alla morte
e i rami tormentati dalla pioggia
tacciono educando
future gemmazioni
Ombre e luci nei tagli pietrosi d’essenziale orizzonte
ornano il respiro in una bruma dai confini ignoti
come nube di non conoscenza nel nitido esistere
Profezie d’autunno sigillano i luoghi
dove declina la misericordia del sole
e la luna ripara la lunga veste della notte
S’apre allora la memoria dell’avvento e muta macerie
in luoghi di trasfigurazione
Settembre
Se inizia dovrà pur finire
già si annuncia con cieli di nebbia
e una luce obliqua in cucina
La fine ha una nota più mesta
un colore dal tono più cupo
mentre un canto notturno d’uccello
è ricordo del tempo che cambia
È sgomento all’uguale cambiare
all’andare e venire
dei colori del bosco
Ma una nuvola spezza i pensieri
fa tornare all’usato lavoro
e serrare le imposte
al primo colpo di tuono
(da “Il tuono che tace”)
Ottobre
Rosse le foglie
e gialle e fruscianti
Ci affondo i miei passi
e cammino tra i rami
Dal paese mi arriva
l’odore del fuoco
Dalla terra
un profumo più amaro
che somiglia al passato
Ma cammino e trasformo
gli antichi dolori
dentro all’umido cielo
che ancora resiste
e accarezzo ogni foglia
ogni zolla
e saluto
la novella stagione
che sta per fiorire
(da “Il tuono che tace”)
(Pubblicato originariamente il 23 settembre 2013)