LORENZO BARBERIS
A quanto pare, Bob Dylan è intenzionato a non ritirare il Nobel per la Letteratura che gli è stato concesso. Mossa legittima, naturalmente, anche se un po’ nel segno del famigerato Nanni Moretti sui birignao dell’intellettuale di sinistra: “mi si nota di più se vado o non vado?”
Bob Dylan non è il primo a fare per virtude il gran rifiuto. Il primo letterato famoso è George Bernard Shaw, che nel 1925 accettò il premio ma non il denaro. “Posso perdonare Alfred Nobel per aver inventato la dinamite, ma solo un demone con sembianze umane può aver inventato il Premio Nobel.” Insomma, non è la colpa di aver inventato la dinamite il peggio, è il cattivo gusto di volersene redimere (e per paradosso Shaw ha un fondo di ragione, Nobel non è che fosse più colpevole di Einstein sull’atomica). E del resto Shaw era in battaglia con il mondo intero, come mostra questo cartoon più o meno coevo del non-Nobel (vedi qui).
Boris Pasternak, nel 1958, fu invece costretto al gran rifiuto dal KGB, che sotto Kruscev si era forse ammorbidito, ma non aveva cessato la sua moral suasion, diciamo, sulla cultura sovietica. Del resto pare che la stessa concessione del Nobel al russo in odore di dissidenza fosse un piccolo colpo di piccone all’URSS colpevole di aver segnato il primo gol nella partita spaziale, con lo Sputnik del 4 ottobre dell’anno precedente.
La satira russa, come vediamo, raffigurava l’autore del Dottor Zivago come una specie di gangster letterario d’oltreoceano, Panama, sigaro, montatura di corno, papillon e bretelle. “Tu vuo’ fa’ l’americano, ma sì nato da Stalin”, compagno Boris.
Seguirà, nel 1964, il gran rifiuto di Sartre, il quale sta di nuovo nel rifiuto di vanità, “per non essere trasformato in un’istituzione”, Dio ne scampi. Sartre avrebbe cercato già prima di rifiutare preventivamente il Nobel, ma niente da fare, e così diviene il terzo Nobel letterario lasciato a casa (ci sono ovviamente maggiori casistiche nel caso dei Nobel della pace, come ad esempio il diplomatico vietnamita che avrebbe dovuto ritirarlo con Kissinger, e che rifiutò: ma quelli letterari sono quelli che suscitano più curiosità e attenzione).
Qui a fianco, possiamo vedere il Sartre del rifiuto sulla stampa italiana di provincia, non so se “i Lucidi I Farabutti i Bastardi” parli di lui (e degli altri due?), certo è bella l’associazione con il sottostante Processo del Curaro (giallisticamente secondo me le due cose sono collegate, ne uscirebbe una bella crime story alla Agatha Christie).
Venendo a Bob Dylan, libero ovviamente di “rifiutare” il Nobel (moralmente, non i soldi e il premio), ci mancherebbe. Certo la cosa crea un problema in prospettiva: l’Accademia di Svezia, adesso, sarà più restia a concedere “Nobel Anomali” (che in fondo inconfessabilmente aiutano anche la celebrità del premio) e premieranno i poeti in grisaglia della situazione. Un peccato, solo perché volevo un Nobel al fumetto, e avevo già identificato un candidato plausibile, Neil Gaiman, che perlomeno ha scritto sette romanzi (più quelli per ragazzi) oltre all’attività fumettistica. Meglio ancora sarebbe stato l’inglese Alan Moore (che ha comunque scritto due romanzi in più di Bob Dylan), che col suo “Watchmen” a fumetti è al posto 37 della letteratura del Novecento, secondo una classifica inglese di qualche anno fa. Ma conoscendo Moore, credo non l’avrebbe ritirato nemmeno lui.
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