Canone I
Eppure con l’età delle parole
mutile di luce e superflue al cuore
supponevo le strade come reali,
quando gli odori delle trattorie
stemperavano note di mandòla,
E il pane stava avvolto nei lunari
di tanti cieli prima. Della Russia
da lavoro il nonno ne riportava
fatiche su meraviglie e la strada,
questa strada che mai si realizzava e
dove la polvere nulla poteva
contro le bacche più rosse dei fiumi,
me la figuravo senza guardare
quel reale che potevo vedere
solamente alla luna di febbraio,
il mese in cui nei campi fa silenzio
anche il giorno, e le notti sono immense
e recinte da macchie d’erba medica.
*
Canone VI
Abito un luogo di fronte a quel mare
Così diverso nelle foto estive, dove
Nessuno sa spiegare il tuo sguardo,
Intuirne le dinamiche e le origini
Poiché gli occhi s’apriranno in serata
Piano piano, insieme al chiarore d’acqua
Atteso nelle radure di sosta
*
Canone XI
Nessuna luna – quantomeno il vento –
ispira gli screzi della natura,
si tratti di una sintesi cinetica
o del rosso per labbra dietro l’angolo
pulito del bicchiere. C’è una festa,
tuttavia, un evento da trascrivere
sull’esergo del borgo in cartolina.
È il berti senza tregua che sapevi.
È il tradurti acqua con lo sguardo triste
di chi pensa al week-end ineluttabile
e al relativo, usuale straniamento.
Fluttuano, antiche, le scure movenze
del tuo bacino dolente e incerto
nel prevedere il clima che sarà.
*
Scherzo (?)
Né perdono né oblio…
Oppure, meglio un sano dimenticare.
Tàtuami le piaghe tue sulla spina dorsale,
o piercingimi l’attrezzo che M.me La Nature
mi elargì; sta’ un po’ a vedere
che adesso sarà pure un mea culpa
da mormorar di nascosto
nel computo delle ore canoniche.
Pertanto, meglio non ricordare
che mettersi lì a perdonare
ché tanto nulla costa.
Si può anche spicciare la camera
che ospitò la mia sorellina,
Lamia gemente con le
sacche lacrimali prese a nolo
per un breve campo notturno;
eppure l’odore di mare (questa
me la ricordo)si fotteva
quello del bourbon, e
non è mica poco di quei, questi
o quegli altri tempi. Ecco, fammi
attraversare la Costa a mo’
di tornado, per sgranocchiare
un camogli il tempo fatato
ci sarà: ancora un morso
ben piazzato sul tremante bicipite
e vedrai che festa ti combiniamo!
E ci mettiamo in gioco con
un’apertura al buio, dolente
ma decisa a ruttare sulla faccia
di quella commare che ogni tanto
ti scampanella nel pieno del lavoro.
L’Eresia tua nulla ha
di precotto: la partoristi
con dolore e sudore
come da un’acquasantiera
*
Ad libitum
Nel pieno delle tempeste lunari
ogni terra mi discorre di te,
quando al mezzo della notte fragranze
d’aria scolpiscono effigi di sale,
e tergiversano i proemi del cuore.
Così dissimuli il tempo allo specchio,
ora indossando la foggia invernale
sui cigli delle strade, ora schiudendo
con apprensione i cassetti
dei ricordi che avevi conservati
tra calze di seta e un sillabario,
in un mattino che sfidava il sonno
nonostante le fradice percosse
del vento. Grande è infine la riserva
marina che ci estingue in squarci di nero,
il tuo amore di lupa che irretisce
il doppio di me, riflesso ai miraggi.
Dove quel dove che coltiveremo,
killer e mandatari di noi stessi…
indefinto canone di Mirko Servetti. Comete, collana di poesia, Matisklo Edizioni, novembre 2016.
Il libro, che già dal titolo richiama i suoi due aspetti principali, è caratterizzato da un lato da una visione del mondo centrata sui dettagli mentre il mondo vero e proprio resta indefinito sullo sfondo un po’ come fosse “avvolto da una nebbia o sfumato come i paesaggi di un sogno”, dall’altro dalla contaminazione tra poesia e musica – o meglio dalla volontà di mescolare le due forme espressive usando come costituente di base proprio le parole.
Mirko Servetti (Alassio, 1953) vive ad Imperia. Esordisce nella seconda metà degli anni Settanta con poesie, interventi critici e d’opinione sulle pagine della rivista Alla Bottega. Risale a quegli anni l’incontro con Teresio Zaninetti (1947-2007) e, proprio da quell’intensa frequentazione, nasce Frammenti in fuga, silloge poetica a quattro mani, edita nel 1981 da Lalli Editore.
Seguono collaborazioni con diversi importanti periodici di letteratura ed un assiduo rapporto con Logos, la rivista fondata nel 1982 da Zaninetti, dalla quale si allontanerà polemicamente qualche anno dopo.
Intorno alla metà degli anni Ottanta comincia anche la lunga ed ininterrotta corrispondenza con Giorgio Bárberi Squarotti, considerato mentore e preziosa guida, che esprime giudizio positivo su Quasi sicuramente un’ombra, secondo volume di versi apparso nel 1984 per l’editrice Forum/Quinta Generazione.
Nel frattempo lavora al poema Canti tolemaici, il cui primo volume, intitolato Degli scherzosi proemî, vedrà la luce nel 1989 per i tipi di Edizioni Tracce.
A quegli anni risale anche l’adesione alle antologie poetiche in tape Paté de voix (1982) curata e pubblicata da Offerta speciale, e Baobab, in collaborazione con il musicista ed amico Walter Ferrandi, che esce nel 1986 con Tam-Tam, la rivista del compianto Adriano Spatola. Queste esperienze, che inizialmente lo vedono scettico, suggellano però l’interesse per la “poesia sonora”, che si concretizzerà in anni più recenti con la partecipazione a numerosi reading, soprattutto in Liguria, amata terra natale.
Canti tolemaici suscita, intanto, il positivo interesse di molti poeti e uomini di pensiero italiani, quali Alessandro Raffi (con cui comincia una proficua amicizia), Paolo Ruffilli, Maria Grazia Lenisa, Antonio Spagnuolo e Giò Ferri, che firma la prefazione al primo volume. La seconda parte, Le rifrazioni asimmetriche, pubblicata da Bastogi Editore nel 1993, sarà prefata proprio da Maria Grazia Lenisa.
Nel 1997, sempre Bastogi stampa la raccolta di sonetti L’amor fluido, con prefazione di Bárberi Squarotti.
Si allargano e si intensificano i contatti con i migliori periodici letterari. Collabora col gruppo toscano di ricerche intermediali Eliogabalo alla realizzazione del cortometraggio sperimentale Ciack… la prima!, girato presso un centro psichiatrico e di cui cura la regia.
Nello stesso periodo entra in contatto con la rivista L’area di Broca, dando inizio ad una nutrita e amichevole corrispondenza con Mariella Bettarini.
Nel 2004, Edizioni del Leone pubblica Quotidiane seduzioni, volume di sonetti e canzoni di vario metro che, con qualche variazione, sarà raccolto, insieme ad una nuova versione de L’amor fluido, in Canzoni di Cortese villania, Puntoacapo Editrice, 2008.
Nel 2013 pubblica per Matisklo Edizioni Terra bruciata di mezzo – fra Vespero e Lucifero, con una nota introduttiva di Germano Lucini.