GABRIELLA MONGARDI.
È stato un degno esponente del secolo dei Lumi, ‘Giobatista Beccaria’, al secolo Ludovico Antonio, a cui è stato dedicato il Liceo Classico “Giambattista Beccaria” di Mondovì. E non solo perché è vissuto nel Settecento (1716-1781, per la precisione), ma perché, chierico degli Scolopi, ha “osato sapere”, non si è accontentato della teologia e della letteratura, ma si è fatto fisico e geodeta, ha misurato l’arco di meridiano tra Andrate e Mondovì (“gradus taurinensis”), ha studiato “L’elettricismo artificiale e naturale”, ha insegnato lettere e matematica, filosofia e fisica.
Era inevitabile perciò che al convegno organizzato a Mondovì dal Liceo “Vasco, Beccaria, Govone” nel terzo centenario della sua nascita prendessero la parola relatori di varia estrazione accademica: architetti, letterati, fisici…
Ad aprire il convegno è stato l’architetto Lorenzo Mamino, che ha tracciato la storia ‘architettonica’ dell’edificio che oggi ospita il Liceo Vasco-Beccaria e l’Istituto Alberghiero, ma è nato nel Quattrocento come convento dei Frati zoccolanti francescani di Nostra donna e ha visto nei secoli una serie di ampliamenti ed espansioni lungo gli assi nord-sud ed est-ovest, tanto che oggi è difficile orientarsi nel dedalo di corridoi, scale, passaggi…
Dopo di lui il prof. Ennio Iannucci (segretario della sezione torinese dell’Associazione per l’Insegnamento della Fisica) ha tratteggiato i momenti salienti della carriera di Beccaria che, dopo aver insegnato Lettere a Narni e a Urbino, nel 1743 fu docente di matematica a Palermo e nel 1748 fu chiamato da Carlo Emanuele III di Savoia all’Università di Torino, dove fondò la Scuola di Fisica dell’Università, annoverando tra i suoi allievi Avogadro, Cigna, Eandi, Lagrange, Monesiglio, e propagandò in Piemonte il metodo sperimentale galileiano.
La prof.ssa Laura Mosso, ex Preside dell’Istituto Tecnico Cigna di Mondovì, ha briosamente rievocato una lite di vicinato settecentesca tra i parenti di Beccaria e la sua coetanea – e oggi contitolare del Liceo – Rosa Govone, fondatrice dell’Istituto delle Rosine per ragazze ‘perdute’.
Nella seconda parte del convegno, il prof. Paolo Lamberti, docente di italiano e latino al Classico, ha passato in rassegna i libri del Beccaria, soffermandosi in particolare su quelli conservati a Mondovì, nella Biblioteca del Liceo, nella biblioteca Civica o in quella del Seminario e evidenziando come i semplici dati bibliografici, nel caso di Beccaria, acquistino rilevanza culturale. (QUI il testo integrale del suo intervento.)
Il prof. Matteo Leone, docente di Didattica e Storia della Fisica presso il Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’Educazione dell’Università di Torino, ha illustrato il funzionamento e le vicissitudini di uno strumento di pregio custodito presso il Museo del Liceo, il termomoltiplicatore (o banco ottico) di Nobili-Melloni. Macedonio Melloni è universalmente riconosciuto come uno dei più grandi fisici Italiani dell’Ottocento. Diede contributi fondamentali allo studio dei “raggi calorici” (gli infrarossi) arrivando nel 1842 alla formulazione del “principio di identità” tra questi “raggi” e la luce: «Esiste un unico genere, quello delle onde eteree, e la luce, il calore radiante e i raggi chimici (ultravioletti) sono specie diverse di questo unico genere». Ebbe anche un ruolo da protagonista nei moti risorgimentali (prima a Parma, poi a Napoli), che pagò con un lungo periodo di esilio a Parigi, dove portò con sé il suo preziosissimo ‘apparato’ per lo studio del calore radiante.
La conclusione è stata affidata alle parole di un fisico teorico dell’Università di Torino, il prof. Marco Billò, che si è definito un allievo del Beccaria in due sensi: in quanto ex-alunno del “G.B.Beccaria” (Liceo Classico) e in quanto fisico, attraverso Lagrange (di cui è l’allievo 93.146).
Ha poi sottolineato come la scienza moderna sia figlia di Galileo e di tutti quelli che ne hanno accettato il metodo sperimentale, come Beccaria appunto: il Modello Standard, la teoria fisica che descrive tre delle quattro forze fondamentali note (le interazioni forte, elettromagnetica e debole) e tutte le particelle elementari ad esse collegate, si può considerare l’ultima incarnazione (per ora) dell’elettromagnetismo o elettricismo, come lo chiamava Beccaria, e una delle funzioni del Modello Standard è la funzione lagrangiana.
Anche la recente scoperta delle onde gravitazionali, esattamente cento anni dopo che Einstein le aveva previste nella sua teoria della Relatività Generale, è un’ulteriore conferma sperimentale della bontà della teoria… e del metodo scientifico, che abbinando “sensate esperienze” e “necessarie dimostrazioni” ci porta a conoscere, benché lentamente e a tentoni, il mondo reale di cui siamo parte, e a imparare dai nostri errori.
Un convegno prismatico, ricco di prospettive, radicato nel passato e aperto al futuro: veramente degno del personaggio cui era dedicato.