Don Chisciotte universale

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Così universale, così locale:  Don Chisciotte tradotto in 150 lingue
(Tra cui una forma marginale di piemontese)

Si intitola El Quijote universal. Siglo XXI ed è un libro monumentale. Uno di quei libri che solo a sfogliarli ti chiedi come sia possibile averli realizzati. È una  raccolta di traduzioni del Don Chisciotte, che è stata curata da José Manuel Lucía Megías e pubblicata dall’associazione culturale “La Otra Andalucía”, dalla Facoltà di Filologia dell’Università Complutense di Madrid e dal gruppo editoriale Machado Libros.
Presentata nel dicembre del 2016 nella capitale spagnola (se qualcuno è interessato può guardarsi il video qui), l’opera è ora disponibile nel suo colossale formato cartaceo. Dentro ci sono centocinquanta traduzioni di capitoli dell’Ingenioso Hidalgo di Cervantes, presentate nel quarto centenario della morte del suo autore.  Le lingue presenti nel libro sono davvero tante, appartengono ai più disparati ceppi linguistici e vanno dal retoromanzo all’inglese, dal danese al nahuatl, dal coreano all’aragonese, passando per l’ebraico, lo svedese, il serbo, il tagalog, il russo, il malayalam, l’uighuro, il thai… Una babele di suoni e di alfabeti in cui non sono presenti solo le lingue dotate di riconoscimento giuridico da parte di uno Stato, ma anche molte varietà minoritarie provenienti dai quattro angoli del pianeta, come il mapundugun del Cile, l’asturiano della Spagna, il ladino degli Ebrei sefarditi, il siciliano e il trentino parlati ai due estremi del territorio italiano.

Tra le lingue locali italiane, per la verità, non molte sono presenti. Il piemontese compare due volte: una volta come koinè di tipo torinese, grazie una traduzione anonima ottocentesca trascritta dall’ispanista subalpino Aldo Ruffinatto, e un’altra volta in una sua varietà locale alto-monregalese, ossia quella di Viola, in provincia di Cuneo. La traduzione in violese, che è stata curata da Nicola Duberti, è anche l’unico esempio di dialetto “municipale” presente nella raccolta. Così un piccolo paese arroccato in alta valle Mongia è l’unico centro abitato del mondo citato esplicitamente come patria di una varietà linguistica autonoma, che viene comunque classificata come piemontese. Leggiamo l’incipit del capitolo 37:

«Sants o scotava tut lò con nent pòch doló ent l’àrima, në vgand ch’i sparìvõ e anàvõ en fum tute jë speranse do sò tìtol da nòbil e che la bela prencipëssa Micomicòna a s’era scangiòsse en Dorotéa e o gigant en Sciù Fërnand e che o sò padròn o l’era ’n camén ch’o s’òn durmiva beat, sensa nent savè ëd lò ch’o capitava. Dorotéa, chëlla, j’ërnesciva nent a rend-se cònt ch’o fossa nent én sògn ël boneur ch’o-j era capitòje. Ciardéni o l’ava l’istess pensé e Luscénda i era ent jë stesse condissiõe. Sciù Fërnand o rengrassiava o cel për la grassia ërtsevùa e pr’avèlo tirò feura da cl’entrigh d’én labrént land o s’era trovòsse a ’n pass dal pard ël bòn nòm e ’nsem ascì l’àrima; e, apress, tuci quèn ch’is trovàvõ ent aclà piòla i l’érõ contenti e sodisfòe dla bòna manera ch’i l’érõ anòe a fnì dj’embreuiji ënscì enciastrugnòe e dëspròe».

La trascrizione è in grafia classica (quella dei Brandé, per intenderci) che ha assunto un carattere “semi-ufficiale” per il piemontese in genere. L’ idea di tradurre in violese un capitolo del Quijote è stata originata dai contatti di una studentessa cebana che frequenta il corso di laurea in Mediazione Linguistica dell’ università di Trento: Noemi Chiapale. Noemi infatti ha deciso di collaborare con la docente di lingua spagnola dell’Ateneo trentino, la prof. Claudia Demattè, referente italiana del progetto Quijote universal. Noemi ha successivamente contattato il presidente del “Comitato culturale via Marenco”, Ezio Calvo, per lo sviluppo pratico del progetto. L’inserimento della lingua piemontese nel “Quijote” è quindi avvenuto tramite lo studio tecnico Calvo, il quale ha contattato Alessandro Ingaria, dell’Associazione “Geronimo Carbonò”. La “Geronimo Carbonò” ha sede a Viola, e così si è arrivati a Nicola Duberti e alla sua traduzione nel marginale musicalissimo dialetto di cui abbiamo riportato un brano. Così, ora, il paese di Viola che già vanta quattro pale eoliche potrà legittimamente spacciarle per mulini a vento…