FRANCO RUSSO.
Credo sia giusto, visto che Margutte se n’era occupato (QUI), dare conto della felice conclusione di una vicenda di ordinaria burocrazia: a Cervasca un piccolissimo tratto di strada vicinale di uso pubblico, impropriamente denominato per cinquant’anni via Asilo ha cambiato nome ed è, nobilmente, diventato Strada vicinale Ca bianca. La storia è solo apparentemente banale ma in realtà recupera un modo di apostrofare il luogo da parte della collettività, nobilita, inserendolo nella toponomastica, il dialetto piemontese, rende merito ad un’amministrazione comunale sensibile alle istanze del territorio, riconosce la puntualità degli uffici competenti della Prefettura e, infine, censura, con garbo, la prudente e pensosa staticità della Deputazione di Storia patria. E tutto è bene quel che finisce bene.
Confesso che mi piacerebbe che questa piccola storia potesse servire di esempio per gli abitanti di tutte quelle stradine laterali che recano l’indicazione “Via Roma dal n°18 al n°36”, “Deviazione per interni dal 4 al 13”. Mi pare un tuffo nell’anonimato e nella genericità che caratterizzano questi tempi. Di linguaggi omologati, di abbigliamenti uguali, di distruzione di radici. Da bambino, mille anni fa, la strada, il luogo, il nome identificavano una persona o un gruppo o una famiglia o una banda. E c’era un senso di appartenenza ad essere “dla cuntrà ‘d suta” o “dla lea dla funtana”. Vi immaginate la banda “della traversa di via Savona dal n°6 al 18”? Perderebbe tutte le sfide e le battaglie con avversari battezzati con più nobili ascendenze. E allora – mi rivolgo agli anonimi abitanti di anonime traverse – ribellatevi, recuperate un bel nome, mettetevi d’accordo tra residenti, avanzate istanza alla Giunta comunale del vostro paese, preoccupatevi che arrivi, con parere favorevole, in Prefettura, attendete, pazientemente, la meditata sentenza della Deputazione di Storia patria et voilà anonime stradine definite da numeri si trasformeranno, d’incanto, in Strada Vecchio Convento, Stra di cit ma bun, Sentiero di Butalin, Vial ‘d Toni dla Valera. Buon lavoro e tante scuse ai sindaci che dovranno lavorare un po’ di più.