APOTOS
Non stiamo scrivendo di un narzulin che realizzava 30 anni fa il miracolo e per dar nerbo al paranebiolo aggiungeva metanolo. La vita in ordine alfabetico è quella di Giacomo Oddero, produttore di un gran vino e questo già basterebbe per passare alla storia, ma anche sindaco, assessore provinciale, banchiere, artefice di tante solide iniziative, in Italia e all’estero, per promuovere i prodotti della nostra provincia. Presidente (anche in contemporanea) di così tante organizzazioni, associazioni e – non ultimo - fondazioni che, ad elencarle tutte, non basterebbe un’intera colonna di giornale. 91 anni vissuti intensamente. 91 anni di lavoro – tanto lavoro - e di altrettante gratificazioni. 91 anni portati con vigore di intelletto come hanno potuto apprezzare i tanti amici, estimatori e cittadini che, sabato 30 settembre, hanno partecipato al Centro Studi Monregalesi alla presentazione della sua biografia, scritta in modo eccellente da Attilio Ianniello: “Il farmacista di via Maestra”. Teresio Sordo – presidente del Centro e past vice-president della Fondazione CRC – ha fatto gli onori di casa, Sergio Soave – che ha scritto la prefazione – e Attilio Ianniello – l’autore – hanno introdotto l’atteso intervento di Giacomo Oddero che ha affascinato con una lunga e dettagliata narrazione in cui ha parlato sì della sua vita ma con un’attenzione particolare a Mondovì (Istituto Alberghiero e Mostra del Turismo del 1984) e ai monregalesi che con lui hanno collaborato in tanti anni.
La biografia è di 120 pagine e condensarla in una nota giornalistica è impresa ardua. Ho scelto l’elenco alfabetico come modo più agevole per dare dei brevi cenni ed anche per non stabilire una graduatoria di ciò che ha vissuto e realizzato perché tutto è stato - ed è – importante a pari livello. Brevi cenni, pillole per stimolare i lettori a leggere il libro.
A come acqua e acquedotto. Una missione spegnere la grande sete delle Langhe che, nei periodi di siccità, diventavano lande desolate. Missione compiuta al vertice (dal 1973 al 1991) del Consorzio acquedotto delle Langhe e delle Alpi Cuneesi, portando l’acqua dalle sorgenti del Tenda fino a Santo Stefano Belbo e Canelli. Un lavoro sul territorio per convincere gli scettici, superare le resistenze (soprattutto a Limone), lanciare la palla ai parlamentari cuneesi (tutti uniti per questa impresa) fino all’approvazione della Legge 296/1978 che stanziò 9 miliardi di lire al Consorzio. Da annotare l’importanza di un suggerimento dell’allora Ministro dell’Industria, Carlo Donat Cattin, in visita all’azienda di famiglia per comprare del vino. Che dire? Il vino, talvolta, può trasformarsi in acqua!
B come banchiere. Come Presidente della CRC (dal febbraio 1987) partecipò al disboscamento della foresta pietrificata (il copyright è di Giuliano Amato) delle casse di risparmio che, dando attuazione alla Legge 218/1990 (Legge Amato, appunto) portò allo sdoppiamento il 24 gennaio 1992 della Cassa di Risparmio di Cuneo Spa e della Fondazione CRC. I successivi passaggi, la fusione con la Banca del Monte di Lombardia, la nascita della BRE (Banca Regionale Europea) e, a fine millennio, l’accordo con il Gruppo Banca Lombarda furono, certamente, inevitabili per ragioni economiche e dimensionali ma non v’è dubbio – valutando a distanza – che la provincia di Cuneo ne è uscita ridimensionata.
C come Camera di Commercio della Provincia di Cuneo. Nominato Presidente il 21 dicembre 1976 (fino al 12 febbraio 1993) quando era assessore all’agricoltura in Provincia fu salutato da un giornale come ‘l’uomo giusto al posto giusto’. Seppe valorizzare e far conoscere il modello economico cuneese, promuovendo le eccellenze del territorio in Italia e all’estero, con mostre-mercato, sollecitando – e ottenendo – la Dop per i formaggi, la Doc e la Docg per i vini, senza trascurare la promozione degli ortaggi di Bra, delle erbe officinali, della meccanizzazione agricola (con una Fiera dedicata, a Savigliano). Last but not least, il turismo che – son parole sue – ‘dà un’impronta a tutti i settori economici’.
D come Democrazia Cristiana, il suo partito. Fin dal 1946 quando, all’Università, ne apprezzava la campagna referendaria per la Repubblica e ad Alba e nell’albese faceva propaganda per Teodoro Bubbio (negli anni ’10 fu segretario comunale a Mondovì con il sindaco Giovanni Battista Bertone). Una lunga militanza finché è durato il partito, anche se i vertici provinciali talvolta hanno fatto buon viso rispetto alla marcia in più del loro uomo. Come, ad esempio, per la Presidenza della CRC la terna provinciale proposta non comprendeva il dottor Oddero che fu scelto dal CICR su suggerimento del Ministro del Tesoro Giovanni Goria, anche lui democristiano ma di un’altra provincia.
E come Enti. Tanti, promossi, creati e diretti. Tre, tra tutti, tanto per dar l’idea. L’Ente di Valorizzazione delle Attività Economiche. L’Onaf: l’Organizzazione Nazionale degli Assaggiatori di Formaggio. Il Centro Nazionale Studi Tartufo.
F come Farmacia. In società con Luciano De Giacomi, la farmacia di via Maestra, oltre che dispensario di farmaci e luogo dove ricevere consigli sanitari, fu anche un salotto letterario e di discussioni politiche a cui partecipava anche Pinot Gallizio.
I come incarichi. Anche questi tanti e molti anche in contemporanea. Per anni assessore provinciale, presidente di Camera di Commercio, Cassa di Risparmio di Cuneo e del Consorzio dell’Acquedotto delle Langhe e delle Alpi cuneesi, per citare i principali. Impegni quotidiani da incastrare per cui ci voleva un’agenda efficientissima e un fisico – ci permetta dottore – bestiale.
L come La Morra. Dove è nato ed ha iniziato la sua lunga marcia di amministratore pubblico ricoprendo il ruolo di sindaco dal 1964 al 1970.
M come Mondovì. Come ha ricordato nel suo intervento, è stato un farmacista monregalese – Pier Luigi Gasco – ad avviarlo alla politica. E Mondovì gli deve la scelta per la sede dell’Istituto Alberghiero (come hanno anche ricordato due ex sindaci – Luciano Mondino e Giacomo Lissignoli – intervenuti con una testimonianza) e un’edizione di una Mostra del Turismo che, purtroppo, non ha avuto un seguito.
N come New York. Sì, c’è anche la Grande Mela nella biografia, a pag. 72, che non vi racconto per non rovinarvi la sorpresa.
O di Onaf. Già citato in precedenza. Un organismo simile all’ONAV (degli assaggiatori di vino) per valorizzare e tutelare i formaggi.
P come Provincia. La provincia di Cuneo come orizzonte politico. Assessore, a partire dal 1970, all’Agricoltura e, per un periodo, all’Istruzione, un impegno con il segno della concretezza e delle durature realizzazioni. Leggetevi il cap. III della biografia.
S come Soave e come Sordo. Due amici ed estimatori del dottore. Sergio ha scritto una bella prefazione con quell’illuminante metafora calcistica dei mediani di centro campo che hanno fatto vincere per decenni lo squadrone democristiano. E Teresio che ha organizzato la riuscitissima serata.
T come Tartufo. Intuizione-invenzione-mito come la definisce Soave. Il tartufo bianco non esiste solo nell’albese ma nel mondo Tartufo bianco è sinonimo di Alba. Una storia iniziata alla fine degli anni ’20 con Giacomo Morra a cui ha dato un grande contributo Giacomo Oddero con la costituzione dell’Associazione per il Centro Nazionale Studi Tartufo, che ha presieduto per molti anni lasciando poi il testimone ad Antonio Degiacomi, il figlio del suo socio Luciano in farmacia.
U come Unesco. La cultura del tartufo come patrimonio culturale immateriale dell’umanità. Ci ha lavorato a lungo e il 23 settembre 2016 la Regione Piemonte ha presentato in modo ufficiale la candidatura all’UNESCO.
V come vino. Siamo alla fine ma è l’inizio. “La mia primaria passione – è il dottore che parla – è stata e rimane la viticultura, le vigne delle Langhe, del Roero; le vigne in cui amo non solo passeggiare ma anche operare”.
Lunga vita ancora dottor Oddero! La sua biografia dovrebbe diventare un libro di testo nelle scuole.
Due accostamenti – bonari, non irriverenti - a Giulio Andreotti. In quelle due ore ho pensato che è proprio vero che ‘il potere logora chi non ce l’ha’.
Anche leggere che il suo medico Le aveva sconsigliato di iscriversi a medicina perché era un lavoro troppo duro per un fisico gracile come il suo mi ha fatto ricordare un episodio della vita del Divo Giulio. Alla visita di leva l’ufficiale medico l’aveva riformato perché ‘con quel fisico non avrebbe fatto vita lunga’. Nominato Ministro della Difesa (uno dei suoi primi ministeri) Andreotti aveva fatto cercare l’ufficiale medico ma la risposta era stata: ‘è morto’. Una curiosità: il suo medico quanti anni è vissuto?
(Articolo apparso su “Piazza grande”)
Margutte parla qui della biografia di Giacomo Oddero scritta da Attilio Ianniello.