GABRIELE GALLO – GABRIELLA MONGARDI
Rannicchiata in silenzio tra le vigorose braccia della Stura (a sud) e della Maira (a nord), la Valle Grana ha saputo ritagliarsi nel corso degli anni un ruolo da assoluto protagonista in campo antropologico (Una casa per Narbona), enogastronomico (il Castelmagno su tutti), culturale (l’Ecomuseo Terra del Castelmagno) ed escursionistico (l’itinerario della cosiddetta “curnis auta”).
Celebrata anche a livello ciclistico per l’interminabile ascesa al Colle Fauniera (il cui toponimo è stato in realtà coniato dagli organizzatori del Giro d’Italia, transitato in loco nel 1999), l’intera zona custodisce fieramente ancora oggi le tradizioni di un tempo, tra cui coinvolgenti racconti e appassionanti leggende. Tra queste quella che ipotizzerebbe la particolare denominazione del Colle del Mulo, un valico alpino secondario che separa il Vallone di Marmora dall’Altopiano della Gardetta, territori spazialmente limitrofi proprio al suddetto Colle Fauniera.
Si narra infatti che una tranquilla famiglia di pastori fosse solita portare durante l’estate i propri animali a pascolare nel vicino pianoro della Bandìa, transitando quindi per quel colle apparentemente marginale e poco frequentato. Un anno, al termine della bella stagione, il tempo si guastò in pochi giorni e la povera famiglia caricò frettolosamente il proprio carro (trainato da un docile mulo) per prepararsi a discendere a valle.
Dopo poche ore dalla partenza, però, una terribile bufera di neve colse i montanari alla sprovvista: il gregge ansimava sotto la coltre nevosa che si faceva sempre più spessa e la visibilità ormai azzerata non permetteva di proseguire. Il capofamiglia liberò così il mulo dal peso del carro e si accucciò al di sotto dello stesso, stringendo a sé la moglie e la figlioletta piccola. Il mulo fissò negli occhi quella povera famiglia e, individuato all’orizzonte un punto noto, cominciò una faticosa marcia in mezzo alla neve verso il fondovalle, non curandosi dei rimproveri dell’uomo che lo stava richiamando a sé.
Dopo diverse ore raggiunse finalmente il primo villaggio e, vedendolo arrivare da solo, gli abitanti percepirono subito che qualcosa fosse andato storto. Seguirono così quel coraggioso animale che in breve condusse i soccorritori esattamente nel punto in cui la famiglia era rimasta vigile in attesa di aiuto. In virtù dell’eroismo dimostrato dal mulo allora, da quel giorno quel piccolo valico prese il suo nome.
Guardare
Terre alte tra Grana e Stura,
scrigno di spazi
e panorami –
dal Mindino al Monviso al Cervino,
dal golfo di Genova alle colline di Torino
un inventario di valli e di cime
si squaderna intorno a un arco di pianura,
nubi nervose giocano a nascondino con la luce,
e gli occhi non si sazian di guardare,
guardare…