GABRIELLA MONGARDI.
Se non sbaglio, nel suo ‘canzoniere’, Vita d’un uomo, l’amore non è certo il tema dominante…
No, non sbaglia: le mie poesie parlano della poesia, della guerra, del tempo, del dolore di un padre per la morte del figlio bambino, dell’Eneide… Certo, ho parlato d’amore attraverso Didone, nei Cori che descrivono i suoi stati d’animo, e nel Taccuino del vecchio, ma in forma per così dire teorica, impersonale: L’amore più non è quella tempesta…
Ma a quasi ottant’anni, dopo otto anni di vedovanza, ha scritto le poesie di Dialogo, che sono dedicate a Bruna, Bruna Bianco, una giovane poetessa di Canelli conosciuta in Brasile, a San Paolo…
Sì, Dialogo fu pubblicato in edizione di pochi esemplari fuori commercio, con una combustione di Burri, in occasione dei miei ottant’anni nel febbraio 1968. È composto di poesie mie, dove, con il rendermi conto dell’età, oso indicare che l’amore può non estinguersi che con la morte. Le repliche sono di una giovane, Bruna Bianco; le ho ritenute di una freschezza poetica insolita e sono riuscito a vincere la sua ritrosia e a pubblicarle accanto alle mie.
Quell’amore si è espresso anche in una montagna di lettere, circa 400, che oggi sono state pubblicate da Mondadori, perché dopo tanti anni Bruna – così ha dichiarato – ha capito che Ungaretti non ha scritto solo per lei, ma per chiunque abbia voglia di ascoltare il suo messaggio. In questo caso, il messaggio che la vita ci riserba sempre delle sorprese…
Sì, e che “noi poeti siamo come donne, dominati dalla passione e dall’amore”, come ha scritto Thomas Mann. Un poeta non può non essere ‘innamorato’, ha bisogno di essere innamorato per scrivere. L’ispirazione, l’enthousiasmòs di cui parlava Platone, non è che Amore. Amore per la vita innanzitutto, per la bellezza dell’Universo, per l’Altro, per Dio… In questo senso, tutta la mia poesia è “poesia d’amore”: l’amore taciuto, negato a volte, è il vento che gonfia le vele, ci pungola, ci sprona. E non contano gli anni che uno ha, finché si ha mente lucida, occhi aperti e cuore vivo, disposto ancora a soffrire… Un nuovo incontro, l’inizio di un nuovo rapporto ci redime dall’età, ci ripara dalla morte, ci fa rinascere. Poi, certo, l’amore non basta per essere poeti: ci vuole la ricerca dell’essenzialità della parola, della sua vita segreta – una parola insieme concentrata e sfumata, che vela e svela, propone e non impone. E la ricerca del ritmo e del suono, del ritmo del suono, che rompe la narrazione sottolineando le impressioni: in principio era il verso.
Fa un certo effetto sentir dire “In principio era il verso” da uno che il verso l’ha fatto esplodere, l’ha frantumato in versicoli, in schegge di sillabe.
L’ho distrutto, sì, per creare – per me e per il lettore – una libertà dalla legge. Ma poi l’ho ricomposto dalla polvere, poco alla volta ho obbedito di nuovo a quella legge: e i versi della nostra tradizione, fatalmente, si sono riaffacciati intatti nelle mie pagine. Come avviene in Dialogo…
Dialogo comprende nove poesie sue e cinque “repliche di Bruna”: in origine facevano però parte delle lettere che tutti i giorni attraversavano l’oceano Atlantico, vero?
Certo, è la magia della poesia. E dell’amore. Quando due poeti si incontrano, si riconoscono, si ‘rispecchiano’ uno nell’altro come è successo a noi, anche la loro poesia trova nuovo nutrimento e divampa come una fiamma altissima. E il primo interlocutore, il primo destinatario delle nostre poesie è naturalmente l’altro, il nostro corrispondente privilegiato… Forse in questo rapporto uno è più ‘predatore’ e l’altro più ‘preda’, ma lo scambio di stimoli e suggestioni intellettuali e artistiche è fecondo per tutti e due, è un arricchimento per tutti e due, un potenziamento, una dilatazione dello spirito per tutti e due.
Bruna ha deciso di rendere pubbliche le sue lettere perché – ha detto – insegnano che la vita è una sola e che merita di essere vissuta con coraggio fino in fondo, senza smettere mai di lottare. “Le opere di Ungaretti sono per tutti, dedicate al mondo. Di una dolcezza infinita e di una forza universale” – ha detto.
Bruna era la mia lettrice ideale… Come io sono stato il suo lettore ideale. Eravamo destinati uno all’altra, su questo non c’è dubbio. L’ha scritto lei: Mi aspettavi paziente / Predestinato amore… Due splendidi settenari, vero?
(liberamente tratto da:
Giuseppe Ungaretti, Vita di un uomo. Tutte le poesie, a cura di Leone Piccioni, Mondadori, Milano 1970;
Giuseppe Ungaretti, Lettere a Bruna, a cura di Silvio Ramat, Mondadori, Milano 2017)