CLAUDIA AZZOLA
Gli alberi
Non bastano il libero gioco della lingua
né l’atto di parola tirato all’estremo
né tutti i riferimenti per dire
gli strati di verdi crostosi petrosi
liberi alberi di montagna, esposti
a passaggi d’aria, al precipitato
del vento, figure anche mentali,
intoccabili tuttavia nella temporalità,
congenite alla memoria profonda,
nessuno spazio astratto, nonché metafora;
segreta e forte materia della divinità,
senziente in natura, semantica
leggibile e scena di corpi arborei,
disiecta membra e compatte:
rincrescimento del non esserci,
tra loro naturaliter:
l’uomo è in natura ma fuori di natura.
Qui non sono campi grassi lasciati
alla metamorfosi del bagnato,
degli inverni, forieri di erbaggi;
tutto spazio pieno:
tra tronco e tronco il vuoto ha un blu
fondo di viscere della terra;
forse solo dove le cime dei faggi,
degli alberi a cuspide, degli ariosi platani,
si diradano in pulviscolo
si prospetta un barlume di correlazione,
di braccio e tronco, di mano e fogliame,
di fiato di alberi che si causano alberi.
Poesia apparsa nel numero 11 (2015-2016) di Traduzionetradizione. Inoltre costituisce il testo del libro d’artista di Claudio Zanini di cui riportiamo le immagini.
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