GABRIELLA MONGARDI
La stagione concertistica “Mondovì Musica” si è conclusa, il 9 e il 16 giugno 2018, con due concerti entrambi straordinari, sia pure per ragioni molto diverse.
Già il titolo del primo, Baroque au féminin, lasciava presagire un concerto insolito e stuzzicava la curiosità: in musica infatti l’epoca barocca (1600-1750) è stata innanzitutto il regno degli uomini. Avendo il papa vietato la scena teatrale alle donne, le parti femminili erano interpretate e cantate da uomini (i castrati), eppure tra il XVII e il XVIII secolo, tra Italia e Francia, non mancarono le donne compositrici, perché il Rinascimento aveva valorizzato il ruolo della donna e l’educazione musicale delle ragazze di buona famiglia era diventata irrinunciabile.
Proprio questo repertorio di opere rare e perlopiù inedite è stato proposto dall’ensemble francese “Le concert de l’Hostel Dieu”, diretto da Franck-Emmanuel Comte, che dalla sua fondazione riporta alla luce manoscritti conservati nelle biblioteche della regione dell’Auvergne-Rhȏne-Alpes.
Il concerto è stato tutto un’antologia di voci femminili, perché anche i due brani operistici di compositori maschi (Vivaldi e Stradella) sono cantati da figure femminili. La prima parte del programma è stata dedicata alla Francia, con musiche e arie di autrici francesi o attive in Francia (come Antonia Bembo, musicista alla corte del Re Sole), la seconda parte all’Italia; e le arie per soprano (interpretate dalla voce potente e calda di Caroline Arnaud) si sono alternate alle sonate solo strumentali. Tutta la tavolozza degli “affetti” è stata esibita: dal pathos più tempestoso all’ésprit de geometrie più razionale, passando per una malinconia ora lieve ora severa, mai languida né sdolcinata. L’interpretazione appassionata e coinvolgente trascina il pubblico in un’esperienza frizzante e privilegiata.
Il concerto del 16 giugno è stato invece straordinario di per sé, in quanto festeggiava i 25 anni dell’Academia Montis Regalis ed era diretto dal maestro Luigi Mangiocavallo, lo stesso che aveva diretto il primo corso di formazione dell’Academia, 25 anni fa. Come in ogni festa che si rispetti, si sono tenuti discorsi celebrativi e alla fine si è mangiato e bevuto, ma la vera, sublime protagonista è stata la musica del pieno Barocco, il concerto in do maggiore RV 117 di Vivaldi e il concerto grosso in sol maggiore HWV 319 di Haendel, la sinfonia in sol minore n.1 di Fasch e l’Introduttione in re maggiore n.1 di Locatelli, magistralmente interpretati dai Giovani del XXV Corso di Formazione Orchestrale Barocca e Classica. E siccome la musica – come ci insegna Thomas Mann – è un gioco con il Tempo, e un “compleanno” è sempre un’occasione per misurare il suo rapinoso trascorrere, è stato inevitabile vivere questo concerto come un serrato confronto con il Tempo, che ogni compositore ha realizzato a suo modo, chi con grazia e leggerezza, ma in maniera forse un po’ sbarazzina e superficiale (Locatelli), chi tra struggimento e disinganno, perplessità e ribellione (Fasch). Haendel dal canto suo ha puntato tutto sui contrasti tra violini e bassi, tra soli e tutti, tra piano e forte, come se volesse eludere il problema, mentre Vivaldi l’ha affrontato di petto: nell’allegro iniziale i violini all’unisono lanciano saette infuocate contro la cupola della morte, il canone del largo riproduce i passi gravi del Tempo che rintocca per tutti, l’allegro finale con il suo ritmo coriambico mima una circolarità impossibile… Non resta che concentrarsi nell’ascolto delle singole voci che si levano ciascuna con il suo timbro inconfondibile, abbandonandosi al ritmo vitale e vivificante della musica barocca.