EVA MAIO
Solo tre alla volta. Da tenere in tasca. Leggere al bisogno, come certi medicinali.
È da millenni
Siamo esseri che trasmigrano dentro e fuori.
Non importano i marosi, ma i vessilli di giustizia in cuore.
Trasmigriamo perché incompleti e continuiamo a disegnare i futuri.
È da millenni
- e manco lo ricordi –
che dilaghi
non ti bastano i perimetri
tracciati
e ascendi
ti disincanti
e di nuovo ti cimenti
in slarghi d’anima
di braccia mani piedi.
È da millenni
- e forse un po’ l’avverti –
che disegni epiloghi
poi ricapitoli passi
passaggi e trasmigri
in sogni spalancati
e coltivi memorie
e serri in cuore
in voce in canti i racconti
di spazi sfiorati toccati.
È da millenni
- e ora ti è chiaro –
che prendi vele e vento
e affronti nembi e grembi
neri d’acque
poi in prati e piazze a convegno
issi utopie
e pianti tende nel possibile
che lì irrompe la linea
curva dei futuri.
È che sei incompleto
e fai esercizi di consegna
ad una giustizia attesa
irrevocabile
e la invochi ora
in varchi stretti stretti
e l’incertezza esplode.
Non resta
che l’onestà inattesa
degli umani sbuchi fuori.
*
Con salti inaspettati
Siamo umani in attesa. Con occhi grandi per vedere se ciò che accade ha una qualche bontà. E ciò che accade siamo noi o qualcuno di noi a farlo accadere.
Con salti inaspettati
accadono
riscatti di bellezza
dentro strati di normalità.
Con salti inaspettati
dal grigio
stillano
tasselli d’universo.
In cose di poco conto
in papaveri cinciallegre
muretti a secco lenzuola profumate al vento
stillano.
E in quell’atto gentile
silente
di qualcuno
in questo assedio di clamori.
Con salti inaspettati
ci cadono dentro
sorprese
insistenze d’umano
carezze cogli occhi
e sottili energie
da volto a volto
passo dopo passo.
Stillano
non si sa come
disuguali respiri pensieri
con voglia d’accordo
con leggeri incavi
per sogni comuni.
*
A collezionare sorrisi
Occorre far accadere qualcosa di buono. A cominciare dal piccolo. Per esempio collezionare sorrisi e farne anche perché anche ad altri potrebbe piacere fare collezioni di questo tipo.
Colleziono sorrisi
li prendo uno a uno
forse li rubo
mi ci perdo
che sono come un arpeggio
quando torno a casa.
In uno alla volta
m’imbarco e lascio
a lato gli intoppi del giorno
che troppe visioni
quei sorrisi
consegnano ignari.
E son occhi e sono volti
sono luci palpebre
ciglia e scorrere d’umori
che vanno a sbattere
lì in un frammento
di sorriso.
Durano un nanosecondo
alcuni sorrisi
concentrano un brillio
e se ne vanno
chissà dove
forse rientrano in casa.
Ce ne sono di chiari
come le fresche acque
d’un fiume
e fanno vivo l’intorno
e ci farei un inno
un’ode.
Quelli che sanno di marina
di spuma d’onde
son senza ormeggi
e sento già odore di sale
di barche di reti
di vele gonfie.
E poi forse
è dagli occhi che nascono
i sorrisi
tutti i sorrisi
e da un brivido d’anima
che percorre il volto.
E poi forse
li colleziono per strada
per treno per piazza
in sale d’attesa
in fila alla cassa
e lì a volte me li invento.
E poi forse
mi riparano dal freddo
perciò anche li invento
come chi inventa canzoni
e passerelle per andare e venire
dall’infanzia a qui.
ALTRE TRE
DA METTERE IN TASCA
A camminare e dire e fare controvento. E controvento sostare . E pure fare silenzio. Tutto con smisurato rispetto.
A camminare
Eravamo rimasti
pochi
a camminare
piano
a sussurrare
idee
controvento.
Pochi
nei sentieri incerti
tra ombra e luce.
Leggeri
forse contenti.
Occhi orecchi e naso
paghi
di presenze discrete
muschi licheni
vite appena accennate
così tenaci.
Pochi
con minime porzioni
di verità
da cogliere dall’attorno
intrico d’ombra e di luce
e posare
in qualche stanza dell’anima
come in caldo nido.
*
E se…
E se leggeri
passi poni
nel tempo
sulla crosta del mondo
e se concise
parole del vero
che senti
spandi
nel vento
sull’onde tremanti dei mari
non sarà opaca
la vita
in cosi poche certezze
né il morire prigione.
*
Il tuo dire
Filigrana
è il tuo dire
quasi soave
senza peso:
in smisurato rispetto
d’altra voce
hai trovato misura
e da te
sconfinando
di brezza in brezza
l’anima delle cose
ti raccoglie.