LUCA ARIANO (a cura)
Amare ancora
Non ho più bisogno
di gridare il tuo amore;
preferisco lunghi silenzi
dolci e profondi sguardi;
ti osservo muto
per gustare un amore
che non invecchia
ma che matura a caldi affetti,
sereni cristalli,
che in trasparenza
rivelano nuove emozioni
non furiose ma pacate.
Come moderno eremita
mi perdo tra il tuo amore
e suggestive meditazioni.
Da: Il respiro dell’anima – Luigi Battei Parma 1987
***
Ieri la fretta
Consolava le ansie
Oggi l’ascolta.
***
A Fontainebleau fu
Il chiaro della notte
Dar l’emozione.
Da: Haiku – Tempo sabbatico – Tipografie Riunite Donati s.r.l. Parma 2007
***
Sedetti al margine della pozza
Non cavallai colline né pianure
Attesi al pomaio
Non spiccai dall’albero il frutto
Vile e baldanzoso
Raccattai il pomo caduto
Persi le ali
Divenni liberto in terra straniera
Il Giusto morì a primavera…
… Mendicante peccatore d’acqua spruzzato
Trovo rifugio tra friabili barcane
Con stanchezza cammino di rovi il sentiero
Non scriba non profeta…
… Ne raccolgo alcuni
Il gesto innocente
Li pianta nella carne.
Da: Le parole d’opaca trasparenza – Tipografie Riunite Donati s.r.l. Parma 2011
***
L’estate si spegneva lenta
la luce guazzava dal cielo
alle dimore degli uomini.
L’occhio attraversò il vetro
le foglie mischiavano
topazi e rubini
mi doleva la testa…
Lessi la grida
il silenzio inondava la stanza
iniziava l’ultima guardia
fanfara del congedo.
***
Il Rovaio squassa le foglie dal ramo
la debolezza le teneva legate
già minate dal tempo
lentamente confuse alla terra
marcirono senza lamento
Non dimenticai quei colpi di vento
dal soffio assassino
Ai piedi dell’albero
restava la polvere
un barbone la raccoglieva
senza apparente motivo.
***
Guardo la rotaia perdersi nell’orizzonte…
da là partì il treno
affollato di voci e sudori
Restano immagini incollate
ad una memoria bizzarra
che rincorre scompartimenti
occupati o liberati
Tirano dritto senza uno sguardo
ai giornali abbandonati
svogliati viaggiatori
sui sedili seccano fiori dimenticati
Il fischio accompagna un sussulto
l’angoscia mi esaurisce
lacrima l’occhio per la pena
Sfilano i volti alla stazione
conosco quei viaggiatori prima sconosciuti
l’uomo gallonato m’indica
l’ultimo posto del vagone
m’accoglie un lungo divano
dai posti conquistati
Resto in piedi all’entrata
granello nella fila per l’altrove.
Da: Itaca non esiste – Poesie per un viaggio – Edizioni Diabasis Parma 2015
Intervista
Quando hai iniziato ad accostarti alla poesia?
Alla scuola elementare, quando il maestro mi fece studiare a memoria le poesie di Carducci, Pascoli, Zanella… All’inizio fu un sentimento confuso, che non sapevo spiegare, poi lentamente, molto lentamente, rincorsi i versi poetici come fossero delle chimere fino al giorno in cui sentii la necessità di mettere sulla pagina un’emozione segreta che aveva, e ancora ha, i colori dell’ignoto, dell’invisibile, della finzione e della realtà.
Prima a leggere poesie o a scriverle?
Prima fu l’ascolto poi la lettura: o meglio, procedettero di pari passo. Con il passare del tempo è stata la lettura a educare e insegnare, con la riflessione, a comprendere quell’emozione alla quale ho accennato. La scrittura è la diretta conseguenza della lettura: soprattutto quella domestica, sussurrata a fior di labbra e a noi stessi.
Quali sono i poeti che ti hanno influenzato, amato e che reputi tuoi maestri?
I maestri? Sono molti, forse troppi! Ogni poeta t’insegna un’espressione, un moto dell’animo… forse un arcano, che svela con la parola. Per rispondere analiticamente, ed essere adeguato ai tempi moderni, dovrei elencarne parecchi; alcuni poeti mi sono cari più di altri, perché mi ricordano fasi e momenti della mia vita: Leopardi per la poesia filosofica, poi Ungaretti per sintesi del verso e per quel sentimento intimo, nascosto e pieno di pudore… Pascoli per la sensibilità tormentata e familiare. Con loro potrei citarne altri e di ognuno coglierne una sfumatura, un modo di porgere, di verificare un dubbio o un’illusione. Tralascerei gli stranieri per non allargare il dibattito. D’altronde provo una forte emozione per i versi di altri poeti italiani oltre ai tre suddetti, ad esempio Caproni. Non posso dimenticare la poesia russa, tedesca e la classica giapponese. In questi giorni, leggo versi di poesia classica e moderna, meno quella contemporanea…
Itaca non esiste pubblicata nel 2015, ha avuto un buon riscontro di vendite e di critica anche fuori dall’ambito strettamente parmigiano. La consideri la raccolta più matura? Che progetti hai ora per il futuro in poesia?
Sono contento sia per le vendite, che per gli apprezzamenti ricevuti. Chi ha letto la raccolta ne è rimasto favorevolmente impressionato. Ho raccolto consensi sia in ambiente locale sia in quello nazionale. Non penso sia la più matura: mi auguro sia la prossima!
Progetti? Non saprei! La poesia è legata al silenzio, quindi, restare in disparte potrebbe configurarsi come un obiettivo per raccogliere quelle poesie d’occasione, che legate l’una all’altra, magicamente, costruiscono un insieme di quotidianità, molto simile a un canzoniere di vita… Chissà!
Edmondo Busani, parmigiano, ha pubblicato, nel corso degli anni le raccolte poetiche: Il respiro dell’anima (Luigi Battei, Parma 1987), Haiku -Tempo Sabbatico – (Tipografie Riunite Srl Donati, Parma 2007), Le parole d’opaca trasparenza – poesie e prose liriche dal 1994 al 2010 – (Tipografie Riunite Srl Donati, Parma 2011) e Itaca non esiste – Poesie per un viaggio – (Edizioni Diabasis, Parma 2015).
Suoi scritti sono leggibili su siti della rete e su riviste cartacee; ha collaborato, negli anni, a diverse iniziative culturali. I testi rivelano un’impronta lirica – esistenziale, che lega la narrazione alla riflessione.
(La foto di copertina è di Francesca Bocchia)