FULVIA GIACOSA
Il bel San Francesco di Cuneo ospita fino al 31 marzo una retrospettiva dell’artista Claudio Berlia, a cinque anni dalla scomparsa, dal titolo Spectaculum prosequitur che riprende il latino di molti titoli precedenti come Tabula rasa, Pictor geometricus, Aliquid incorporeum, con l’unica eccezione dell’ultima (2013) che adotta il francese di Baudelaire La rêve d’un curieux. Anche il catalogo della mostra richiama volutamente quelli passati nella copertina, nella carta, nella grafica e nella scansione interna. Vi sono contenuti una corposa presentazione dello storico dell’arte Enrico Perotto, ricordi di amici e colleghi (Claudio ha insegnato per anni al Liceo Artistico di Cuneo) e una raccolta di testi critici dai precedenti cataloghi.
Nella presentazione di Enrico Perotto viene illustrata la parabola artistica del pittore saviglianese di nascita ma cuneese d’adozione: dai primi lavori di fine anni Sessanta-inizio Settanta ispirati a eventi contemporanei – come l’allunaggio di Amstrong – caratterizzati da un impianto rigorosamente bidimensionale e colori accesi, alla fortunata serie delle “Bambole” (inizio Ottanta), icone pop spiritose dalla grafica stilizzata, scrive Perotto; dalla reinvenzione di opere quattrocentesche di artisti amati come Piero della Francesca e Paolo Uccello (le “battaglie” degli anni Ottanta), tempere su grandi tavole che paiono affreschi, a prestiti dal mondo iconico massmediale in una serie sui nativi nord-americani decontestualizzati e affiancati a una sorta di esposizione di calzature appese dall’alto quasi a richiamare uno stand commerciale (Perotto). E ancora le “architetture” tipiche degli anni Novanta, tecnicamente raffinatissime, imponenti nel formato eppure eteree, messe in posa di edifici noti e meno noti che Berlia ha rivisitato con l’immaginazione, anzi sorvolato idealmente con un Sopwith Camel, aeroplano-giocattolo che plana su tetti e facciate, appeso ad esili fili, e che è un po’ una seconda firma dell’artista, insieme agli angeli-mignon quasi settecenteschi. Nella serie “Femina” la bellezza femminile fa il paio con quella architettonica precedente, una bellezza baudelairianamente intesa come armonia generale di corpo e vestimenti, scrive ancora Perotto. Il fondo narrativo opera per schegge e Ida Isoardi nel 2002 ha parlato giustamente di collezioni di forme perdute, frammenti di bellezza dispersa, maniacalmente amata. L’ultima grande personale (2013) è stata per molti una sorpresa: “sogno di un curioso” come ricordava il titolo, con figure e/o oggetti decontestualizzati e assemblati in modo incongruo-ironico-melanconico, nonsense un po’ folli eppure di una lucidità spietata, insomma un mondo brulicante di ossessioni, desideri, pensieri che l’artista non intende trattenere finendo di mettere a nudo se stesso in un ultimo incontro con il pubblico.
Nelle cappelle laterali della chiesa i curatori hanno voluto ospitare i lavori di alcuni suoi ex allievi che gli hanno reso omaggio per quanto Claudio ha dato loro negli anni liceali: Stefano Allisiardi, Mirko Andreoli, Michele Bruna, Serena Gamba, Oscar Giachino, Claudio Signorini, Marco Tallone.
In catalogo, infine, c’è un toccante e veritiero ricordo dell’amico e critico d’arte Roberto Baravalle, intervento che è tutto riassunto nel titolo, In morte di un uomo elegante. Chi scrive, che l’ha avuto come collega oltre che amico, si è invece data a qualche giochetto enigmistico: un divertissement che mi è sembrato in linea con la parte più ludica della personalità di Claudio. Spero che non me ne voglia.
INFO. La mostra, a ingresso gratuito, è visitabile con i seguenti orari: tutti i giorni, compresi i festivi, eccetto il lunedì, dalle ore 15.30 alle ore 18.30
Sede espositiva: Cuneo, Complesso monumentale di San Francesco, via Santa Maria 10