G.A.S. e S.M BORSARELLI
È stata inaugurata sabato 26 ottobre 2019 presso l’Antico Palazzo di Città a Mondovì piazza la Mostra “Bastoni da passeggio: utilità e prestigio”.
L’esposizione presenta un percorso con oltre 150 pezzi attraverso il mondo del bastone nelle sue diverse sfaccettature, da oggetto quotidiano di prestigio sociale a uso particolare, spesso pezzi unici realizzati ad hoc, tramite vari materiali che compongono i bastoni, come l’avorio, l’osso, il corno, l’argento, la porcellana, l’ambra, la tartaruga, solo per citarne alcuni.
Con la parola “bastone” si indicano oggetti diversissimi tra loro per forma, dimensioni, materiale di cui sono costituiti, tecniche decorative utilizzate, uso a cui sono destinati, significati e valenze simboliche incarnati: si pensi solamente a quali e quante differenze possono esistere tra uno scettro ed il più semplice bastone dei pastori.
Il bastone impugnato quale insegna di potere ed autorità ha origini probabilmente antichissime, tanto che alcuni reperti datati al Paleolitico vengono chiamati “bastoni di comando preistorici”. Nell’antico Egitto chi deteneva il potere si serviva di determinati bastoni, la cui tipologia appare assai vasta a giudicare dai reperti archeologici e dalle pitture tombali. Secondo i rilievi monumentali e le scene dipinte sui prodotti ceramici, nel mondo greco lo scettro accompagnava come attributo le divinità e veniva raffigurato come un’asta cilindrica, dritta e liscia, a volte alta come un uomo. In epoca romana le tipologie di scettro si diversificano per quanto riguarda le forme e le dimensioni: durante il periodo repubblicano ad esempio si incontrano scettri sormontati da un globo sul quale si può trovare un’aquila o il busto dell’imperatore. Nell’arte bizantina si possono trovare alcuni scettri che si caratterizzano per il terminale a forma di croce o di fiore, raffigurati in unione con un globo, a volte sormontato da una croce, iconografia che indica la sovranità del basiléus sul mondo. A partire dal periodo rinascimentale si assiste ad una progressiva trasformazione degli scettri, decorati da una pluralità di simboli legati ai concetti di autorità e sovranità e resi più preziosi per i materiali impiegati.
Il bastone rappresenta un emblema di autorità anche in campo religioso: l’esempio più significativo è quello del pastorale (chiamato anche “bacolo” o “ferula”), bastone conferito ai vescovi nel momento della loro consacrazione che simboleggia il potere giuridico e dottrinale sui fedeli della diocesi, spesso decorato con smalti policromi ed ornato con figure e simboli. La tipologia di bastone pastorale più diffusa nel mondo cattolico è quella con il terminale a ricciolo, derivante dal bastone del guardiano di greggi, il pedum, mentre nel mondo greco-ortodosso si incontrano pastorali con terminale a forma di “T” greca, la lettera tau.
Sempre in campo religioso vi sono bastoni che identificano il loro possessore, come quello da pellegrino chiamato “bordone” o “bacolo del pellegrino”, assai diffuso all’epoca delle Crociate ed ancora in voga fino al XVI secolo.
I bastoni intesi come simbolo di giustizia e comando conobbero vasta popolarità fino a tutto il XVIII secolo ed in questo periodo vennero uniti in determinate occasioni a pesanti mazze con forti valenze simboliche: si pensi agli esemplari mostrati durante l’apertura del Parlamento inglese o l’inaugurazione degli anni giudiziari.
Oltre che come insegna di comando e di potere politico o religioso, il bastone è stato sovente concepito come emblema distintivo per sottolineare la particolare estrazione, il ruolo o la carica di chi lo porta.
Particolarmente diffuso è il bastone portato da ambasciatori, messi e araldi: i messaggeri portano canne lunghe e sottili, con una piccola fessura nella parte superiore, nella quale veniva fissato il messaggio da recapitare. Quello di più antica origine è sicuramente il “Caduceo”, emblema del messaggero già nell’antica Grecia, utilizzato da chi lo portava per attraversare liberamente ogni contrada. Nel periodo rinascimentale i bastoni degli araldi si diffondono e si diversificano: lunghi o corti, più o meno preziosi, ornati con emblemi distintivi, blasoni, monogrammi o motti.
L’appartenenza ad una casta, ad un ordine o ad una corporazione veniva sovente sottolineata mediante il ricorso ad un particolare bastone, tanto da divenire, durante il XVIII secolo, parte integrante dell’abbigliamento dei membri delle corporazioni di arti e mestieri, specie poi in occasione di manifestazioni pubbliche.
Anche le persone che esercitavano una specifica professione si dotavano di bastoni più o meno elaborati, in grado di chiarificare lo status ed il ruolo del possessore. Per molto tempo il bastone fu parte caratterizzante dell’abbigliamento e segno distintivo dei medici, tanto che ancora oggi il bastone di Esculapio indica tale professione.
Decisamente particolari sono infine i bastoni massonici, sia quelli utilizzati nei riti cerimoniali sia quelli portati dagli iniziati come simboli distintivi di appartenenza ad una loggia.
Si registrano poi alcuni bastoni utilizzati da lavoratori specializzati, decisamente inusuali e curiosi in quanto spesso si tratta di creazioni originali ed uniche, realizzate appositamente per una persona che svolgeva una determinata professione.
Il bastone inteso invece come attrezzo atto alla difesa ed all’offesa conobbe una vita lunga ed una vasta popolarità, a partire da semplici mazze e clave per arrivare a bastoni ferrati ed altre tipologie ancor più letali, definite comunemente “spaccaossa”.
Nel corso del XVI secolo fece la sua comparsa un particolare tipo di bastone, comunemente definito “bastone armato” o “animato”, il quale cela una spada, un pugnale, uno stocco o altre armi, anche da fuoco nel fusto cavo che funge sia da custodia che da nascondiglio. Nonostante i divieti e le varie restrizioni i bastoni armati risultarono diffusissimi fino all’inizio del XX secolo.
A partire dal XIX secolo compaiono i bastoni da passeggio cosiddetti “accessoriati”, vale a dire dei bastoni che all’interno contengono piccoli strumenti da lavoro, orologi, fiale di vetro per i liquori, pipe, tabacco, giochi e molto altro ancora. Molti bastoni accessoriati, detti anche “a sistema”, rappresentano il tentativo di associare alla semplice canna da passeggio alcuni strumenti ed utensili indispensabili per lo svolgimento del proprio lavoro o di una determinata passione, in modo da poterli avere sempre con sé senza il bisogno di ricorrere ad altri contenitori. Particolari risultano alcuni bastoni utilizzati per l’adempimento di funzioni molto particolari e circoscritte, come quelli un tempo usati dai doganieri controllare che la presenza nascosta merce non dichiarata, composti da un fusto cavo contenente un lungo punteruolo che veniva conficcato all’interno di imballaggi, sacchi e covoni durante le ispezioni.
Tra le infinite funzioni assunte dal bastone non dobbiamo dimenticare il suo utilizzo come attrezzo sportivo. In questa categoria di bastoni possiamo classificare quelli usati dagli alpinisti, come l’alpen-stock, un lungo bastone diritto e liscio con punta ferrata ed impugnatura di norma rettilinea, spesso dotato di laccio nel quale infilare la mano per assicurare una maggior presa, e la piccozza, che presenta la punta ferrata e l’impugnatura formata da una testa d’acciaio piatta da un lato e aguzza dall’altro, usata sia come appoggio durante il cammino in discesa o in salita sia per incidere gradini in parete o su pendii ghiacciati.
Il bastone da passeggio, adatto a sostenere la persona nel camminare, ha origini che si perdono nella notte dei tempi e di altrettanto antica origine è l’uso del bastone come attrezzo d’ausilio per la deambulazione di infermi e mutilati. In questo caso l’uso di un bastone non assume alcun valore simbolico ma costituisce un semplice rimedio per superare le difficoltà connesse ad una malformazione congenita o acquisita, inoltre anticamente il cattivo stato delle vie di cammino presentava tutta una serie di criticità tali da rendere indispensabile anche ad una persona agile ed in salute l’aiuto di un bastone, definito come “terza gamba dell’uomo”.
Nel XIX secolo il bastone da passeggio conosce una vasta diffusione anche presso la classe borghese, che lo erige a simbolo delle progressive conquiste sociali facendolo così entrare tra gli accessori indispensabili.
La diffusione sempre più generalizzata del bastone, unita alla sua produzione in serie grazie a innovazioni tecnico-industriali, porta ad un’incredibile moltiplicazione dei modelli di bastoni, per i quali vengono utilizzati i materiali più disparati e studiate le soluzioni tecniche più sofisticate.
Dopo la prima Guerra Mondiale tuttavia si assiste ad un radicale cambiamento che porta ad un mutamento degli stili di vita: la rivoluzione industriale prosegue la sua inarrestabile marcia e, di pari passo, le rivoluzioni sociali cambiano i costumi e le abitudini, causando una graduale diminuzione dell’uso del bastone da passeggio.
Il bastone sopravvive solo nel settore dell’eleganza formale ad alto livello sociale ed i ritmi di vita sempre più veloci e frenetici rendono il bastone da passeggio un oggetto ingombrante di cui non si avverte più la necessità.
INFO
Mondovì, Antico Palazzo di Città, Via Giolitti 1
26 ottobre – 08 dicembre 2019
VENERDI’ h. 15-18.30
SABATO h 15-18.30
DOMENICA h 10-12, 15-18.30
NdR: Gli oggetti in mostra fanno parte della collezione di Silvio Matteo Borsarelli, che comprende circa mille pezzi, raccolti negli anni seguendo un interesse e una passione iniziata quando Borsarelli era bambino. Altri suoi bastoni sono esposti a Biella e ad Aosta.