SILVIA PIO
Ha visto il fondale quando il mare era tiepido,
portato il corpo in dono alle onde
che temeva e sognato sogni
che tratteneva per farne regalo
confezionato con titubanza
(e tu lasciavi il regalo incartato
pretendevi sapere la sua
giornata d’affanni
pretendevi una vita non meritata,
poco voluta, una ragazzata).
Scrivere distilla sofferenza
in antri segreti: sibilla dove sei?
La stanza non è abbastanza solitaria
né assolata.
Scrivere inventa il senso che placa
ogni domanda. Silenzio è ciò che manca,
che urla dentro il muro
dove sei.
Trasuda una parola che basta al silenzio
e muta la giornata senza un dio.
In un attimo cala il presente.
E i giorni passati a pulire la casa?
Chi le può ridare i capelli
e un viaggio in auto all’inizio d’estate?
cantava, non solo nel cuore,
sulla giostra dove stavano nello stesso sedile
donne, la mano aperta a salutare.
Cantava col cuore
appeso a un filo
sul treno nei quartieri del tempo,
giardini appassiti, luci di case
dove la commedia di ogni giorno
si recitava senza pubblico.
Tutto è stato domandato e ricevuto,
tutto è accaduto e tornato.
Un sorte inventata
forte vessillo di una vita assetata.
Ora la barca è nella rada
in acque intirizzite.
Ci sono compagni di viaggio
in scompartimenti col sipario
s’attende il colpo di scena.
Dai finestrini occasioni mancate:
sporgi un fiore passando
prima di partire.
S’apre un abisso di ricordo,
nubifragio preservato in un attimo.
Svelamenti per quando fa tardi
sfondano la chiusa.
Il confine è crinale di colle,
wadi allagato, tornante scosceso.
Leggendo dallo stesso libro
appoggiati alla testiera del letto
pensava che tempo ce ne sarebbe stato
per buttare all’aria le decisioni,
dimenticare le revisioni.
Sulla pagina una storia srotolata
ora fino alla recente vicenda
di questa poesia.
Restano i titoli di coda
a raccontare il raccontabile
e prendere commiato dall’osabile.
Fantasmi ancora da uccidere.
Scegliendo il pendente della catena:
una goccia di ghiaccio
ha capito che amava l’inverno.
La poesia con la sua traduzione in inglese (si veda qui) è stata inclusa nella raccolta Ondulazioni, firmata da Silvia Pio e John Irving Clarke.
Fotografie di Bruna Bonino.