GIULIANA MANFREDI
Napoli Napoli. Di lava, porcellana e musica (Napoli, Museo e Real Bosco di Capodimonte, 21-09-2019/21-06-2020): riduttivo definirla mostra. Una fantastica sinergia tra il Museo e Real Bosco di Capodimonte, il Teatro San Carlo, il Conservatorio San Pietro a Majella, il museo Ornitologico e il museo Mineralogico dell’Università Federico II ha dato vita all’incantesimo di una Napoli borbonica e alla sua Storia, immergendo il visitatore in una magia di scenari, colori e suoni che rivivono all’interno dell’Appartamento Reale, dispiegandosi in numerose sale che mettono in scena Ie sontuosità di Napoli tra il Settecento e l’Ottocento. La città, al culmine del suo splendore, rivive nelle 18 sale che ospitano arredi, porcellane, costumi, arazzi, strumenti, sculture che si animano e accolgono gli sguardi rapiti di chi, a suon di musica (protagonista imprescindibile dell’allestimento, tanto che, insieme al biglietto di ingresso, si viene forniti di cuffie per l’ascolto) entra nel passato e ne riscopre il fascino e la forza.
Buffa e gigantesca, Maria Carolina d’Asburgo Lorena, in una splendida tazza, accoglie il pubblico, ed immediatamente, sulle note dello Stabat Mater di Pergolesi della prima sala, la distanza temporale si annulla e si entra a piccolo passi in un passato che rivive nel presente. Si attraversano, emozionandosi, le Sale della Musica Sacra e di quella Profana, la sala del Potere, in cui simbolicamente un drappo con l’effigie borbonica vuole nascondere un ritratto di Napoleone Bonaparte, la Sala del Grand Tour e delle raffinatissime collezioni di Chinoiseries e di pezzi riecheggianti lo splendore dei Faraoni; si ascolta il canto degli uccelli all’alba nel Bosco di Capodimonte, nella Sala della Natura, e si percorrono le falde del Vesuvio con Sir Hamilton e i suoi reperti fossili e minerari… Il rombo dell’eruzione, nel buio illuminato dai lapilli, provoca un brivido uguale a quello dei viaggiatori settecenteschi davanti allo spettacolo del Sublime. Non può mancare uno dei simboli più amati della città, Pulcinella, antica maschera napoletana, intensa nelle sue dicotomie e contraddizioni, ospitato in più di una sala, ma celebrato, appunto, nella Sala omonima, in cui svariati manichini con le sue inconfondibili sembianze creano un gioco di simmetrie vivace e pulsante.
La Sala della Caduta dei Giganti illustra l’imminente precipitare verso la fine di un’epoca, dopo quasi quaranta anni di potere, mentre si prosegue nella perfetta ricostruzione delle sale da gioco, principale intrattenimento di ogni dongiovanni del tempo (Sala del gioco d’azzardo e del destino), per raggiungere, dopo aver attraversato la suggestive Galleria del servizio dell’Oca (che ospita una selezione di porcellane napoletane ed europee di finissima fattura), la Sala Miseria e nobiltà, in cui gli splendidi abiti che contraddistinguono i personaggi presenti conferiscono fascino e dignità anche agli stracci dei poveri qui raffigurati.
La Sala della Parrucca, con una improponibile gigantesca acconciatura, sbeffeggia la moda introdotta dai Francesi e imitata da cortigiani, ambasciatori e visitatori stranieri che ne trasmetteranno l’uso nei loro paesi. Il Carosello Napoletano, che conclude gli splendidi allestimenti, non può essere descritto: va solo esperito, perché, come dice il Direttore del Museo, Sylvain Bellenger, quello a cui avrete assistito è l’emozione della conoscenza, lo stupore dell’intendimento, la festa della cultura, «a metà strada tra la messa in scena di un’opera e un racconto storico, una festa, una favola che celebra l’unità delle arti».
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