CLAUDIO PORCHIA
Si è portato addosso il nome di “giardiniere di Calvino”, ma in realtà è stato molto di più di un giardiniere. La sua conoscenza della botanica era immensa ed è stata costruita non sui libri, ma sul campo: nel giardino di famiglia, nella stazione sperimentale come allievo di Mario ed Eva Calvino, viaggiando attraverso i continenti, camminando per boschi, prati, colline e montagne, visitando parchi e giardini e mangiando tutte le piante e le erbe che ha incontrato. “Le piante vanno mangiate, sono molte quelle commestibili, … se solo imparassimo a conoscerle meglio”
Il giardiniere per Libereso è un bel mestiere, che ti permette di vivere all’aria aperta e stare in stretto contatto con la natura: “io sono cresciuto in giardino con le mani nella terra” e “la più bella cosa che faccio è lavorare tutto con le mani: io pianto con le mani e non ho mai portato i guanti. Io cerco il contatto, voglio sentire la terra…sono il figlio del sole e dell’acqua, non ho mai considerato la terra come qualcosa di sporco come capita ad alcuni. Io sono parte della terra e ritornerò nella terra”.
La bellezza della terra e il piacere di toccarla con le mani è il primo piacere di un giardiniere: “io sono proprio un figlio della foresta, io mi sento primitivo e vorrei esserlo ancora di più”. E Libereso non ha mai nascosto questo suo tratto selvaggio, che Italo Calvino, costretto a stare in giardino con le scarpe, i guanti e il grembiulino, un pochino gli invidiava e che ha descritto nel racconto “Un pomeriggio, Adamo”.
Il giardino non conosce la fretta e il giardiniere deve avere pazienza: “il valore non è vedere una pianta al massimo della sua potenza, ma conoscerla dalla nascita, le piante sono come i bambini, che è bello veder crescere e sorridere alla vita”
Ma il giardiniere è anche un mestiere difficile perché deve conoscere e saper fare molte cose: curare e analizzare il terreno, conoscere le caratteristiche delle piante, zappare e rizollare, seminare e potare, curare e prevenire le malattie, seguire tutte le fasi di sviluppo delle piante, delle erbe e dei fiori, piantare e trapiantare, fare talee e innestare. “L’innesto è importante per un giardiniere, serve per riprodurre una pianta mantenendone tutte le caratteristiche, ma in pochi ormai lo sanno fare”.
I giardini oggi vengono progettati da persone, che hanno studiato sui libri,svolgono professioni dai nomi inglesi, come “garden designer” e realizzano “garden project”, ma non conoscono le piante, non sanno da dove arrivano e soprattutto di cosa hanno bisogno: così mettono al sole le piante che vogliono l’ombra e mettono insieme piante con esigenze diverse con risultati sempre deludenti.
“Le emozioni più belle te la dà un campo fiorito in montagna, oppure te le può dare un piccolo giardino, che ti sei fatto da te, o potrebbe anche dartele un semplice vaso di basilico sul tavolo”
Le sue pratiche di vita e di resistenza hanno trovato concreta attuazione nel suo giardino, dove ci sono oltre 400 varietà di piante provenienti da tutto il mondo: un’autentica giungla. Piante all’apparenza disordinate e intrecciate, ma pronte ad offrire in ogni stagione coloratissimi fiori e dolcissimi frutti, insieme ad erbe dai gusti e sapori incredibili“perché la natura si governa da sola e non ha bisogno dell’uomo”. Le piante del suo giardino erano in continuo movimento: “questa mi è scappata di qua, quella è arrivata da poco, quella è salita lassù” con un solo punto fermo, un grande Avocado, pianta importata da Mario Calvino, che ne ha promosso con ostinazione la coltivazione e l’uso alimentare. Nel suo giardino c’è di tutto, erbe e fiori incredibili, dei quali ti raccontava la provenienza, l’uso medicinale o culinario e le leggende popolari, “perché ogni pianta ha una storia da raccontare e tu devi solo saperla ascoltare” e “la vita è un racconto, un grande racconto, che tu vivi…” e “io cerco di mettere nel mio racconto tutto: l’insetto, l’animale, la pianta, il fiore, è così che vivi una vita bella”.
Ha sofferto nel vedere la sua terra coprirsi di cemento ed ancora di più vedendo piantare palme ovunque “quando abbiamo alberi come il leccio o il carrubo, che crescono spontaneamente”.
Ippolito Pizzetti, personaggio famoso nel mondo del giardino e a cui dobbiamo la definizione di “Libereso, il giardiniere di Calvino”, ha scritto: “O capite Libereso, o non capirete mai nulla delle piante e degli animali o di cosa debba essere un giardino”. Molto tempo è passato da quella intervista che ci ha fatto conoscere un Libereso abile affabulatore e affascinante narratore di storie,capace di passare da un fiore ad una pianta, da un continente all’altro e da una foglia ad un disegno, attraverso i ricordi della sua vita avventurosa.
Sfogliando e leggendo questo “Diario di un giardiniere anarchico” troverete alcuni episodi, quelli che negli ultimi tempi provava maggior piacere e anche divertimento a raccontare, come quello della scoperta della Marjuana nel giardino del Principe a Montecarlo. Piccoli episodi di una vita caratterizzata dall’incontro con personaggi straordinari: dai suoi genitori alla famiglia Calvino, da Fortunato Peitavino ad Antonio Rubino.
Ma fra i suoi ricordi troverete alcuni inserti con i suoi appunti: dall’innesto, che “solo i giardinieri più bravi sanno fare”, all’utilità degli insetti,“che sono stati i primi colonizzatori del pianeta e vivono in stretta relazione con noi”. Dall’ancora attualissimo progetto di recupero della vegetazione spontanea della zona dell’Arma allo studio alle schede degli alberi, che “dobbiamo conoscere, rispettare e amare”.
In appendice vi proponiamo anche un interessante manuale per l’orto biologico presentato a Lesmo nel 1988 su iniziativa di un gruppo di suoi allievi giardinieri, che avevano raccolto le lezioni sulla bio-agricoltura, che aveva svolto nel periodo fra il 1985 e 1987 prima di lasciare Villa Gernetto. Solo un vero rivoluzionario poteva parlare in quegli anni dell’importanza di coltivare nel pieno rispetto dell’equilibrio ambientale e usando solo fertilizzanti e pesticidi naturali, se pensiamo che l’agricoltura biologica in Europa è stata regolamentata per la prima volta nel 1991 e che solo nel giugno del 2007 è stato adottato il regolamento per l’agricoltura biologica ed ancora oggi è considerata un settore di nicchia.
Questo libro non vuole essere un manuale di giardinaggio e neppure una biografia, ma contiene i testi preparati da Libereso alcuni anni fa per una importante casa editrice e che rappresentavano per lui era un nuovo pretesto per viaggiare eun’altra occasione per conoscere posti nuovi.
A chi gli chiedeva se, alla sua età, non si era ancora stancato di andare in giro, rispondeva sorridendo “ci sono ancora tanti posti che non conosco”. Purtroppo è tornato nella terra tanto amata prima di andare in stampa. Dobbiamo riconoscere e rendere merito a Massimo Angelini ed alla sua casa editrice di aver portato a termine questo progetto editoriale importante per chi lo ha conosciuto e amato, ma anche per chi non ha avuto questa fortuna.
Rendiamo così omaggio e merito ad un personaggio straordinario, che nella vita non ha mai guardato le grandi cose, ma anche nel giardino è sempre andato a cercare l’uovo di Colombo cioè le piccole cose senza le quali non esisterebbero quelle più grandi.
Come ha scritto Oscar Marchisio, un amico che ci ha lasciati troppo presto: “Alle radici della nostra cultura sta il paradeisos, il Giardino per antonomasia, il Paradiso terrestre. Cacciati o meno dal nostro paradeisos, cerchiamo la strada per ritrovare il paradiso perduto. Libereso ci insegna ad errare con gioia e a seguire i labirinti vegetali entro cui ritrovare frammenti di paradeisos”. E in ultimo non dimentichiamoci quello che ripeteva spesso ai ragazzi delle scuole: “se volete essere felici, ma poveri, seguitemi, ma se volete diventare ricchi non ascoltate nemmeno una parola delle mie”.
Scheda “Ricette per ogni stagione”
Claudio Porchia, giornalista e scrittore, ha curato il libro “Diario di un giardiniere anarchico” (ed. Pentagora), che verrà presentato il 18 gennaio alle ore 17 presso il Comizio Agrario di Mondovì con la presenza del curatore. La presentazione è organizzata in collaborazione con la Compagnia del giardino.
l testo accompagna il lettore alla conoscenza di Libereso Guglielmi (Bordighera, IM, 1925 – Sanremo, IM, 2016), giardiniere, floricoltore, disegnatore; ha lavorato nella Stazione sperimentale di Floricoltura di Sanremo diretta da Mario Calvino, del quale curò i giardini e divenne amico di suo figlio Italo; capo giardiniere del giardino botanico Myddletown House e ricercatore presso l’Università di Londra. Viaggiatore e instancabile naturalista, ha scritto su riviste di botanica e giardinaggio. Nell’ultima fase della sua vita si è dedicato alla didattica e alla divulgazione.
Claudio Porchia, giornalista, saggista, promotore di eventi culturali, cura le rubriche culturali e gastronomiche dei quotidiani del gruppo Morenews. È presidente dell’Associazione Ristoranti della Tavolozza.