In questo periodo drammatico, in cui tanti esseri umani perdono la vita, i più deboli sono in grave difficoltà e tutta l’umanità è costretta a dolorosi sacrifici, un gruppo internazionale di poeti (che sono anche attivisti umanitari) invia una seconda lettera in versi ai governi del mondo e alle istituzioni internazionali. La lettera chiede a tutti di ricordare le vittime e i martiri del virus, ma anche di salvaguardare, in vista di un futuro migliore, i diritti umani e le libertà.
La Seconda Lettera al Mondo
Alziamo un canto funebre e un canto alla vita
da dentro mura che non hanno uscita,
da dietro confini di paura.
Ah, non avremmo mai pensato
di abbandonare il giorno
a ciò che avrebbe riservato la notte,
di vivere divisi da una rete di linee
di cui non vediamo l’origine né il termine.
Chiuderci nell’angoscia
vasta come un deserto freddo e lontano:
no, non l’avremmo mai pensato.
Alziamo un canto funebre e un canto alla vita
per chi si è spento da solo,
senza conforto, sotto mani di gomma
e maschere di impavidi infermieri,
di medici tenaci come guerrieri.
Alziamolo verso cieli bianchi
insieme ai sopravvissuti
che lentamente tornano a casa
e giuriamo di non dimenticare
chi ha protetto la vita fino alla morte.
Alziamolo per l’Ecuador
che non riesce a seppellire i morti,
per l’Iran, le cui fosse comuni
si vedono dal cielo,
per l’Africa che trema, già battuta
dai venti fatali di germi, sete e fame,
per chi coltiva i semi della speranza
e per chi non ne ha più.
Cantiamo, sogniamo come l’uomo della pietra
il domani senza i morti sulla pira,
che la solitudine sia la cura
per stanare il nemico che respira
approfittando del corpo stanco
di una sequoia, o di un giovane fuscello.
Sì, cantiamo dalle nostre finestre, dai nostri cuori,
sogniamo, come i giusti, che i potenti
si mettano al servizio dei deboli
e abbiano cura delle vite di tutti,
ma anche delle libertà che abbiamo conquistato
con un coraggio e un dolore millenari.
Alziamo un canto dalla quarantena,
assediati da un nemico segreto,
ricordando chi era vivo ed è morto
perché nei campi del mondo
nascono fiori e virus mentre gustiamo
il sapore sublime degli istanti.
Alziamo un canto funebre e un canto alla vita
senza smettere, finché avremo voce,
perché è chiaro che ritorneremo liberi.
Avremo la libertà e la forza di chi è rimasto in piedi,
quando non ci saranno più corpi sulla pira
e avremo ancora il dono di ricordare;
troveremo le parole giuste per pregare
che tutto rinasca ancora,
in un tempo migliore.
Roberto Malini, Isoke Aikpitanyi, Alatishe Kolawole, Antonella Rizzo, Dario Picciau, Glenys Robinson, Steed Gamero, Skylar, Daniela Malini (I Poeti della Lettera)
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