L’enigma della chiarezza

La chiarezza dell'oscurità, foto dell'autore

La chiarezza dell’oscurità, foto dell’autore

GIANCARLO BARONI

Messi tra parentesi, come si volesse alludere a qualcosa di fondamentale che poi si preferisce non approfondire per non smarrire l’orientamento, questi versi di Mauro Ferrari spingono il lettore alla riflessione e alla meditazione, sono contraddistinti e animati da una ispirazione che potremmo definire filosofica. Leggiamoli: “Noi non possiamo andare al fondo delle cose, / né immergere la mano sotto la superficie: / cogliamo barbagli in controluce, / un mormorio oltre il muro / e forme emerse dai fondali…”.

Il resto del poemetto che li comprende, intitolato La spira, si colora in realtà di storia piuttosto che di filosofia, vira verso fatti e vicende anziché verso pensiero e ragionamento. Sta di fatto che qui l’autore si confronta per un attimo ma intensamente con il problema della conoscenza: quanto a noi umani è concesso capire delle cose del mondo e quali sono i limiti, i confini e il perimetro all’interno dei quali si può muovere la nostra capacità di comprensione?
La nota che accompagna l’antologia Il libro del male e del bene conferma la presenza, nell’opera poetica di Ferrari, di un discorso speculativo e razionale che preferisce restare però sottotraccia: “Credo infatti che scrivere poesia…abbia a che fare con la nostra capacità di strutturare il mondo in cui viviamo, per dargli un senso – quanto più esso sembra sfuggire a ogni ricerca di senso”. Esemplare questa poesia che lo scrittore Alfredo Rienzi, nel saggio “Una metafisica di superficie. Il bene della vista di Mauro Ferrari”, considera “significativa, quasi un manifesto”: “Un universo complicato / senza direzione e senso – / ma mettici la vita // il suo respiro di gioioso affanno / il calcolo del dare e avere / meschinamente umano // e il basso sarà morte / l’alto speranza / terrore la distanza”

L’ignoto resta l’approdo finale che noi possiamo soltanto vagamente immaginare e che assume una propria entità e consistenza: “Il mistero è / nelle cose, sì, / solo occultato dal più evidente”, afferma Paolo Ruffilli e ancora “Vita vivente / distesa nel mistero…”. Con un efficacissimo verso Fabrizio Bregoli parla di “capillarità dell’invisibile”. Massimo Scrignòli sembra quasi dialogare con un’arcana realtà che si vela e ci sfugge: “…Enigma / nell’enigma, luce sfogliata tra un’eco d’ombra / e il fiato di una parte di vita dimenticata”. Probabilmente il mistero non è soltanto la conseguenza dei difetti e dei limiti delle nostre facoltà conoscitive ma la sostanza segreta dell’universo; però non spingiamoci così lontano, non avventuriamoci in un territorio così insidioso. Davanti all’incomprensibile, all’indicibile, al magma preoccupante dell’ignoto, ci incantano, aiutano e confortano sia questi due versi di Alessandro Ramberti, “Dietro il caos c’è un ordine / sparso di metafore”, sia questi due suoi luminosi aforismi, “Il poeta scolpisce il silenzio” e “C’è un inizio alla fine di tutto”

Ci sono due argomenti, collegati fra loro, che mi interessano parecchio e che i primi due versi di Ferrari annunciano, il rapporto fra superficie e profondità (fra sopra e sotto) e la relazione fra luce e oscurità (chiarore e buio). Premessa importante: ogni libro pubblicato entra a fare parte di una rete e stabilisce dei contatti con le opere che lo hanno preceduto e che lo circondano, non è un corpo autonomo e separato, una monade autosufficiente. Proseguendo mi servirò di parole di autori più o meno famosi, frasi e versi che ho scelto perché mi sembrano particolarmente espressivi e significativi. Cominciamo da Virginia Woolf e dalla coprotagonista di Gita al faro Lily Briscoe: “Quale è il senso della vita? Ecco tutto: una semplice domanda. Una domanda che poteva non darle tregua con l’avanzare degli anni. La grande rivelazione non era giunta. La grande rivelazione forse non sarebbe giunta mai! Era sostituita da piccoli miracoli quotidiani, illuminazioni, fiammiferi accesi all’improvviso nel buio”.

Nell’“Avvertenza e qualche nota” alla raccolta Col dito in terra, Piero Bigongiari acutamente dice a proposito della chiarezza: “Veder chiaro significa anche accettare l’enigma della chiarezza, talvolta più enigmatica della stessa oscurità”. Giorgio Caproni usa le metafore del cercatore e della sua lanterna; lanterna che si dimostra incapace e inadeguata, con il suo fioco lume, a rischiarare le ombre e l’invisibile: “Non porterà nemmeno / la lanterna. Là / il buio è così buio /che non c’è oscurità.”  La lucerna si dimostra inefficace sia quando si trova di fronte a un eccesso di tenebra sia quando a esorbitare sia la luce: “…Come / può forare la tenebra / in tanta inondazione / di luce?”. L’impossibilità è il preludio di una sorta di impotenza che porta infine Caproni alla consapevolezza dell’ineluttabilità di questo insuccesso esistenziale e conoscitivo: “Ho provato anch’io. / È stata tutta una guerra / d’unghie. Ma ora so. Nessuno / potrà mai perforare / il muro della terra”.
Paolo Ruffilli parla di “Luce che fora il buio / senza però stanarlo”.

Italo Calvino, in Palomar, con la lucidità e l’eleganza consuete, scrive: “Solo dopo aver conosciuto la superficie delle cose…ci si può spingere a cercare quel che c’è sotto. Ma la superficie delle cose è inesauribile”.  La paziente attesa di un segnale improvviso e parziale che emerga dal profondo come un bagliore, una traccia, potrebbe premiare i nostri sforzi esplorativi; Rossella Renzi avverte che la luce “a volte giunge dalle crepe / bisogna saperla aspettare”. Il tema della paziente attesa ricorre in più di un poeta; Evaristo Seghetta Andreoli sostiene che “Non ci rimane che aspettare / che passi questa notte / di buio assassino…”; Alberto Casiraghy ribadisce che “La penombra / è una tenera linea / che aspetta la luce”; Max Mazzoli, infine, sottolinea l’importanza dell’indugio prima dell’azione: “Se guardando ti coglie un bagliore / chiudi gli occhi: / e ti rimane impresso nella rètina / quell’esagono di luce, / varcalo se puoi / ti sia finestra nel buio”.

Insiste comunque a risuonare come un mantra, nell’animo dei poeti, il suggestivo ed enigmatico verso a cui Luzi chiede di essere “luce, non disabitata trasparenza…” : “Vola alta, parola, cresci in profondità, / tocca nadir e zenith della tua significazione, / giacché talvolta lo puoi…”.
Alessandro Pertosa sembra in piena sintonia e accordo con l’esortazione luziana: “più su e oltre / dietro il nero intenso della notte / spalle al sole // la cerco lì / nel punto più alto dell’abisso / nel massimo sprofondo dell’altezza // la mia resurrezione”

La condizione dell’uomo (e del poeta) è quella di cercare sapendo che la ricerca sarà lunga e difficile (“Continuerò a cercarti / proprio perché mi tenti”, non si scoraggia Alessandro Ramberti), che il risultato non sarà pari allo sforzo, che forse, nel momento dell’addio, non avremo nulla di definitivo da testimoniare se non annebbiamento, confusione, smarrimento. Ciononostante continuiamo a porci delle domande senza risposta, dei quesiti impossibili: la poesia e la vita interrogano il mondo e ne vengono continuamente interrogati. Testimonia Pier Carlo Ponzini: “Discorrendo col vento nella sera / gli faccio tante domande: // dove vadano i giorni, / dove venga l’autunno, / se mai ritornerà / perché l’estate ritorni; // quale destino il nostro, / che sia la vita / (quale il mio posto)”. Scrive mirabilmente Raffaello Baldini, in dialetto romagnolo (qui nella versione italiana): “Metti che venga la fine del mondo. Domani, / dopodomani, e moriamo tutti, metti che la terra / s’infradici, si sbricioli, /che si riduca un polverone, che si perda nell’aria, / e la luna lo stesso, si spegne il sole, / le stelle, viene il buio, / non c’è più niente, e in tutto quel buio il tempo / andrà ancora avanti? da solo? / e dove andrà?”

Elenco i libri che comprendono le frasi e i versi citati:

Raffaello Baldini, La Nàiva Furistìr Ciacri, La Neve Forestiero Chiacchiere, Einaudi,
Piero Bigongiari, Poesie (1942 – 1992), Jaca Book,
Fabrizio Bregoli, Zero al quoto, puntoacapo edizioni,
Italo Calvino, Palomar, Einaudi,
Alberto Casiraghy, Quando. Novantanove aforismi quieti e inquieti, Book Editore,
Mauro Ferrari, La spira e Il libro del male e del bene. Poesie 1990-2006, puntoacapo edizioni,
Mario Luzi, L’alta, la cupa fiamma (poesie 1935 – 1985), Rizzoli,
Massimo Mazzoli, Dissepolta polvere, Book editore,
Alessandro Pertosa, Biglietti con vista sulle crepe della storia, puntoacapo,
Pier Carlo Ponzini, Alla ricerca della passione, Garzanti,
Alessandro Ramberti, In cerca e Al largo, Fara Editore
Rossella Renzi, Dare il nome alle cose, Minerva edizioni,
Alfredo Rienzi, Del qui e dell’altrove nella poesia italiana moderna e contemporanea, Edizioni dell’Orso,
Paolo Ruffilli, Natura morta, Nino Aragno editore,
Massimo Scrignòli, Regesto. 1979-2009, Book,
Evaristo Seghetta Andreoli, Paradigma di esse, Passigli Editori,
Virginia Woolf, Gita al faro, Garzanti.