MAURIZIO ZANON
NEBBIA
Tu che nascondi le cose
nascondimi quelle lontane
gli amari ricordi e le piaghe
del tempo deluso e sconfitto.
*
L’UOMO NARCISO
L’uomo narciso
si specchia sul lago
riposa la mente
s’immerge nel buio
decompone l’idea
la sete di potere;
ragione che non ragiona
genera i mostri della violenza
a noi che il cervello non ha paralizzato
non resta che osservare e acclamare
l’arte ricca dei poveri
che narra le imprese.
*
SPERANZE
Forse pure domani
nel mezzo del gorgo
ritroveremo quel fragile e lento
nostro andare di sempre.
*
ALLA PRIMA GIOVINEZZA
Eri chiara
di luce splendente
come una stella
e ora che non ti ho più
sei ancora più bella.
*
DOVE SI VA?
Dove si va?
Non si sa:
nel giro del nulla
oppure… chissà?!
*
IL SOGNO DEL POETA
Spentesi le luci
dorme la città di pietra
nella notte di nebbia:
lontano s’odono rumori
ma lasciano indisturbati.
Così il poeta
può continuare a sognare:
sogna il suo mondo oltre i confini
dove nulla è finito
e nebbia non c’è.
Maurizio Zanon, Tutto fu bello qui, Guido Miano Editore, 2020
Questa silloge contenente poesie di Maurizio Zanon ha le caratteristiche di un compendio lirico elaborato dalla Casa Editrice e dal critico letterario autore della prefazione, per offrire al lettore una scelta antologica basata sul criterio – ovviamente soggettivo – dell’unità tra estetica e contenuto, come già auspicava l’autorevolissimo Francesco De Sanctis nel secolo diciannovesimo: in soldoni, quelle che a noi sono parse le poesie più belle e significative del poeta, scritte durante tutta la sua esistenza. E, altresì, vi è stata l’opzione del criterio cronologico di pubblicazione delle composizioni, senza quindi suddivisioni tematiche, onde consentire eventualmente l’individuazione di un’evoluzione stilistica dell’autore (…). Maurizio Zanon è fondamentalmente un poeta dell’interiorità che, nella riflessione e nella meditazione, va alla ricerca continua del senso della vita. È un poeta che ama le dimensioni del silenzio, sia per un suo bisogno personale che per un’inclinazione naturale. In modo particolare è vivo in lui il sentire la precarietà dell’avventura umana e consegna le sue attese alle prospettive metafisiche ed escatologiche. Dunque egli intuisce acutamente l’effimero del tempo, al quale contrappone il sentimento dell’amore come sale della vita, poiché il panta rei ci consuma: la memoria di noi sarà cancellata, rimpiangeremo giovinezza e bellezza, lasceremo anche gli amori che ci fecero vivere. L’innamoramento verso l’amore è essenza costitutiva dell’esperienza umana, con una visione totalizzante dell’eros: vale la pena amare nonostante tutto. L’ispirazione del poeta è arricchita e trae energie da un profondo rapporto con la Natura: la terra è madre, la civiltà agreste culla delle sue radici familiari, i cicli stagionali sorgenti di quel mistero che ci accompagna ovunque. I particolari paesaggistici incantano, la poetica delle piccole cose commuove, il canto del mare cattura. Il tutto poetico di Zanon si avvale di un linguaggio dall’immediatezza espressiva e dall’efficacia comunicativa rilevanti, con scelte stilistiche legate alla tradizione classica italiana. I testi risultano essenzialmente a costruzione monostrofica, con la caratteristica della concisione e della sintesi. Forse un più accurato lavoro sulla parola, relativo ai termini appropriati e alle immagini più scolpite, avrebbe reso le sue liriche più coinvolgenti.
Tuttavia, nella presente prefazione, vorrei porre in evidenza il lato più empatico e sensibile di Maurizio Zanon, uomo e poeta, caratteristica preziosa nel panorama letterario odierno, così avulso da spessori morali e contenuti ontologici. E vorrei tentare di farlo commentando alcune poesie del libro che più s’avvicinano a questa sua qualità. Sono tali alcune liriche dedicate a persone con nomi e volti precisi o comunque identificabili, anche se non nominate espressamente: già ciò è segno di attenzione verso l’altro in un rapporto di condivisione di ideali o di sentimenti, o di coinvolgimento emotivo. Il poeta sente qui il bisogno di mettere la poesia al servizio dei valori fondamentali dell’esistenza umana. Ecco dunque nascere Poesia alla madre – tematica non certamente nuova, dall’antichità classica fino al nostro Ungaretti e oltre – ma che è emblematica di una relazione tra le più complesse, profonde e misteriose esistenti: quella tra figlio e madre. A differenza di molti altri cantori degli affetti familiari, Zanon scrive questa dedica di gratitudine con lei ancora in vita: non è quindi una poesia della memoria a carattere funebre, ma un ringraziamento per averla ancora accanto: “Per questi vent’anni che ci separano / sai che a guardarci per strada sembriamo fratelli?”. Non quindi una sottolineatura della sua età vetusta, ma il rilievo di un’immagine di eterna giovinezza […]
(Dalla prefazione di Enzo Concardi)
Maurizio Zanon è nato nel 1954 a Venezia dove attualmente vive. Laureato in Lettere Moderne, ha insegnato nella Formazione Professionale. Scoperto dal poeta Mario Stefani, la sua attività letteraria ha inizio a venticinque anni con la pubblicazione del libro Prime poesie (1979), cui sono seguite molte altre raccolte. Ha conosciuto vari poeti famosi: Diego Valeri, quando risiedeva a Venezia, Giovanni Giudici con Ignazio Buttitta e Andrea Zanzotto, presso lo Studio Museo “Augusto Murer” di Falcade, Luciano Luisi, alla presentazione di un suo libro a Mestre, Maria Luisa Spaziani, in occasione della sua partecipazione al “Premio Eugenio Montale” a Roma, Patrizia Valduga, negli anni dell’università a Venezia, Paolo Ruffilli ed il poeta vernacolare Attilio Carminati. Significativa è stata anche la lunga amicizia con il pittore Guido Baldessari (Venezia, 1938 – ivi, 2016), le cui opere hanno ispirato talune poesie di Maurizio Zanon; ad esempio L’uomo narciso (pubblicata nell’omonima raccolta del 1987) e Berlino blu (pubblicata nell’omonima raccolta del 1992, con illustrazioni di Guido Baldessari).