CARLO CARLOTTO
Maschere
“Amiche e amici della sposa!”
e tutti ancora belli eleganti
le facce perfette col trucco intatto
salgono i gradini della chiesa
e si mettono in posa.
Uno, due, tre, quattro scatti
per tramandare questo momento felice
di tutti quanti sereni e sorridenti,
di Roberto e Rosa
divorati dal dolore di
non riuscire ad avere figli,
di Mario che da ieri è in astinenza
per non voler fare la figura del drogato,
di Paolo che da sei mesi ha saputo
d’avere uno di quei tumori
che non ti danno scampo,
di Francesca che da ubriaca
è stata a letto con Mario
e ora teme di essere infetta,
di Piero che se non trova un lavoro,
anzi uno stipendio, dovrà lasciare la casa
alla banca che gliel’ha ipotecata.
“E adesso amiche e amici dello sposo!”
Dai che tra poche ore finalmente
ci potremo togliere la maschera.
*
Credo nella giustizia
Credo nella giustizia.
Quella basata sulla verità oggettiva
che guarda al cuore e non alle parole,
che si fonda sulla realtà e sulla sostanza
che arriva sempre, anche se va piano.
Credo nella giustizia
che però non può essere
quella del genere umano.
*
Prima elementare
Dedicata ad Alessandro P. (che nemmeno mi conosce)
E, mi raccomando,
domani pettinatevi bene
ché verrà il fotografo
a farci la foto di classe
(allo scatto non fate i cretini)
così che quando avrete
quarant’anni e due figli
non vi dobbiate vergognare
di come eravate da bambini.
*
Felicità
Faccio fatica
a immaginare
una felicità maggiore
di quella sprigionata
da un calzino spaiato
chiuso in un cassetto al buio
quando ritrova
(ed è un miracolo)
suo fratello
che credeva
per sempre smarrito.
*
Difficoltà della vita
La bici ti insegna
che puoi trovare
anche un po’ di discesa
in ogni salita.
*
Vecchiaia
Nevicano i giorni
come apparentemente innocui
fiocchi di neve.
Ti distrai un attimo
e ce n’è già un metro.
*
Il partigiano Beppe
Poi un giorno,
all’improvviso
come era venuto,
il male se ne andrà via
e sarò guarito.
Oppure no
e partirò io
ma sarà uguale perché
il conto sarà pareggiato
nel libro mastro della vita.
Del resto non si può
vincere ogni partita.
Carlo Carlotto, Mi raccomando: sii prudente, Lupi editore, 2020
Dalla prefazione di Carmelo Musumeci (*)
Perché molte persone scrivono poesie?
Probabilmente perché questo è il modo più semplice per esprimersi, dato che nelle poesie c’è la speranza, il dolore, i rimpianti, la nostra verità, le nostre lacrime, i nostri desideri, il nostro mondo, le nostre paure, i nostri disagi, i nostri problemi. Credo che tramite le poesie tentiamo di dimostrare, soprattutto a noi stessi, che siamo umani. Le poesie parlano di noi… di come siamo e di come vorremmo essere… D’altronde le persone hanno bisogno di amare, di imparare ad amare, amare per essere amati, e le poesie sono un formidabile strumento per pensare e per stimolarci tante domande, senza trovare risposte, perché le poesie non danno risposte. Spesso le poesie delle persone comuni sono tristi, infantili, malinconiche ma è pur vero che qualsiasi poesia nasce dagli influssi e dal condizionamento del mondo che ci circonda, comunque, come dice la poetessa polacca Wisława Szymborska (premio Nobel): “Preferisco il ridicolo di scrivere poesie al ridicolo di non scriverne”.
(*) Carmelo Musumeci è nato nel 1955 in Sicilia. Condannato all’ergastolo, è ora in liberazione condizionale presso una Casa Famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da Don Oreste Benzi.
Entrato in carcere nel 1991 con licenza elementare, oggi ha 3 Lauree.
Promuove da anni una campagna contro il fine pena mai, per l’abolizione dell’ergastolo.
Carlo Carlotto nasce a Ceva (CN) il 27 aprile 1964; abita a Mondovì (CN).
Ha lavorato per oltre trentacinque anni (di cui venti come direttore finanziario e due come amministratore delegato) in una società di telecomunicazioni di rilevanza nazionale.
Ora sta affrontando nuove sfide personali e professionali. Ha pubblicato numerose raccolte di poesie.