“L’uovo magico. Una fiaba alchemica”
di
Valeria Bianchi Mian – Valentina Marra
Illustrazioni di Valeria Bianchi Mian
Dalla prefazione di Riccardo Mondo
Gaston Bachelard afferma che l’immaginazione tenta un avvenire. È inizialmente un fattore di imprudenza che ci stacca da ogni certezza. Avremo il coraggio di fantasticare? Perché si ha così tanta difficoltà a dedicare spazio e tempo alla pratica immaginativa? Quale terribile potere porta con sé da essere così osteggiata dagli stessi psicologi, da coloro che dovrebbero essere cultori e protettori della Psiche? Non è quello che accade a Valeria Bianchi Mian e a Valentina Marra; accompagnati dalla loro sagacia e creatività potremo sfogliare le pagine di questa fiaba, con il candore di sorprenderci, visiteremo insieme a queste due brillanti curatrici d’anima il mondo del magico e del fiabesco. Ecco ciò che mi ha accompagnato nella lettura del loro lavoro. La gioia e insieme lo stupore di un altro universo che si dispiega e ci permette di procedere oltre, immaginando altre pagine da scrivere per il proseguo della storia. In questo senso la fiaba alchemica dell’Uovo Magico diviene per ognuno di noi un viaggio personale, unico, con le nostre tinte, i nostri suoni, e le originali forme dei protagonisti che si materializzano. [...]
Dall’introduzione di Valeria Bianchi Mian
C’è mistero nell’uovo, c’è magia. Che cosa contiene non lo so: posso solo immaginare che il tuorlo del quale desidero adesso gustare il sapore sia tema per una favola che racconta di quella gallina capace di creare l’oro. L’uovo è un elemento archetipico davvero speciale perché in sé culla il maschile e il femminile, l’astro solare e la Luna. Valentina Marra ed io abbiamo narrato dell’aurum non vulgi e dell’argento, abbiamo attraversato colori in un viaggio verso l’unione degli opposti. Nell’uovo sonnecchia il germe della vita ma lo stesso guscio contiene l’ipotesi della morte – per fare una frittata, dice il Joker all’acerrimo nemico Batman, occorre rompere le uova. È inevitabile? Rompere le uova nel paniere non è nelle nostre intenzioni, ma il rischio di ogni avventura è lo scacco, indubbiamente. Per questo motivo ci piace l’idea che ogni lettore possa dire la propria opinione, cucendola nella trama che abbiamo preparato, integrando un finale alternativo al nostro, immaginando nuovi orizzonti e nuove uova, o meglio: l’uovo del n-uovo. [...] La prima volta che ho incontrato il dipinto “La custode delle uova” di Leonora Carrington non avevo ancora letto Alejandro Jodorowsky e non conoscevo il legame di amicizia della pittrice, che è stata anche compagna di Ernst, con il genio poliedrico di origini cilene. È stata proprio la Carrington a iniziare Jodorowsky all’arte dei Tarocchi. La prima volta che lui la vide, la feconda artista votata al surrealismo sedeva sul trono, seminuda, pronunciando parole dal magico suono. Una sorta di enigmatica Papessa. L’uovo è un attore decisamente a suo agio tra le vesti della signora che abita la seconda carta. Il maestro mazziere per eccellenza ci ha raccontato il segreto della sacerdotessa che nasconde l’elemento in abbozzo, e così noi sappiamo ritrovarlo per esempio nel cinque di Coppe e in molti altri angoli del percorso delineato dalla storia viva del Tarot. Sulla via dell’uovo prima o poi, se saremo attenti e partecipi del processo, arriveremo al Mondo. Il surrealismo magico di Leonora, i colori accesi, le figure bizzarre che ho incontrato nei suoi dipinti mi hanno affascinato enormemente. Del suo legame intenso con Remedios Varo ho visto l’aspetto risanante, una cura amorevole per quelle ferite troppo a lungo rimaste aperte nella vita della Carrington. Abbiamo conversato spesso del simbolismo di opere affini, io e Valentina: lei, decisamente attratta dall’arte alchemica di Remedios, ha portato in luce un dipinto da associare a quella custode di uova che ho introdotto io stessa come carta. Ho chiamato Dora la mia favorita, mentre lei ha dato il nome di Tim al protagonista dalle orecchie bizzarre estrapolato dal quadro della Varo. Con i nostri due amici abbiamo cominciato a narrare, svelando pian piano altri scorci della produzione delle due bravissime artiste che amiamo, per poi distaccarci da quella radice man mano che ci addentravamo nella fiaba, lasciandoci guidare dai nostri benevolenti spiriti creativi, per approdare a… [...]
Dall’introduzione di Valentina Marra
La sera è il momento della giornata che amo di più. L’attesa dell’incontro dei due amanti che, silenziosamente, si raccolgono in un tenero abbraccio, una misticanza di colori, profumi e sensazioni. “Sempre insieme, eternamente divisi. Finché il sole sorgerà e tramonterà” diceva Philippe Gaston nel celebre film “Ladyhawke”. Mi ritrovo in un mondo lontano, una dimensione altra, il regno delle immagini. Henry Corbin dona voce al suo Mundus imaginalis, narrando di mondo intermedio tra il sensibile e l’intelligibile. In questa terra lontana, eppure così vicina, ho incontrato Lord Tim. Un cavaliere dalle orecchie di maiale, in viaggio verso terre lontane. Nel suo itinerario, Lord Tim percorrerà estensioni e profondi abissi psichici e fisici; come Odisseo, incontrerà personaggi mostruosi e seducenti che lo condurranno alla scoperta dell’Uovo Magico. La magia, dal greco μαγεία è una forma di sapere e conoscenza pratica, dove l’azione diviene fondamento essenziale nel percorso di cambiamento. Il processo trasformativo coinvolgerà anche Dora, compagna di viaggio e sua amica. La trasformazione prevede sempre una dimensione a tre: un Io, un Altro e una Relazione. La trama prende forma dall’incontro immaginale con due grandi artiste, Remedios Varo, pittrice surrealista e attivista ispanomessicana e la sua amica, Leonora Carrington, pittrice britannica. Le loro opere alchemiche hanno contribuito a cucire il tessuto dei nostri personaggi. Insieme a Valeria Bianchi Mian e alla sua giovane gigantessa, abbiamo intrapreso questo avventuroso viaggio attraverso mondi invisibili. Il primo incontro con Lord Tim è stato un amore a prima vista. Le grandi orecchie di maiale, che tanto il nostro eroe tenta di nascondere, lo ricondurranno alla propria animalità. Foucault ricorda come l’animale, per lungo tempo, ha rappresentato il pericolo di una follia che abolisce la natura umana, riportandolo alla propria istintualità, alla bassezza della terra. Come ricorda Hillman, il maiale con la sua grossolanità spinge verso il basso: “nel mistero della materialità della vita, nel mondo tenebroso di Plutone/Ecate, situati sotto la terra di Demetra, un mondo che richiede occhio scuro capace di vedere”. Se è vero che chi cerca trova, in sella ad Abaste e ai nostri sogni, il mistero dell’uovo sarà s-velato. [...]
Da L’Uovo magico. Una fiaba alchemica (Edizioni Simple 2021)
“[...] La gigantessa camminava a grandi falcate tra mare e bosco; era grande come una montagna e si ergeva adesso in mezzo al prato. I suoi capelli di spighe dorate brillavano al calar della sera, la testa come una palla enorme stagliata contro il cielo lucido che sempre, dopo la pioggia, somiglia al pavimento pulito di fresco da una massaia solerte. La donna imponente poteva benissimo essere una visione, perché immagini dai confini trasfigurati erano di certo allucinazioni normali per gente che aveva in corpo più alcol che sangue. Il fatto che poi, a ben guardare, questa sproporzionata creatura piovesse lacrime in lungo e in largo non sembrava essere altro che una conferma del temporale appena trascorso, un residuo di nube desiderosa di tirare tardi. Dora si fermò con le spalle al porto, il fiato corto, spezzato dai singhiozzi. A grandi falcate aveva percorso i quattro angoli della terra, da Nord a Sud, da Est a Ovest, incalzata dalle forze dell’oscurità, sempre attenta nel proteggere il sacro oggetto tra le pieghe della sua ampia veste o nell’incavo delle mani. [...]“
“Nessuno conosce le origini di Lord Tim. Alcuni sostengono arrivi dai mari del Nord, altri raccontano di averlo incontrato, infante, nelle antiche terre della Valacchia, un po’ più a Est del Danubio. I suoi occhi di terra bruciata facevano respirare viaggi e storie di cavalieri e di draghi; era facile perdersi nella loro profondità, ma l’animo del giovane era pallido e triste, un velo opaco gli incartava il cuore, tanto da renderlo indifferente a ogni cosa del mondo o, almeno, questo lui stesso lasciava intendere. Era solito indossare un cimiero chiomato che scivolava sui capelli di tronchi nodosi; nascoste dalla folta chioma, sporgevano grandi orecchie di maiale. Si narra che il Lord fu vittima di un sortilegio per opera della maga Varót, Signora della Terra del Fuoco. Sconosciuto è il motivo di tanta scelleratezza, ma negli occhi di Tim è ancora possibile leggere la malinconia che tal evento ha suscitato, tanto da trasformarne il cuore in dura pietra. [...]“
Valeria Bianchi Mian è psicologa, psicoterapeuta individuale e di gruppo, psicodrammatista di orientamento junghiano. Ha ideato il marchio Tarotdramma (www.tarotdramma.com) per raccogliere le sue numerose attività di Formazione che prevedono l’utilizzo di immagini artistiche e Tarocchi. Conduce corsi di scrittura curativa e terapia poetica, in parte all’interno di Medicamenta – lingua di donna e altre scritture, un progetto psico-educativo al femminile. Si occupa di supervisione d’équipe, conduce laboratori di tecniche espressive multimediali con bambini, giovani e adulti, è formatrice presso Istituto Raffaello Consulting e Psicologia.io. Cura la rubrica Contemporanea/Mente e, con Valentina Marra, la rubrica dedicata alle Fiabe e ai Miti su Psiconline.it, nonché La Casa dei Tarocchi sulla rivista letteraria Oubliette Magazine. I suoi blog: [PA] Poesie Aeree, micro giornale di versi e Favolesvelte. Tra i suoi libri, saggi di psicologia, racconti e un romanzo noir (Non è colpa mia). Ha scritto e illustrato Favolesvelte (Golem Edizioni) e con Miraggi Vit[amor]te. Poesie per arcani maggiori (44 poesie e 22 carte). Con Silvia Rosa ha curato (e illustrato) l’antologia poetica Maternità marina (Terra d’ulivi Edizioni). Ha scritto articoli e partecipato a saggi di Psicologia: Utero in Anima (Lithos Edizioni), Amori 4.0 e Verità e segreti del Covid-19 (Alper Edizioni).
Valentina Marra è laureata in Psicologia Clinica presso l’Università di Urbino con una tesi sperimentale sui cambiamenti fenotipici della cellula cancerogena in correlazione alla talking cure. È specializzanda presso l’Istituto di Psicoterapia ad indirizzo Analitico Atanor con sede in Scoppito (AQ). Master in Psicodiagnostica Rorschach Clinico e Forense secondo il metodo Scuola Romana Rorschach, aggiornato ed integrato dall’Istituto Rorschach Forense (2012-2013). Esperta in Programmazione Neurolinguistica (PNL) metodo di comunicazione, life-coaching, self -help. Lavoro in équipe multidisciplinari. Formazione presso scuola di Naturopatia Scientifica UNI-PSI, Fondamenti di medicina scientifica e orientale, Medicina Tradizionale Cinese. Lavora come psicologa libera professionista presso studi privati a Jesi (AN) e Montegiorgio (FM) e collabora con diversi centri specializzati di Neuropsicologia Clinica del territorio marchigiano.
(A cura di Silvia Rosa)