EVA MAIO
“Se non ci fosse” è nata dicendo. Tra me e me. Poi è stata scritta.
E’ nata dal pensare, ma anche dal lasciarsi prendere dentro il gioco delle associazioni e delle assonanze.
Chiunque può continuare questa sorta di litanìa.
Se non ci fosse il rosmarino
la pietà per le foglie cadute
se non ci fossero i cori le nuvole
l’incedere incalzante di un ritmo
se non ci fosse affetto
semplice potente
se non ci fosse questo baciarsi
delle cose da vicino da lontano
se non ci fossero fili
in cui stendere connessioni
se non ci fosse lo scavo
verso le radici
se non ci fosse la notte
gentile di stelle e ombre
se non ci fossero i risvegli
cordiali col mondo
se non ci fosse questo mettersi in cammino
pulito scalzo
se non ci fossero i fiordalisi
il pane sfornato le mani al lavoro
i volti i volti i volti
se non ci fosse il piangere il gioire
se non ci fossero gli occhi altrui
in cui posarsi un poco
se non ci fosse il succo d’arancia
le sue vitamine il succo delle cose
da cercare a fondo
se non ci fossero i colori decisi
quelli sfumati e il nero
e il bianco che li prende tutti
se non ci fossero i salti
dei bambini dei circensi dei grilli
se non ci fossero le madri
morte e sempre vive
se non ci fossero luoghi buoni
d’incontro
se non ci fossero le onde
i fari le stanze le scritture
il fare adesso l’anticipare il poi
se non ci fossero le reti i fili sottili
da rintracciare attente
al sopra al sotto al divergente
se non ci fossero carezze
per i dolori inconsolabili
ispirazioni per incipit brucianti
se non ci fossero storie
da traversare in tacito sentire
se non ci fossero silenzi lievi
se non ci fossero bussole nel sangue
per i cammini di riscatto
da iniquità sottili o grevi
se non ci fosse il paziente
chiamarsi e richiamarsi
fratelli sorelle
se non ci fossero colline vigne
pagine arate da luci e segni
se non ci fossero boschi le cinciallegre
le mulattiere il miele
se non ci fossero gli occhi miti
di un asino che sale sale
se non ci fossero i pennelli
chi li usa chi colora con l’acqua
con il corpo col sangue coi resti di cibo
se non ci fosse il brulicare
di insetti di pensieri
se non ci fosse il fuoco
se non ci fossero le nebbie
per imparare a intravedere
se non ci fosse la rugiada
sull’erba di primo mattino
se non ci fosse chi sa ascoltare
il silenzio
se non ci fosse il mistero
che ogni vita si va trasformando
se non ci fossero brecce
in ogni forma di vita
perché gli aliti di luce possano
passare
se non ci fosse la voce
e questa biro la carta
le pagine vuote in preghiera
se non ci fosse vento a spirare
dai punti cardinali
ai polpastrelli delle nostre dita
se non ci fossero arpe violini
i clavicembali per le alte
e basse maree del cuore
se non ci fosse l’alfabeto
del bene del bene e basta
non a fin di bene
se non ci fosse uno sguardo
di cura su tutto e mani di cura
e mappe di benevolenza
e lieta attenzione
incardinate
nella nostra carne
in noi
noi cosa saremmo?
(Foto di Margutte)