PAUL SCOTT DERRICK
Ian Sharp (nato nel 1954 a Louth, Lincolnshire) è un talento nascosto. Eccetto una manciata di mostre minori nella citta di Valencia, dove ha vissuto dal 1984 al 1996, e alcune altre nella città sul mare di Sant Feliu de Guíxols, dove vive dal 1996, il suo considerevole e ammirevole corpo di opere no
Ci sono molte ragioni per le quali la sua opera è rimasta quasi completamente sconosciuta. È un autore indipendente in modo resoluto e ha sempre seguito la sua luce interna, unan è stato esposto al pubblico. È ora che questa situazione cambi. qualità rara in questi tempi infatuati di moda e fama. Inoltre, essendo fedele a se stesso, ha coerentemente evitato di mimare qualsiasi atteggiamento di tendenza. Quindi non troverete trucchi dozzinali sulle sue tele, solo un serio impegno a soddisfare i bisogni personali. Di conseguenza, come Emily Dickinson nel XIX secolo, non ha mai perseguito un riconoscimento pubblico, condividendo le sue opere quasi esclusivamente con la sua ristretta cerchia di amici e conoscenti.
Se è vero che non ha una sua “cifra”, c’è una costante nelle sue opere: rifugge la pittura non oggettiva e dipinge solo ciò che vede, il mondo nel quale si trova immerso. Questo, tuttavia, non conduce al Realismo. Ian conosce dettagliatamente la storia dell’arte occidentale. Tra i suoi predecessori più amati ci sono Claude Monet, Paul Cézanne, Oscar Kokoschka e Jackson Pollock. Capisce quali siano state le trasformazioni del Realismo del XIX secolo e quindi, ed è importante sottolinearlo, dipinge anche cosa sente a proposito di cosa vede.
In ognuno dei dipinti di Ian sai sempre a cosa stai guardando, il cosiddetto mondo “oggettivo” è sempre presente, ma è modificato dalla percezione fortemente individuale dell’artista che, a sua volta, è influenzata o venata sia dal suo intelletto che dalla sua sensibilità, intelletto e sensibilità in delicato equilibrio. E allora ti accorgi che i dipinti, insieme ai disegni degli ultimi anni, si trasformano in una vasta gamma di stili suggestivi: Impressionismo (che echeggia Monet), Post-Impressionismo (Cézanne),
Espressionismo (Kokoschka e Van Gogh), Cubismo (Braque), Espressionismo astratto (Pollock), e molto altro.
È ironico che questa mutabilità stilistica (o meglio, dinamismo) possa essere considerata una caratteristica Postmoderna, ironico perché Ian rifugge da tutte le etichette sistematiche, ed essere un artista postmoderno è senza dubbio la cosa più lontana dalle sue intenzioni. Così come Richard Berengarten (la forza che ha lanciato il Progetto Albero) padroneggia una vasta gamma di stili poetici, allo stesso modo Ian è capace di dipingere e disegnare in numerosi stili visuali, ed è troppo onesto con se stesso per rinchiudersi in uno solo.
Anche i suoi soggetti sono vari; possiamo dire che gli alberi, con la loro infinita diversità di forme e tonalità di colore, i loro movimenti e flussi stagionali, lo affascinano più di altri soggetti. Ma più di ogni altra cosa è attirato dalla costa mediterranea – Sant Feliu de Guíxols è sulla Costa Brava – con le sue acque tranquille e battute dal vento, una luce intensa, colori vibranti e forme ed ombre nitidamente delineate. Questi dipinti catturano l’arrivo improvviso del sole su mare e sabbia e come gli occhi ne vengano confusi, mentre le impurità si dissolvono. E poi, forti sulle linee orizzontali di costa, mare e cielo, ecco le verticali dei pini mediterranei, che aggiungono struttura, e un ritmo e una grazia inaspettati che giocano tra superficie e profondità.
Gli interni domestici sono un altro dei temi ricorrenti, inclusa una serie di intriganti opere con tecniche miste nelle quali gesso, carboncino, pastelli e ritagli geometrici di cartoncino si fondono per dare l’illusione di una superficie dipinta. Ha persino affrontato, a mio avviso con successo, una delle sfide maggiori per un pittore che si definisce tale: l’oscurità, la rappresentazione della notte. I suoi dipinti di interni bui con una porta appena socchiusa e la luce che filtra da fuori sono carichi di mistero inesplicabile. Per non parlare di un buon numero di scene serali all’esterno, con le deboli luci di lampioni o finestre sparse qua e là, che rivelano appena un mondo che attende tranquillo sotto un sudario di oscurità.
Ian Sharp possiede tutte le qualità di un artista visivo che si distingue: intelletto incisivo e ampia curiosità intellettuale, amore e rispetto verso il mondo e come si presenta, padronanza delle tecniche pittoriche, un raffinato senso del colore e della composizione, e una delicata sensibilità ad esplorare. Forse l’unica cosa che manca è una smodata ambizione, un desiderio di riconoscimento e popolarità, ma questa mancanza, a mio avviso, è un punto a favore. Questo è un artista che lavora sotto una luce diversa da quella dei riflettori mondani. Una luce mediterranea che inonda i suoi dipinti e ci offre la bellezza essenziale delle cose: alberi, paesaggi marini, interni domestici, trasformati nella bellezza umanizzata dell’arte.
(L’articolo in inglese si trova qui. La traduzione è di Silvia Pio)