Dalla prefazione di Giusi Drago
Nelle Narrazioni di Rotino, che sono in realtà metanarrazioni, si mescolano favole moderne e antiche, paure antiche e moderne, su un fondo inesorabilmente nero. Domina infatti in queste poesie una oscurità del dire che nasce dalla consapevolezza di quanto la lingua sia invischiata nella “melassa del nero” e da esso sporcata: “ogni parola è cosa ogni cosa è detta nell’ombra sta aspetta e appena la maledetta cade fuori dalla nostra bocca imperfetta ci culla afferra il nostro peso”. Nei versi lunghi, extra-large, che producono un effetto ansiogeno sia per l’assenza di punteggiatura sia perché sembrano non finire mai, tanto sono eccedenti rispetto al fiato, si formano “pozze di saliva nera” e nel cerchio di stagnazione di queste pozze le parole affondano insieme al loro senso, dato che intrattengono rapporti ambigui con la realtà e non hanno dove ancorarsi. Più precisamente, e con una rima che è quasi un bisticcio, la dialettica è fra il “vero” e il “nero”. [...]
da Narrazioni (Seri Editore 2021)
ogni cosa
ogni cosa è già stata scritta quindi
ogni cosa è
ma non vuol dire nulla perché ogni parola è cosa ogni cosa è detta nell’ombra sta aspetta e appena la maledetta cade fuori
dalla nostra bocca imperfetta ci culla afferra il nostro peso lo afferma cancellandone le forme dice che è vero il vero anche se no anche se tutto si vede non è ha colore
del nero abisso addosso ci resta veste i nostri nessi di quel vero coraggio per quanto nero sia sincero nel moto della menzogna appare
sempre lo ripete sempre ci svuota sia o meno il nostro volere ci crea vita attorno la smonta la ricompone afferma quanto sia vera pur calata
dentro il nero colore gli aggiunge valore ogni tanto ci rende leggeri dentro il nero affondati coscienti del vero incoscienti
*
da stanza luminosa a stanza luminosa il sole onnipresente lo insegue attorno gli veste la prigione meravigliosa della realtà che lui
non sa da cosa abbia avuto origine ma c’è ovunque esiste lo brucia lo acceca qualunque atto compia e se un attimo si fermasse per un attimo
si arrendesse alla sua ferocia naturale potrebbe forse riconoscerne la ragione quanto in essa ha valore la stanchezza il dolore di scegliere parole
già dette altrove da altri dette senza successo alcuno
*
quello che c’è di luce quando c’è luce anche solo un barbaglio irrompe quello
esattamente quello compie quanto deve compiere accende ma non quando
c’è e irrompe che poi esattamente a dirla tutta non è quanto compie
ma quando quella irrompe e c’è facendosi vera luce irrompe quando è luce non è esattamente quello il quanto è
poi che non c’è modo di vederlo di sentirlo annusarlo nel suo far precipitare la luce dentro i nostri occhi non c’è
e quando esattamente irrompe in forma di luce esatta ed è quello il quanto
non quando esattamente quello c’è e poi non è ma c’è e irrompe ed è
sì quello quello si apre a uno squarcio di luce quello una lama si apre
strada strappa dolore a tagli a morsi quindi esiste oltre la sua sfera di luce quello
ed è assolutamente così che quando è esattamente irrompe in quanto luce
crea lo sfacelo gli offre sempre voce brucia poi riedifica
*
duplicato
diventano ora queste ora quelle cose e continuativamente entrambe loro come
entrambi loro i termini colore formula sapore passati per la casa ritenuti buoni dalle stanze
al tema esterno per poi tornare chiuse le finestre il rumore ributtato
fuori dal privato a implodere fra le pareti senza fiato cosa volete da noi gridano lasciateci
urlano stare ripetono lasciateci stare perché
il termine si fa prossimo per solo questo vorremmo ridere di nulla
vorremmo vivere altrettanti anni come altrettanto vorremmo
da qui solo qui
andare a chiudere
fiorire
Sergio Rotino vive e lavora a Bologna, dividendosi fra editoria, radiofonia, docenza in corsi (di scrittura e di formazione) e organizzazione di eventi culturali. Negli anni ha curato varie antologie di narrativa e di poesia. Nel 2009 pubblica il romanzo Un modo per uscirne (Abramo editore), nel 2011 Loro (Dot.com press), prima silloge poetica, cui segue Altra cosa da inventare (Isola 2013) e Cantu maru (Edizioni Kurumuny 2017). Dal 2010 organizza a Bologna la rassegna “Paesaggi di poesia”. Nel 2016 e nel 2017 ha organizzato “Riassunto di ottobre”, giornata di reading sulle scritture di ricerca. Ha vinto la XXII edizione di “Poesia di strada” – Licenze poetiche, Macerata. Giornalista senza tesserino per sua scelta, ha collaborato con le pagine culturali di varie testate, fra cui i quotidiani “Il domani di Bologna”, “L’informazione”, “Corriere del Mezzogiorno-Corsera”, “Liberazione” e il mensile “Stilos”. Ha prestato la sua voce alla redazione culturale di Radio città del capo, emittente bolognese (Popolare network) con cui collaborava dalla fondazione. Per l’emittente ha inoltre creato “Il ragazzo dai capelli verdi”, programma di letteratura per ragazzi.
(A cura di Silvia Rosa)