GIUSEPPE BERTÒN
Il TEMPO
Questa sera, l’ultima sera dell’anno,
ho messo la legna
nella stufa di montagna,
e miracolosamente la casa si è scaldata,
ed è l’ultima sera dell’anno,
ed il tempo passa, e qualche volta vola.
E pensavo come pensiamo il tempo,
che i fisici misurano, i poeti soffrono,
i religiosi credono infinito.
Io penso che il tempo è un’illusione,
è solo un’illusione in questa vita sconosciuta.
E vale meno di un bacio.
*
LE STRADE
La mia anima camminava per le strade della vita.
Camminava per le piccole strade della vita.
La mia anima piangeva nelle
piccole strade della vita.
Ti ha detto ciao.
Ti ha baciata gli occhi.
Tu hai sorriso.
*
VINCENT
Mille istanti, mille anni,
non ricordo, a guardarle,
mentre tormentano belle di luce,
la notte, e me.
Mentre la testa impazzisce,
più dentro, più in fondo,
dove può solo impazzire.
Lì, ho visto i tuoi occhi,
ho visto la tua anima,
e l’ho sentita,
e si muoveva ed il mondo
non poteva placarla.
Ho sentito i colori delle stelle
le stelle della vita
le stelle del mondo le stelle della follia
le stelle dell’anima
*
LA NOTTE
Nella notte, profonda d’oriente,
nel respiro della notte,
tra gli alberi d’oriente, Dioniso sogna.
Poi si accende,
sulla terra della Grecia,
sul mare dolce della Grecia.
Il suo carro è coperto di fiori e ghirlande,
l’anima più selvaggia della Natura si è liberata,
la gioia della passione strappa al petto parole angosciate.
Apollo, bellezza di forme,
parla parole soavi,
abbellisce la terra della Grecia
e gli occhi del mondo.
Apollo sente il vento della musica.
e vola, sul canto di Dioniso, per le vie della Grecia.
E senza volerlo, tocca le nostre mani.
Nella nostra anima, senza volerlo,
l’eterna sofferenza, è diventa, la nostra sofferenza.
È diventata tragedia,
che giustifica la vita,
che giustifica i tuoi baci.
Giuseppe Bertòn, Il treno e il pioppo, Guido Miano Editore 2021. Prefazione di Enzo Concardi. Traduzione in inglese di Luisa Randon.
Dalla prefazione di Enzo Concardi:
Il treno e il pioppo di Giuseppe Bertòn - già a partire dal titolo – è un originale libro di poesie, tradotto in inglese da Luisa Randon che, in quanto ad originalità, non sembra essere da meno; infatti nel suo profilo artistico leggiamo: «Il suo giardino è la ‘stanza tutta per sé’ di Virginia Woolf, un luogo dove sentirsi libera, creativa, circondata da emozioni, profumi e colori che hanno caratterizzato le varie fasi della sua vita». E l’autore, oltre a scrivere poesie, lavora come medico cardiologo e ricercatore, ma non solo: corre maratone, in montagna, in bicicletta e scia. È ammiratore del complesso musicale rock inglese ‘Van der Graaf Generator’, e vedremo come tale passione gli abbia ispirato poesia. Gli elementi tipici continuano con le due citazioni in apertura sul mondo dei treni e delle ferrovie, scelte ad hoc: «Le stazioni sono una mia vecchia passione. Potrei passarci giornate intere, seduto in un angolo, a guardare quel che succede. Quale altro posto, meglio di una stazione, riflette lo spirito di un paese, lo stato d’animo della gente, i suoi problemi», sguardo sul mondo di Tiziano Terzani. «E poi, il treno, nel viaggiare, sempre ci fa sognare», visione romantica di Antonio Machado.
E c’è una spiegazione precisa, autobiografica, anche per la titolazione, della quale preferisco parlare quando s’arriverà, nell’analisi dei testi, appunto alla lirica Il treno e il pioppo, un accostamento di due elementi in apparenza strano, ma significativo e persino logico nei vissuti del poeta relativi all’età infantile. Strutturalmente la raccolta è stata suddivisa dall’autore in sei brevi sezioni: L’ultima sera dell’anno (I); Marocco (II); Mille anni (III); Una volta ho scritto una poesia (IV); Alla luna (V); Senza fine (VI). In generale ci troviamo di fronte ad un autore che esprime una visione universalistica, cosmopolita, legata a valori umanitari e solidali del mondo, dell’uomo, della società. Culturalmente conserva i contributi del classicismo e nel contempo si proietta verso le novità artistiche provenienti in particolare dal mondo anglosassone: come evidenziato nella nota biografica il ‘sound’ del libro è forse in qualche modo poetico-rock.
[…] Ma, allora, perché Il treno e il pioppo? Ce lo spiega lo stesso autore nella nota alla lirica: colpito fin da bambino dal mondo mitico dei treni – dall’anima inquieta, in continuo movimento – lo ha poi da adulto confrontato al modo di esistere del pioppo, al contrario dall’anima saggia, legata alla terra. E la poesia riflette «… solo lo sguardo di un bambino, che giocava, e guardava, con meraviglia, senza capire». Il caso ha poi voluto che l’incontro d’amore con Stefania – compagna di vita a cui è dedicato il libro – sia avvenuto in treno, come si evince dalla lirica In un sospiro. Bertòn ci narra tutto con uno stile poetico libero, dove tuttavia si trova una prevalenza di strofe con quartine, terzine e distici e un utilizzo insistito di anafore, che conferiscono alla metrica ritmi e scansioni incalzanti, trasmettendo alla poesia assonanze che possono echeggiare quelle di un ‘progressive rock’.
Giuseppe Bertòn è nato l’11 marzo 1957 a Zurigo e vive a Conegliano (TV) con Stefania; lavora come dottore in cardiologia e come ricercatore. Principalmente si perde in pensieri persi. Altre volte corre maratone di piedi (incluse alcune delle più belle del mondo), trials montani o fa bici, o scia. Lui pensa, che scrivere poesia è vicino al modo della pittura, stesso modo di mettere giù nella carta/tela i movimenti dell’anima e le emozioni ed i colori. Non serve un dizionario per comprendere i versi. Basta il cuore per comprendere la lingua del poeta. Questo libro contiene una lunga poesia dedicata alla Luna. È venuta così, solo per averla guardata fitta in una sera bella, con l’anima vagamente tormentata. L’autore spera che Giacomo Leopardi, quando la leggerà, sia benevolo nel giudizio. Il “sound” di questo libro è forse in qualche modo poetico-rock. La parte IV, che comprende tre poesie, è ispirata ed interamente dedicata alla musica dei Van Der Graaf Generator. E forse potrebbe essere descritta come progressive-rock poetico.