MARIAPIA L. CRISAFULLI
L’Alter
Ti lascio i miei volti
rubati in stazione
Tutto l’umano che conosco
e possiedo
sta lì
Se impari ad amarmi
è perché ami loro
Se imparo ad amarti
è perché ho amato in loro
la trascuratezza
che il mondo riserva
nel rincorrere
i treni
in quelle mattine
uguali alle sere
[buie e fiacche
Hai mai visto qualcuno dormire
su un treno? – Sì che l’hai visto –
Ma il chiacchiericcio dei suoi pensieri,
il peso dei sogni interrotti
(dalle sveglie, nelle fermate…)?
Questo ho scoperto nei volti
dispersi e ammassati
tra le banchine e i sottopassi
in cui usuro le cicche
E questo ti lascio
mentre ti stringo
se ti sento annegare
mentre mi stringi
e mi scopri sfiorire
nella corsa dei giorni
***
Testimoni
Questo male di vivere
lo conosci anche tu:
gli dai un altro nome
ma è lo stesso del mio
C’è la vita là fuori di tanti anni fa
Noi la vediamo sorridere ancora
[noi che non la viviamo
e imparammo a bramarla
Tutti ci dissero che non era la nostra
Tutti ci dissero che era la loro
Ma loro tu pensi la vissero mai?
***
Accade per le strade
il codazzo delle folgori
Nebbia infuocata
La notte dei cristalli
di automobili
Laggiù la guerra
Noi ci cerchiamo tra i detriti
della gente come noi
Non ci vediamo più
Non ci vedemmo mai
probabilmente
***
Resistenza
Sto imparando a vegliare
sulle cose
come nonna vegliava
sulla polvere
Ciò che non cambia
alla fine ci ha cambiati
***
Constatazioni
Potrei cantare le visioni dei vivi
i presagi che i morti sussurrano loro
aprendogli il varco dall’altra parte
Ma la mia mano è ferma
e il mio sguardo veglia sulle cose
che tocco e respiro
I morti mi vivono dentro e mai accanto:
viviamo qui insieme
[nessuno muore ancora
Là fuori c’è solo la vita
Mariapia L. Crisafulli, La vita là fuori, Macabor, 2021
La poesia della Crisafulli muove da quello smarrimento d’identità già denunciato da Pier Paolo Pasolini che troverà un suo coerente sviluppo all’interno della silloge, dove si muove una folla di persone anonime, di clochard e derelitti, sui cui volti l’autrice scorge “tutto l’umano che conosco”, cioè quell’ integrità etica ed innocenza vitale, se non anche “storica”, che li distinguono dai potenti del mondo, fabbricanti impudichi di storie di guerre, di terrore e di morte. [...] Così empatico è nella scrittrice tale sentimento di compartecipazione che non credo di arrischiare troppo nel definire quella della Crisafulli una silloge d’amore, quale sentimento implicitante svariate sfumature, a partire da quello del rapporto a due, passionale fino allo sfinimento degli ego individuali, per poi irraggiarsi verso tutti gli altri, siano essi vivi o morti, verso gli oggetti, i luoghi, la poesia.
(Dalla Prefazione di Franca Alaimo)
Mariapia L. Crisafulli (Messina, 1996) vive a Santa Teresa di Riva, nel messinese.
Ha pubblicato tre raccolte di poesie: Un’altra notte d’emozioni (Kimerik, 2012), Come un’Odissea. Appunti di viaggio (Macabor, 2019), opera, ancora inedita, seconda classificata al «Premio Casinò di Sanremo A. Semeria» 2018, La vita là fuori (Macabor, 2021). E un libro di racconti: Odòs. Storie di Strade (Cavinato, 2017).
Si occupa di critica letteraria collaborando a diverse iniziative editoriali, tra cui Sud. I poeti, opera in volume. Suoi testi e contributi sono stati ospitati, tra gli altri, su «Repubblica», «Libreriamo», «Critica impura», «InStoria», «Il sarto di Ulm»; nelle antologie Il segreto delle fragole (Lietocolle), Bellezza senza vanità. Poesie d’amore per gli animali e Secolo Donna 2018 – Almanacco di poesia italiana (Macabor).