Il riciclo secondo lo spazzino e altri inediti

Milius, The Parade of Lust

Milius, The Parade of Lust

CANIO MANCUSO
Il disegno stilizzato

Non lo sospettavamo noi che
disegnavamo uomini di stanghe
la testa un cerchio, gli occhi due
punti, la bocca una u un po’ più larga.
Lui gonfiava la stanga del tronco
inseriva un cuore di precisione
aggiungeva alle mani le unghie
i solchi invisibili dei polpastrelli.
Disegnava davvero o ci provava.
Noi altri gli alunni senza talento
lo invidiavamo, il terzultimo della
classe che con la matita scavava
la fossa alla nostra insipienza:
non era affetto come noi dalla
sindrome del disegno stilizzato.
Lo invidiavamo senza ragione.
Non sapevamo che la sua libertà
era chiusa in quell’ora di disegni
forzati – la fantasia una forma
dell’obbedienza, lo sprofondo in
una miniera davanti ai rimproveri
del maestro. A casa il piccolo artista
che artista non sarebbe stato mai,
preso nella rete dell’incertezza
perché non sapeva a cosa obbedire
per disegnare un uomo
tracciava linee e cerchi come noi.

***

Paesaggio con casa

Il paese dagli tu un nome
il paese l’isola dove non
sai guardare una coppia di
cigni naturalmente monogami
gli altri animali anche loro pigri
intorno alla fine del giorno in
agguato e più in là la montagna.
È la tua casa solo ora che nessuno
diteggia il tuo nome sul citofono
chi non ti chiama lì dove ti aspetta
nessun abitante nessuno scrittore
anzi uno solo che ha saputo
morire per tempo, sua sola
fortuna postuma indenne
il ricordo di quelli che non
lo conoscono, la memoria un
privilegio che non lo può offendere.

***

Ancora un paragrafo sui gatti

La rivoluzione nell’anima dei gatti
interessati al tuo punto di vista
nel loro modo silenzioso ovviamente -
però accade che un gatto
dopo due giri nella lavatrice
abbia un lampo socievole nell’iride
un orecchio in ascolto del tuo pianto
una vibrissa molle, almeno una,
che ti cerca parole come il naso
del servo le parole del padrone -
i gatti che appallottolano l’anima
e la regalano senza pentimenti
al primo confessore di passaggio
- nessuna posa da bottega del mistero -
e i segreti li mettono da parte
per le conferenze dei poeti,
solo per loro soffiano endecasillabi
solo per loro inarcano la schiena
come i gattacci di Pasolini.

***

Il riciclo secondo lo spazzino

I testi sono chiari:
nello stesso inventario
l’anima e il congegno
l’organismo e il meccanismo
che si arresta le labbra
e il boccaglio il mantice
e il soffio tra i denti -
gli oggetti in disuso
allineati in un addio allegro.
Sei tu che parti, loro si allontanano
dalla tua ombra che unisce le sagome:
confondi il sangue con l’olio
dell’ingranaggio il cuore fermo
sui minuti con l’orologio
l’odore delle calze e i piedi che le svuotano -
vizi di forma smessi con i vestiti
le inadempienze scordate nella ressa
degli strumenti alla fine del gioco
allineati per salutare un altro
con la stessa sciatteria delle persone
e con l’aria smarrita delle cose.

***

Sintesi

C’è più pensiero negli spasimi di
un tordo accoppato da un sasso
più filosofia nei sogni bagnati
di una vedova, più verità in una
partita doppia, più allusioni
in uno scontrino dimenticato
di tutte le proteste senza sangue
che scrivo per invidia dei miei morti
quando mi dici smetti di morire
per gioco: se anche non vuoi
lasciare segni abbracciami, nel
mio vuoto c’è posto, non so nel tuo.

***

Isola Madre

e le assenze e gli atti mancati
e i borborigmi del disamore…
sono guaiti di idee contraffatte
che ripeti da quando sei sveglio:
non parli mai dei pavoni bianchi,
la filigrana delle palpebre che
infiammano l’ovatta della ruota
esibita davanti ai turisti – “sono
uccelli meccanici”, insisti, “vecchi
impiegati della Provincia”, indichi
il logo stampigliato sulle piume -
non ti commuove la gratuità del
gesto di inchiodare alla terra un
albero assassinato dall’uragano:
è vivo, morirà anche lui ma vedi
ha fede, respira nell’umido con le
radici, sembra un Cristo di Cranach
piegato sulla croce e invece tu
ti ostini a parlare del poco che sai
come un battito chiuso nel vetro
e mi chiedi di guidarti la mano
se provi a descrivere una bottiglia
gli uncini della scolopendra -
non ne hai mai vista una
e non puoi accarezzarla